Invidia, amore e brama di denaro: poco o nulla sembra essere cambiato nei molti vizi (e nelle poche virtù) della società del Settecento rispetto a quella moderna: è in ciò la straordinaria attualità de La bottega del caffè di Carlo Goldoni, diretta da Maurizio Scaparro che debutta al Teatro Argentina di Roma martedì 10 novembre alle ore 21 (fino al 15 novembre) dopo il successo in prima nazionale al Piccolo Teatro di Milano in occasione degli spettacoli inseriti nel cartellone di Expo 2015.
Scritta nel 1750, La Bottega è una delle più note, ma anche oscure commedie del commediografo veneziano che racconta i vizi e le virtù di un microcosmo (la società veneziana, come quella moderna) popolato da un’umanità alle prese con invidia, amore, odio, denaro e potere, filtrato attraverso lo sguardo di Don Marzio dietro cui si cela idealmente lo stesso Goldoni e che osserva il mondo attraverso i suoi occhiali.
“Credo che Goldoni sia il nostro autore più attuale e moderno come i classici greci” – ricorda Pino Micol che nello spettacolo interpreta proprio il protagonista, Don Marzio.
“Sono molto onorato della presenza di Maurizio Scaparro nel nostro teatro: primo spettacolo ospite prodotto dalla neonata Fondazione Teatro della Toscana (nato dalla fusione ETI e Stabile di Pontedera) e già presentato con successo al Piccolo nell’ambito degli spettacoli di Expo 2015, La bottega del caffè, rappresenta la quarta regia goldoniana di Scaparro – spiega Antonio Calbi, direttore artistico del Teatro di Roma – Qui al Teatro Argentina, Maurizio Scaparro (quarto direttore artistico del teatro) ha realizzato alcuni fra i spettacoli più importanti della sua carriera, vale a dire La Venexiana, Memoridi Adriano, Don Chisciotte. Goldoni si inserisce nel nostro filone (sono 15 in tutto) Classici? Mai così moderni: tra l’altro era stato idealmente pensato per il Teatro Valle che non ci è stato ancora riconsegnato purtroppo”.
“Con la Bottega torno a lavorare dopo molti anni con Pino Micol, che mi è particolarmente caro, ma tutto nasce da una domanda: chi è davvero Don Marzio? – spiega il regista Maurizio Scaparro, alla quarta regia goldoniana dopo Una delle ultime sere di Carnovale, Il teatro comico, Mémoires, presentando lo spettacolo, – Si tratta in effetti del protagonista dietro cui si nasconde Goldoni ed è questo uno dei motivi che mi hanno spinto alla nuova edizione de La bottega del caffè, oltre al piacere di tornare a parlare di Venezia e del suo Carnevale, durante il quale la commedia si svolge.
Abbiamo lavorato sul testo raccontando il rapporto fra le bische, le botteghe e i bordelli che rappresentano il lento e inesorabile declino della grandezza di Venezia, una delle città più belle del mondo, da cui Goldoni sembra voler prendere le distanze.
Mi ha affascinato anche che ci sia una valenza politica nella storia che apparentemente sembra avulsa dal testo, e che si concretizza attraverso le notizie che arrivano dalle gazzette europee, fino al rimpianto per una Napoli mai conosciuta. È un omaggio a Venezia, a Napoli, a Parigi e naturalmente alla nostra Europa”.
“Viviamo in un momento oscuro – conclude Scaparro commentando le vicende politiche della Capitale – ma sono ottimista e spero che Roma potrà riacquistare il primato di capitale della cultura in Italia e in Europa”.
Lo spettacolo, si avvale delle musiche originali di Nicola Piovani, le scene e i costumi plumbei di Lorenzo Cutùli. Sul palco, oltre a Pino Micol, Vittorio Viviani, Manuele Morgese, Ruben Rigillo, Carla Ferraro, Maria Angela Robustelli, Ezio Budini, Giulia Rupi, Alessandro Scaretti.
Dal 10 al 15 novembre al Teatro Argentina di Roma. Info: 06.684.000.346 – www.teatrodiroma.net