di Molière
Traduzione e adattamento: Tommaso Mattei
Personaggi e interpreti:
Don Giovanni; Don Luigi: Alessandro Preziosi
Sganarello: Nando Paone
Donna Elvira: Lucrezia Guidone
Gusman; Don Alonso; il signor Domenica: Roberto Manzi
Don Carlos; Ragotin; Ramon: Matteo Guma
Francisco; Pierino: Daniele Paoloni
Carlotta; uno spettro: Barbara Giordano
Maturina; Violetta: Daniela Vitale
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Regia: Alessandro Preziosi
Scene: Fabien Iliou
Costumi: Marta Crisolini Malatesta
Musiche: Andrea Farri
Luci: Valerio Tiberi
Supervisione artistica: Alessandro Maggi
Produzione: TSA Teatro Stabile D’Abruzzo – Khora.Teatro
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Dopo lo Stabile di Bolzano, anche il Teatro Toniolo di Mestre sceglie Molière per inaugurare la stagione 2015/2016, proponendone il Don Giovanni. Il grande commediografo francese si vide vietata con editto reale la rappresentazione di Tartuffe, ma senza perdersi d’animo approntò Dom Juan ou Le Festin de Pierre. Giovanni è quindi figlio naturale di Tartufo, o esso stesso in vesti anticlericali. Il depravato recita in un reale vero e falso allo stesso tempo. Seduce e abbandona, dice e mente, insulta e rappacifica, è un inetto Giano bifronte ateo, libertino e ipocrita. Lo attende l’inferno, fine che si merita secondo il comun pensier d’allora e di chi scrive, causa la scarsa simpatia provata nei suoi confronti. Alessandro Preziosi lo assurge invece a “mito del ventunesimo secolo”, “vittima sacrificale della società”, ed è questa la chiave di lettura dell’allestimento, efficace dal punto di vista tecnico, ma meno da quello interpretativo. Il progetto scenico ha il pregio di vivacizzare un testo ricco di parole, in cui abbondano sofismi e diatribe morali, alleggerendone la pesantezza. Fabien Iliou crea gli ambienti tramite videoproiezioni su una struttura semimobile a tre arcate, dove i fondali colorati prendono vita parte per parte, come se fosse man di pittore a realizzarli su tela. Tale espediente viene sfruttato anche per il Commendatore, non umano, ma animazione. Ben pensata la caduta agl’inferi, dove tutto prende fuoco con un mirabile artificio d’impronta cinematografica. I costumi classici di Marta Crisolini Malatesta si armonizzano perfettamente nella complessiva atmosfera di genere, mentre le musiche di Andrea Farri e le luci di Valerio Tiberi ammantano d’eleganza lo spettacolo. Nota di demerito per l’ormai aberrante abitudine di microfonare gli attori, prassi che svilisce la natura stessa della prosa.
Alessandro Preziosi passa, come molti, dal piccolo schermo alla prosa, perché ormai va di moda farlo. Recita imitando Solenghi, senza imprimere memorabile spessore a Don Giovanni, nemmeno durante la reprimenda sull’ipocrisia del quinto atto, più crisi isterica che tirade da grande attore. Sa fare il piacione, sa corteggiare mellifluamente, pontifica, ma tra l’uno e l’altro registro poco cambia. Su tutt’altro piano lo Sganarello pallidissimo di Nando Paone, attore dalla carriera teatrale di tutto rispetto che con questo ruolo ha vinto il premio Le maschere del teatro 2015. Paone, formatosi nell’Ente Teatro Cronaca di Mico Galdieri, ha lavorato con registi quali Luca De Filippo, Gianfranco de Bosio, Ugo Gregoretti, Maurizio Scaparro, Armando Pugliese, Patrick Guinand, Marco Sciaccaluga, Glauco Mauri, Roberto Sturno e ha affiancato nomi del calibro di Mariangela Melato e Umberto Orsini. Ovvio quindi che lo scarto tra protagonista e spalla si percepisca, data la differente formazione. Intensa Donna Elvira quella di Lucrezia Guidone, mentre con tratti più approssimativi che non risparmiano un’ingiustificata cadenza ciociara, sono rese Carlotta e Maturina, rispettivamente Barbara Giordano e Daniela Vitale. Bravi Roberto Manzi, Matteo Guma e Daniele Paoloni.
Teatro gremito per la prima, applausi meritati per tutti, in primis per Paone.