Crediti della NOGRAVITY DANCE COMPANY
Una creazione di EMILIANO PELLISARI
Danzatori: Marianna Porceddu, Antonella Perrazzo, Lucia Orru, Eva Campanaro, Mirko Simeone, Rocco Ascia
Coreografie: Emiliano Pellisari e Marianna Porceddu
Musiche: Bach, Rossini, Sybelius, Stravinskj, Meredith Monk, Steve Reich
Rielaborazione/mix: Emiliano Pellisari Studio
Voci recitanti: Gianni Bonagura, Laura Amadei, Carla Ortenzi e Marion Chiris
Costumi e oggetti di scena: Emiliano Pellisari
Disegno luci: Emiliano Pellisari
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A 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri, le celebrazioni ufficiali vedono tornare all’Olimpico di Roma dal 6 al 18 ottobre gli straordinari spettacoli in danza di Emiliano Pellisari dedicati all’opera del Sommo Poeta. Reduce dai successi nell’Europa dell’est e nel prestigioso teatro Théatre des Sablons di Neuilly-sur-Seine e ultimamente a Pechino con lo spettacolo “From Hell to Heaven”, messo in scena nel prestigioso NCPA Grand Theatre, dopo la proposizione delle tre cantiche dantesche in spettacoli singoli Emiliano Pellisari torna all’Olimpico con “Dall’Inferno al Paradiso”, presentando l’opera dantesca attraverso un originale e raffinato compendio in danza dell’intera Commedia, unendo alla tecnica tradizionale la sua specifica esperienza di macchinerie barocche e arti acrobatiche.
Le donne e gli uomini, terrestri e divini, mortali e immortali, che Dante racconta nella Divina Commedia non sono corpi. Ma intelligenze, memorie, visioni, desideri, idee: anime. E le anime non pesano. Questa intuizione fisica e poetica è il punto di appoggio dal quale prende, letteralmente, il volo l’allestimento di Emiliano Pellisari. Grazie al recupero di tecniche sceniche e illusionistiche care anche al teatro barocco, i suoi danzatori, acrobati e attori rendono, cantica dopo cantica, del tutto credibile questa ri-creazione del percorso dantesco. Dall’ Inferno verso il Paradiso il viaggio si smaterializza sempre più: i riferimenti, mai realistici, eppure all’inizio riconducibili agli episodi e ai diversi protagonisti del Poema, diventano via via meno evidenti. E nello stesso tempo, sempre più a fuoco è il cuore visivo dello spettacolo, nella comprensione e restituzione del progressivo smarrimento di sé dell’uomo Dante, nel prevalere di uno stupefatto sentire spirituale, di una sospesa e candida leggerezza. Le scelte musicali compiono identico cammino, perdendo anch’esse di peso, fino a giungere ad un impiego di acuta consapevolezza della produzione contemporanea, filtrata da un ricorso all’elettronica mai invasivo, mai ridondante, funzionale sempre alla drammaturgia dello spettacolo.
Sandro Cappelletto