Marisa Caprara, ballerina di formazione classica, si forma sotto la guida di famosi Maestri quali Victor Litvinov, Valentina Massini e Gabriel Popescu, arrivando a svolgere la carriera di danzatrice in diversi teatri italiani (tra gli altri il Comunale di Bologna e l’Arena di Verona) con prestigiose Compagnie di balletto tra cui il “Nouveau Theatre du Ballet” di Venezia e la “Compagnia di Carla Fracci” diretta da Beppe Menegatti. In seguito si diploma in qualità di Insegnante presso la “Scuola di Ballo del Teatro alla Scala” e successivamente consegue il Diploma di Professeur e Maitre de Ballet al “Teatro alla Scala” di Milano. Diventa Presidente di A.I.D.A. (Associazione Insegnanti Danza Accademica, diplomati al Teatro alla Scala, nata a Milano nel 1995, con lo scopo di promuovere un corretto insegnamento dell’arte coreutica). Attualmente è anche Docente di Pratica Classico Accademica, nel Corso di Formazione Insegnanti A.I.D.A. È membro di Giuria in diversi Concorsi, insegnante ospite presso numerosi Stage per allievi e docente di Corsi di Aggiornamento di Tecnica Classica per Insegnanti. Nel 2009 è stata invitata al “Primo Incontro Nazionale per Insegnanti” a Città del Guatemala come “maître ospite”, nella “Compagnia del Teatro Nazionale” di Città del Guatemala, mentre nel 2010 è stata invitata al Teatro Nazionale di San Salvador sempre come “maître de ballet ospite” ricevendo numerose e prestigiose onorificenze da parte del Governo.
Carissima Marisa, racconta per i nostri lettori la tua formazione coreutica. Come hai scoperto la passione per questa nobile arte e a quanti anni hai iniziato a danzare?
Carissimo Michele, la mia storia è assolutamente sui generis! Posso dire di essere l’eccezione che conferma la regola, come mi ha sempre detto il Professor Walter Albisetti (notissimo ortopedico della Scala, purtroppo prematuramente scomparso). Ho iniziato a studiare Danza Classica alla “tenera età” di 19 anni in una scuola di Vicenza, frequentando le lezioni insieme alle bambine piccole. L’incontro con Angelo Pietri, maestro ospite della scuola per uno stage, mi ha fatto capire che la danza sarebbe diventata parte della mia vita. Da quel momento mi sono impegnata ad approfondirne lo studio, cercando e frequentando scuole che mi offrissero una preparazione idonea al livello professionale che volevo raggiungere; finalmente, dopo quattro anni di duro lavoro, ho ottenuto il mio primo contratto come tersicorea.
Chi sono stati i tuoi primi maestri e a chi ti senti di rivolgere un “grazie” speciale?
Ho avuto tanti maestri, ma quello che più di tutti ha inciso nella mia vita di ballerina è stato Gabriel Popescu, tra gioie e dolori, perché un tempo i maestri erano davvero molto severi.
Qual è stata poi la grande occasione che ti ha condotto a studiare la professione dell’Insegnamento alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala per la quale hai ottenuto il Diploma?
Ho iniziato a insegnare quasi subito, inizialmente tra un contratto e l’altro, quando tornavo nella mia città, e successivamente in maniera più stabile, quando mi sono trasferita a Milano. Non appena ho saputo da alcuni colleghi della nascita di un corso di formazione professionale non ho avuto dubbi: dovevo assolutamente partecipare!
In seguito hai fondato l’Associazione A.I.D.A., di cui con onore ho ricevuto dalle tue mani un prestigioso e gradito Riconoscimento. Cosa rappresenta oggi A.I.D.A. nel panorama della danza italiana?
Una volta concluso il corso, la sete di conoscenza, la voglia di migliorarsi, lo stimolo ad aggiornarsi costantemente erano ancora più forti e proposi ad alcuni miei colleghi di fondare un’Associazione che ci permettesse di rimanere uniti. Gli obiettivi dell’Associazione sono sempre stati la garanzia di un programma comune, monitorato da persone competenti, con l’aggiornamento continuo presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano.
Nel 2000 poi hai conseguito il Diploma di “Professeur e Maître de Ballet” sempre al Teatro alla Scala e nello stesso anno sei diventata Presidente di A.I.D.A. Un coronamento al tuo percorso professionale?
Migliorare la mia professionalità è sempre stato il mio primo pensiero; frequentare il corso maître è stata una naturale conseguenza alla mia continua voglia di specializzarmi. Già da qualche anno insegnavo ai professionisti e volevo intraprendere la strada di maître de ballet. Quando mi sono diplomata però ho deciso di dedicarmi alla famiglia e di stabilirmi definitivamente a Milano.
Quali sono i ruoli che hai prediletto nel ruolo di ballerina? E quale serata, sul palcoscenico, ricordi con più orgoglio?
La mia carriera di ballerina è stata breve e non particolarmente importante, non ho mai danzato ruoli di solista o prima ballerina, sono sempre stata una ballerina di fila ma ne vado molto fiera, visto da dove sono partita e il percorso intrapreso. Sicuramente la serata, che in assoluto, mi ha donato maggiore orgoglio è stata la prima di “Excelsior”, non solo perché è stato il mio primo contratto di lavoro ma anche per la bellezza del teatro in cui si svolse: l’Arena di Verona con un cast di ballerini fantastici!
Tra tutti i “passi” della tua carriera artistica, quali ritieni siano stati i più significativi in termini di crescita professionale ed umana?
Quando ho ballato in “Giselle” e ho potuto ammirare così da vicino Carla Fracci, ho provato una grandissima emozione! Mi sembrava impossibile essere lì a pochi passi da lei! A volte, nella scena della pazzia, facevo fatica a concentrarmi perché la sua interpretazione era così autentica che mi trascinava con lei in un’altra dimensione. Guardandola ho capito quanto sia importante essere prima di tutto artisti!
Quando hai maturato di smettere di danzare a favore dell’insegnamento?
Ho smesso di danzare in modo naturale, la passione per l’insegnamento mi ha guidato.
Siamo stati insieme membri giurati ad un Concorso nazionale di danza. Quale tipo di ballerino/a ti colpisce al di là delle pure doti tecniche? Credi che partecipare a questi eventi siano un buon inizio per la carriera professionale?
Spesso chi si prepara ai Concorsi desidera stupire con la tecnica più che con l’artisticità, ritengo che occorrerebbe preoccuparsi di entrambi gli aspetti! Partecipare ai Concorsi di danza permette agli allievi di essere visti e magari di vincere ottime Borse di Studio in prestigiose Accademie, tuttavia penso che non debba essere il solo obiettivo.
A tuo avviso, oggi proliferano e nascono tantissime scuole tersicoree, ma come si riconosce un buon Maestro e una seria Scuola di danza?
Per giudicare un buon maestro bisogna prima di tutto conoscere il suo percorso e le qualifiche.
Tu collabori spesso con prestigiose Accademie e Istituzioni europee coreutiche. Qual è la differenza tra l’arte della danza in Italia e all’estero?
Ho visitato diverse scuole in tutta Europa e devo ammettere con orgoglio che tra i migliori allievi figuravano sempre degli italiani. Il punto di forza di parecchie Accademie europee di livello, rispetto alla situazione italiana, è rappresentato dalle sovvenzioni ricevute da parte dell’Amministrazione pubblica. In quasi tutte le Accademie la retta è quasi gratuita e ci sono agevolazioni per gli alloggi, le strutture sono ampie e ben organizzate.
Parallelamente alla tua attività di insegnante e presidente accademica, ti occupi anche della realizzazione e produzione di alcuni spettacoli con la tua compagnia, la “Junior Ballet”?
La “Junior Ballet” è nata per creare un ponte tra la scuola e la professione. Vi accedono i migliori allievi degli ultimi anni del centro A.I.D.A., i quali hanno così modo di lavorare con svariati coreografi di spessore, spaziando da uno stile all’altro, come accade poi in una compagnia professionale.
Ti sei cimentata anche con il mondo editoriale, coordinando la stesura del “Corso di Danza Classica”. Quanto è importante per un allievo, oltre alle lezioni pratiche, anche accostarsi alle lezioni teoriche sulla “Storia della danza e del Balletto”?
Il libro che ho coordinato è stato scritto e redatto in collaborazione con i miei colleghi e tratta semplicemente di tecnica. Trovo però molto importante che gli allievi, e soprattutto chi si vuole avvicinare all’insegnamento, studino la Storia della danza e del balletto.
Tutti gli allievi che hai cresciuto e le persone con cui hai lavorato ti adorano e ti stimano. Che cosa ti rende così amata?
Ti ringrazio per questa affermazione, sinceramente penso che sia la passione che provo per il mio lavoro.
Tra tutti i balletti del grande repertorio, qual è il tuo preferito e quali i coreografi?
“Il lago dei cigni” e certamente George Balanchine e William Forsythe.
Nel panorama odierno, quali sono i ballerini a cui riconosci l’eccellenza coreutica?
Non saprei scegliere! Adoro qualsiasi ballerino sappia suscitarmi delle emozioni.
Tornando alla tua formazione, c’è stato un momento particolare in cui ha avvertito nettamente l’esigenza di danzare?
Io ho sempre amato ballare! Se potessi lo farei anche adesso!!
Durante la tua carriera hai conosciuto tantissimi interpreti internazionali della danza. Chi ricordi con più gioia?
Ricordo con molto piacere un ballerino dell’Opéra di Lione, Jean Marion, con cui danzai per la prima volta il passo a due dei contadini da “Giselle”. Stavo iniziando la mia carriera mentre lui era già un Solista ma nonostante ciò fu così carino e paziente da farmi sentire alla sua altezza, cosa davvero impensabile! Il risultato fu comunque discreto e grazie a lui ricevetti molti complimenti!
La danza classica è sempre stata vista un’arte d’élite. Cosa ne pensi a riguardo? Oggi è stata sdoganata definitivamente?
Direi di sì, dobbiamo ringraziare la televisione che l’ha portata al grande pubblico, facendola entrare nelle case…
Cosa consigli ai giovani che desiderano accostarsi all’arte della danza?
Di vivere totalmente la loro passione, con determinazione, studio e grinta.
Parecchi danzatori diplomati nelle Accademie italiane scelgono poi di entrare in Compagnie estere per le maggiori occasioni professionali. Cosa manca in Italia a livello regolamentativo?
Purtroppo in Italia manca il supporto delle istituzioni! In Europa i governi, le amministrazioni regionali e comunali supportano la danza sia come formazione sia come professione. Negli Stati Uniti l’aiuto arriva dagli sponsor, in Italia, né gli uni né gli altri!
Durante i tuoi anni in qualità di direttrice artistica hai creato alcune coreografie. Secondo la tua esperienza, cosa non deve mai mancare nella progettazione coreografica, capace di soddisfare le esigenze del pubblico?
Io non sono una coreografa, anche se mi è capitato di farlo; non credo di avere un talento speciale, ma sono convinta che un coreografo debba avere sempre un’idea precisa e le capacità per renderla semplice e gradevole da assistere.
Danza accademica e danza moderna: possono comunicare e convivere tra loro?
Sono assolutamente convinta che non solo possano convivere, ma debbano farlo! Anche se il linguaggio classico è sempre fruibile dobbiamo ricercare nuovi modi di esprimerci e continuare a scoprire altre forme e altri stili.
Qual è l’arte che ami particolarmente dopo la danza?
La musica senza dubbio! In senso totale, dalla classica alla moderna, dal jazz al pop. Tutto purché sia ben eseguito e mi faccia sognare.
In conclusione, come desideri definire la disciplina della Danza?
La danza è passione, amore, emozione intinta di sudore e dedizione, la danza è vita.