Con qualche giorno di anticipo, rispetto alla Stagione “ufficiale” 2015-2016 del Rossetti, si aprono le sale del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia per ospitare il gruppo di giovani interpreti dell’Accademia Nico Pepe.
Risveglio di primavera di Frank Wedekind è la nuova produzione della Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine, realizzata con gli allievi del II e III anno. Ospite del Teatro Rossetti alla Sala Bartoli, il 22 ottobre, la tragedia giovanile vede sul palco Caterina Bernardi, Angelica Bifano, Jacopo Bottani, Carlo Dalla Costa, Federica Di Cesare, Massimiliano Di Corato, Gilberto Innocenti, Clara Roberta Mori, Luca Oldani, Davide Pachera, Stefano Pettenella, Miriam Russo, Giuseppe Attanasio, Irene Canali, Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes, Daniele Palmeri, Lucia Rea, Andrea Rizzo, Marta Salandi, Raphael Schumacher. La nascente iniziativa scaturisce da una convenzione recentemente stipulata fra il Teatro Stabile regionale e la Civica Accademia, a formalizzare e ufficializzare una ricca e naturale reciprocità e collaborazione fra le due importanti istituzioni: ogni anno il Rossetti ospiterà uno spettacolo portato in scena dagli allievi del II e III anno dell’Accademia, mentre fra i giovani attori della scuola si sceglierà (ove possibile) qualcuno da coinvolgere nelle produzioni dello Stabile (ne è un esempio Filippo Borghi che per primo è entrato a far parte della Compagnia Stabile). Inoltre il direttore Franco Però sarà parte della giuria del Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro, promosso dalla “Nico Pepe” con cadenza annuale.
Un passo importante questo per gli aspiranti attori che vedono nel loro sogno di realizzazione professionale una reale e concreta produttività e possibilità. Al Politeama Rossetti siamo felicemente abituati ad applaudire, oltre ad attori già conosciuti e molto bravi, anche vaste produzioni che lasciano spazio alle giovani promesse del teatro italiano.
Questo il contesto nel quale si inserisce la proposta di Risveglio di primavera di Frank Wedekind, per la regia di Claudio de Maglio. Lo spettacolo si avvale delle musiche di Paki Zennaro, della scenografia essenziale e funzionale di Claudio Mezzelani, mentre il disegno luci è firmato da Stefano Chiarandini, i costumi molto appropriati sono di Emmanuela Cossar. La realizzazione della videoscenografia è di Federico Petrei e Fay Fernandes (Delta Process).
L’opera, composta nel 1891 non vide però alcuna rappresentazione fino al 1906 quando fu allestita dal regista teatrale austriaco Max Reinhardt, direttore del Deutsches Theater di Berlino. Da quest’opera teatrale fu tratto poi l’acclamato musical di Broadway “Spring Awakening“.
Quando fu rappresentato la prima volta, il testo suscitò un grande scalpore in quanto smascherava la falsità di una morale ipocrita in cui il mondo degli adulti non era di supporto ai giovani ma al contrario ingannava e reprimeva le fantasie e le pulsioni degli adolescenti persi dentro se stessi. Lo spettacolo, almeno nella prima parte, è una continua alternanza tra momenti di gaiezza e dubbi-paure, tra gioia infantile (per questo tanto agognata) e dramma-repressione. La scelta registica si è orientata verso un racconto molto esplicito sia della sessualità che del dolore dell’incertezza. Gli allievi dell’Accademia si sono rivelati intensi interpreti di un testo non semplice da rappresentare e lo hanno reso al meglio con il loro “ardore del vivere”. Le vicende di un gruppo di adolescenti quattordicenni si sono rispecchiate in ombre lunghe di una società che non ha saputo prepararli e tutelarli. Quella di Frank Wedekind è un’opera di denuncia sulle inadempienze degli adulti verso le nuove generazioni. Un dramma che si consuma in uno stridore squillante di inettitudine e bigottismo, forse l’unico che ha la possibilità di salvarsi è Melchior – già però condannato alla dannazione per la morte della giovane amica Wendla a cui ha usato violenza – con l’arrivo dell’Uomo mascherato. Melchior, verso la fine del terzo atto, è lambito dal fantasma dell’amico suicida ed è tentato di farla finita, di lasciare dietro di se il suo corpo e la sua anima infelice quando gli appare un’altra possibilità, un’altra figura, quella appunto dell’Uomo mascherato che dice “In fine, ciascuno ha la sua parte: lei la tranquillante coscienza di non aver niente, tu lo sfibrante dubbio su tutto“.