Il Salone Margherita si illumina delle luci del varietà, ogni lunedì, riportando in auge gli sfarzosi spettacoli che si svolgevano negli eleganti spazi liberty dal 1898, data di apertura.
Nato come Teatro delle Varietà, ha assunto successivamente il nome attuale in omaggio alla regina Margherita. Posto nel cuore della capitale, a pochi passi da Trinità dei Monti, è stato culla della Belle Epoque, quando nella sala ricca di decori, vetrate e specchi si assisteva alle esibizioni consumando appetitosi buffet, sedendo ai tavoli. Tale fu il successo di questa forma di intrattenimento che, dopo 10 anni, il locale venne ampliato sopraelevando la galleria e scavando il palcoscenico, su cui si esibivano comici e sciantose: Bella Otero, Fregoli, Petrolini hanno calcato quelle tavole.
L’anima del café-chantant rivive oggi con le cene dello chef Ben Hirst servite nei palchi privati della galleria incrostata di stucchi, protetti da un discreto separé, mentre piume e lustrini svolazzano sulla ribalta e i sontuosi vestiti cadono ai piedi delle artiste di burlesque nelle loro performance.
Alessandro Casella considerato colui che ha introdotto il genere burlesque in Italia e direttore artistico del Micca Club che festeggia 10 anni di attività, capelli impomatati e giacca damascata, conduce la serata suscitando attesa e curiosità a ogni esibizione, in questo viaggio a ritroso negli anni Venti delle grandi dive, che scendevano maestosamente le scale ammantate di sontuosi vestiti e vertiginosi copricapi.
Col marchio Micca Club andranno in scena, fino a marzo, 5 cicli di spettacoli, il lunedì, ognuno dei quali è caratterizzato dal repertorio di una decade della prima metà del secolo scorso: a novembre il cabaret, a dicembre lo swing, a gennaio il jazz del proibizionismo, a febbraio le atmosfere di Las Vegas, a marzo il Tabarin del Sior Mirkaccio.
Il Velvet Cabaret che va in scena a novembre è il primo varietà burlesque italiano, ideato e diretto da Casella. Le voci melodiose e potenti di Gigì & Vera, inguainate in abiti e parrucche charleston, propongono gli stacchi musicali vintage, accompagnate dal vivo dalla band de I Velvettoni (Edoardo Simeone al pianoforte, Vincenzo Meloccaro sax e clarinetto, Gino Binchi batteria, Nicola Ronconi contrabbasso e Giacomo Ronconi chitarra). Svolazzanti piume colorate e costumi luccicanti condiscono le danze del corpo di ballo Criss Bluebelle & The Velvelettes di Cristina Pensiero. L’intermezzo comico è affidato a Mirkaccio e ai suoi lunghi baffi arricciati.
Un silenzioso movimento, intanto, serpeggia tra i rossi divani della platea, di spettatori attratti dal buffet del Temporary Restaurant di Ben Hirst nella Sala Belle Epoque e dagli originali cocktail del Master Mixology Emanuele Broccatelli da degustare al bar dell’Assenzio, come la verde bevanda in voga tra la gioventù bohémienne parigina.
Le performance di Sophie D’Ishtar e di Candy Rose, flessuose e irraggiungibili, catalizzano l’attenzione con la sensualità elegante che entusiasma trasversalmente uomini e donne come espressione del bello e dello stile. Corsetti, guêpière, calze di seta, velette, stringhe, sottogonne si allentano e scivolano giù con studiata noncuranza. Le artiste, con alle spalle studi di danza classica, esprimono sapiente presenza scenica e variegato repertorio artistico. Sophie D’Ishtar appare in scena con delle mise creativamente ricercate ed esotiche, come le antiche dame di paesi orientali, e sembra una visione mentre scende le scale perdendo parti dell’elaborato abbigliamento, fino allo sbocciare finale del corpo sinuoso dipinto di colorati arabeschi.
Per le signore che vogliono emularle, tra le mura di casa, ci sono i corsi dell’Accademia di burlesque.