Maestro Foschi, il primo mistero che sicuramente deve svelare ai lettori di Teatrionline è il significato della parola Metateismo. Cosa vuol significare?
La dinamica evolutiva, come spiegava Hegel, ha il fulcro nel confronto tra tesi ed antitesi, per trovare una soluzione creativa nella sintesi. Le due polarità più estreme del pensiero, quelle che sono capaci attraverso la propria unilateralità di separare il genere umano in due schieramenti apparentemente in eterna contrapposizione, sono il Teismo e l’Ateismo. Niente più dell’eterna lotta tra il credo e il non credo è portatore di separazione in questa umanità che in realtà proprio da questo confronto può uscirne rafforzata ed evoluta. Ecco allora che la radice greca “meta” va proprio a segnare uno spartiacque storico tra i due modi operandi, un andare oltre che in realtà rappresenta la pura forza di andare al di là dei propri steccati, in un nuovo campo d’azione dove è l’essere umano a tornare al centro dell’universo. Un nuovo umanesimo che non vuole e non deve abbattere la spiritualità che gli antichi ci hanno testimoniato ma che è capace di accogliere con coraggio le sfide che la cultura contemporanea, la scienza e l’economia ci pongono quotidianamente. L’arte ha un ruolo fondamentale in questo processo evolutivo, come sanno bene sia tanti laici che religiosi che, come per esempio il cardinal Ravasi, in questi anni hanno lavorato tanto proprio in questa direzione. L’arte, in tutte le proprie modalità espressive, è nata come collegamento tra spirito e materia, come rappresentazione sensoriale del sacro che è nell’uomo. Dopo un secolo di provocazioni e di estremismi è giusta l’ora di ricominciare questo cammino.
Gli artisti del Metateismo si definiscono evoluzionari. Perché e verso dove si evolve l’arte Metateista?
Dopo il terribile scontro tra creazionisti ed evoluzionisti occorreva creare una via di sintesi capace di ridare spirito alla materia. Ecco allora che le migliaia di persone che si riconoscono nel Manifesto del Metateismo per un Nuovo Rinascimento possono essere rappresentate da questo termine, gli Evoluzionari, che ben evidenzia come sia inutile ed anzi pericoloso il concentrarsi su un processo rivoluzionario: il termine stesso rivoluzione descrive un movimento rotatorio completo di 360 gradi che ritorna esattamente al punto di partenza. Niente di più lontano da un vera evoluzione. Non solo: spesso nella storia la forzatura rivoluzionaria ha portato ad una scontata reazione controrivoluzionaria che ha riportato indietro nel tempo il progresso solo apparente ottenuto. Il tempo è una dimensione ben precisa, l’uso della forza per anticiparlo provoca inevitabili rallentamenti dell’evoluzione umana. È qualcosa che dobbiamo ben comprendere se davvero teniamo a migliorare la condizione umana. La nostra ansia personale, anche con tutta la buona fede del caso, di vedere e ottenere subito i risultati sperati, non deve essere motivo di ulteriori involuzioni. L’umanità già soffre abbastanza senza che qualcuno si prenda la briga di peggiorarne la situazione. È il momento di prendere coscienza di tutto questo.
Qual è il suo rapporto col teatro e anche quello del movimento?
Il teatro è da sempre una delle mie grandi passioni, non è un caso che qualche anno fa realizzai proprio uno spettacolo teatrale che coniugava l’arte visiva, la prosa, la poesia e la musica. Si intitolava “Il Viaggio”, dal nome di una delle mie prime storiche opere pittoriche, lo portai accompagnato da grandi musicisti sul palcoscenico del Pime di Milano e del Magnolfi di Prato con devo dire un grande successo. Poi la mia attività artistica legata alle grandi mostre che ho tenuto non mi ha lasciato il tempo di passare alla seconda fase del mio progetto teatrale, cosa che farò fra non molto tempo. Negli anni ho dovuto calpestare tanti palcoscenici non da artista ma per tenere conferenze sulla storia dell’arte dal punto di vista evolutivo, incontri che mi richiedono diversi comuni italiani proprio per andare a ricreare quell’ humus culturale di cui la gente ha un bisogno estremo, oggi più che mai. Ritengo il teatro un crocevia fondamentale per la piena espressione artistica e il contatto con il pubblico: più avanti avremo modo di assistere ad uno spettacolo teatrale Metateista, ve lo posso garantire.
Nella sua Milano quest’anno ha organizzato la Marcia degli Ombrelli Bianchi. Ci può raccontare di cosa si è trattato?
Fra tante marcie di protesta (spesso legittime quanto a istanze e altrettanto spesso inefficaci dal punto di vista dell’efficacia) a Milano, lungo le vie del centro, tra Via Dante e Via Mercanti, Piazza del Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele lo scorso 6 giugno abbiamo dato vita alla ormai nota Marcia degli Ombrelli Bianchi, una sfilata di cittadini, artisti, imprenditori e letterati che al suono di un violino ha trasportato come un vessillo una mia opera che durante Expo ha fatto parlare molto di sé e che oggi sto portando in giro per l’Italia in tante e importanti manifestazioni artistiche: “L’Ultima Cena – la Nuova Cena”. Una marcia inneggiante alla Bellezza, al Nuovo Rinascimento, all’arte e alla cultura, quei valori che fanno dell’Italia un paradiso unico al mondo e che spesso gli italiani fanno di tutto per dimenticare. L’arte e la cultura sono il nostro petrolio, una ricchezza che a differenza di quest’ultimo sa arricchire gli animi, è ecologica ed eterna. Abitiamo in una nazione che potrebbe vivere e con grande ricchezza solo di arte e cultura, con tutto il seguito di turismo che queste portano da tutto il mondo. Una marcia di non protesta, di non violenza, di puro neo umanesimo che ha strappato gli applausi dei passanti, dei turisti e di tutti coloro che incontravamo per le strade di una metropoli che stava ospitando l’esposizione universale. Uno splendido momento in cui il Metateismo ha mostrato una parte del proprio potenziale esplosivo per affrontare la realtà in cui viviamo.
Un’ultima domanda per svelare un altro mistero: chi è realmente l’artista Davide Foschi?
Lo scrittore e giornalista de La Nazione Alberto Sacchetti ha appena dedicato alla mia vita un libro che è già un successo di vendite nazionale (sono contento per lui, in primis) dal titolo: “Il segreto di Foschi – l’artista tra luce e mistero”, edizioni Book Time Milano. Perché si parla di un segreto, mi chiederete. Forse perché nella mia vita ho vissuto momenti particolari come uno stato di premorte a dodici anni in seguito ad un incidente, o perché il seguito della vita l’ho trascorso tra esperienze che so bene quanto difficilmente possano accadere tutte insieme e alla stessa persona. Forse perché ho dato il via a questo Movimento culturale e artistico che ormai serpeggia nel mondo come un afflato e un’ispirazione a nuovi tempi e nuove visioni. O forse perché nel 2009 è nata La Pietà, quest’opera pittorica che sta facendo parlare tanto di sé perché continua a modificarsi da sola, anche all’improvviso durante gli eventi in cui viene esposta. Da diverso tempo vari studiosi compiono delle ricerche per comprenderne la natura: quello che sappiamo, e io ne sono il primo spettatore, è che questa tela presenta una serie di immagini, colori e simboli che appaiono improvvisamente e che sembrano quasi comporre una mappa, l’idea di un percorso da compiere, un obiettivo da raggiungere.
Nel bel libro di Sacchetti si parla molto di questi argomenti, in qualche modo sono parte di me, della mia storia e del mio essere. Credo che comunque ci sia una sola risposta alla sua domanda: per sapere davvero chi è Davide Foschi occorre sapere chi ero e, soprattutto, chi sarò.