ispirato a “Gli Sdraiati” e “Breviario comico”
di Michele Serra
con Claudio Bisio
e con i musicisti Laura Masotto violino e Marco Bianchi chitarra
regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Paolo Silvestri
produzione Teatro dell’Archinvolto
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Fahter and Son è una trasposizione del regista Giorgio Gallione del bestseller di Michele Serra “Gli sdraiati”, (unito ad alcune pagine di “Breviario comico”) interpretato da un istrionico Claudio Bisio.
Bisio è un padre impacciato e attento che cerca di stabilire un rapporto con il figlio adolescente, non sa come porsi nei confronti di un ragazzo in perscrutabile, che sembra appartenere ad una generazione aliena. La continua ricerca di un dialogo che non c’è, la tenace critica al valore di libertà e autorità rivelano, tutti i difetti e i pregi delle generazioni che si susseguono; senza far mancare una puntale e pungente critica ad una società spaesata ed in mutamento.
L’attore che da anni collabora con Gallione e non è nuovo ad affrontare la tematica dei padri e dei figlio, come con I bambini sono di sinistra (2003), è riuscito a rendere frizzante e familiare, come solo lui sa fare, un testo brillante ma a tratti troppo rigido per essere portato in scena. Si è trovato ad interpretare, come dice Bisio stesso, un padre che annaspa alla ricerca di un dialogo con il figlio, nativo digitale. Il risultato è una sorta di confessione allo specchio, catartica per questo padre così libertario, intelligente, curioso, disponibile, “diversamente giovane”, che pure non riesce a instaurare il dialogo che vorrebbe con il proprio figlio.
Ogni aneddoto del racconto di Bisio è amplificato dalla musica dal vivo in continuo dialogo con le parole, in un efficace botta e risposta tra partiture melodiche e drammaturgiche.
La scena è completamente blu; dei tavoli, delle sedie e dei sgabelli sono felicemente giostrati da Bisio per rendere il racconto dinamico ed avvincente. Fuori luogo, come a rappresentare padre e figlio, ci sono due armadi: uno appeso, leggero come spoglio di vestiti, probabilmente sparsi per la stanza; l’altro è riverso ed appesantito da un carico di pietre, dubbi e responsabilità.
Le “colpe” dei padri e dei figli sono rivelate con quella amorevole rassegnazione, tipica dei genitori, che sanno che prima o poi lo sdraiato si alzerà e scalerà la montagna, andando anche più in alto dei genitori.