Di Eduardo de Filippo
Regia Mario Antinolfi
Con Alida Tarallo, Mario Antinolfi, Filippo Valastro, Liliana dell’Aquila, Valerio Di Tella, Dario Borrelli, Domenico Tufano, Mariateresa Pascale, Alessandra Cosimato e Stefano Lopez
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La più cara delle creature di Eduardo de Filippo torna sulle scene romane grazie Alida Tarallo che fa rivivere la struggente storia di una delle prostitute più celebre di sempre sul palco del Teatro Arcobaleno.
Originaria dei bassifondi di Napoli, Filumena è spinta dalla povertà e dalla miseria a prostituirsi fin da ragazzina. Nella casa chiusa in cui lavora incontra Domenico Soriano, detto Don Mimì, ricco pasticciere napoletano che fa di Filumena la sua mantenuta dapprima in un piccolo appartamento nascosto in un paesino e poi in casa sua.
Don Mimì passa la sua vita tra vizi, corse di cavalli, viaggi in Europa e donne che non ha lo scrupolo di nascondere a Filumena, costretta a sopportare venticinque anni di umiliazioni, tradimenti e solitudine. A spingerla al sacrificio e alla lacerante sopportazione di quell’uomo, dapprima amato e poi rimpianto, è la promessa fatta a sé stessa e alla Madonna di tenere, crescere e dare una vita dignitosa ai tre figli nati da rapporti occasionali con i clienti, ma uno dei tre è il figlio di Don Mimì…
Filumena concettura una beffa ai danni del compagno degna di Boccaccio fingendosi in fin di vita e ingannando il medico e il prete riesce a farsi sposare in punto di morte da Domenico, ma dopo la consacrazione dell’unione è miracolosamente guarita…
Tra l’incredulità e la rabbia del raggirato Don Mimì, Filumena spiega al consorte il motivo della sua sceneggiata: dare finalmente un cognome ai suoi figli senza padre in modo tale che non si debbano mai vergognare delle proprie origini. Ma Domenico Soriano non cede e indifferente a un gesto limite di una madre che vuole assicurare un futuro ai propri figli a qualsiasi costo, chiama un avvocato e il matrimonio viene ritenuto non valido e quindi annullato.
Alla prensenza dei tre figli ignari che quella signora fosse proprio loro madre e di Domenico, Filumena racconta con dolore e allo stesso tempo contegno e dignità la sua sventurata storia e rivela in segreto al neo marito che uno dei tre ragazzi è suo…
Dopo un lungo periodo di solitudine e riflessione, Don Mimì abbandonato da Filumena, si rende conto di non poter fare a meno di Filumena e finalmente si decide a sposarla. La donna non gli rivelerà mai quale dei tre ragazzi è suo perché “ E figlie so ffiglie e sanna vulè ben ugual a tutt e tre”.
Eduardo de Filippo rende eterno un fatto di cronaca realmente avvenuto a Napoli e in tre giorni scrive il testo teatrale Filumena Marturano, destinato a essere interpretato dalla sorella Titina. Si tratta di una storia dagli echi autobiografici e forse Eduardo de Filippo, figlio illegittimo di Eduardo Scarpetta, avrebbe voluto un epilogo simile per la sua vicenda personale.
È quasi paradossale che Eduardo de Filippo faccia incarnare a una prostituta i valori familiari e materni, eppure Filumena non esiste solo in quanto madre ma anche e soprattutto in quanto Donna, svincolata da ruoli definiti esclusivamente in rapporto ai personaggi maschili.
Si tratta di un personaggio femminile strutturalmente forte per l’epoca – la stesura dell’opera risale al 1946 – dallo spessore psicologico senza precedenti, un’anticipazione di tutte le figure femminili autonome sul palcoscenico dei decenni a venire.
Interpretare un personaggio dalla caratterizzazione psicologica così profonda e attorno al quale si struttura tutta l’azione non è una prova semplice, ma Alida Tarallo supera la prova a pieni vuoti regalando agli spettatori uno spettacolo commovente e amaramente ironico.