Testo di Stefano Massini, Paolo Rossi e Giampiero Solari, da L’Impromptu de Versailles di Molière
Con Paolo Rossi, Lucia Vasini, Fulvio Falzarano, Mario Sala, Riccardo Zini, Irene Villa, Karoline Comarella, Paolo Grossi
Regia: Giampiero Solari
Scene e costumi: Elisabetta Gabbioneta
Luci: Gigi Saccomandi
Canzoni originali: Gianmaria Testa
Musiche dal vivo: I virtuosi del Carso – Stefano Bembi, Mariaberta Blasko Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari
Produzione: Teatro Stabile di Bolzano
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1663. A Molière urge rispondere alle critiche dei Borgognoni e lo fa dalle battute de L’Impromptu de Versailles, “crisi di nervi”, secondo Faguet, in un atto dove sul palco stanno proprio lui e gli attori della sua compagnia. Il Teatro Stabile di Bolzano ne ha commissionato la riscrittura in vista dell’apertura della stagione 2015/2016 a Stefano Massini, Paolo Rossi e Giampiero Solari. Molière: la recita di Versailles conserva la traccia originale, ossia imbastire una pièce per il Re Sole in breve tempo, mentre alcune scene da Misanthrope, Tartuffe e Le Malade imaginaire sono il filo conduttore di una satira pungente che non risparmia nessuno. Dal primo si trae la reprimenda contro gli ipocriti, dal secondo il ritratto di un clero traffichino che un improbabile Molière/Rossi/Papa Francesco con basco rivoluzionario tenta di ricondurre verso ideali più evangelici. Meno riuscito pare il terzo titolo, girotondo grottesco di matti attorno all’autore/attore morituro. Amara è la riflessione sottesa, cioè constatare che “oggi recitano tutti, mentre quelli che lo fanno peggio sono gli attori, se continuano a farlo alla vecchia maniera”. Ma questo non è uno spettacolo ancien régime! C’è infatti ampio spazio per l’improvvisazione che come un barlume speranzoso squarcia la cruda realtà. Paolo Rossi dispensa battute sagaci, a volte ingenue, a volte geniali, finanche a trasformare in materia comica la sua storia personale, trasportando i colleghi stessi nel vortice della risata, assai ardua da trattenere. Così facendo, il continuo passaggio da Rossi Molière a Rossi Paolo, all’interno di quel magico meccanismo che è il metateatro, teorizza la compresenza di attore, personaggio e persona. Questo meccanismo rende dunque lo spettacolo mutevole di sera in sera, a seconda della città, dell’attualità, dell’umore…lasciando libero sfogo all’estemporanea inventiva attoriale. Nella brillante compagnia, composta da Fulvio Falzarano, Mario Sala, Riccardo Zini, Irene Villa, Karoline Comarella, Paolo Grossi, spicca l’irresistibile Lucia Vasini, ex moglie di Rossi.
Giampiero Solari cura la regia affidandosi completamente alla verve di Molière, inserendo il tutto nell’impianto scenico assai tradizionale pensato da Elisabetta Gabbioneta e ben illuminato da Gigi Saccomandi. I virtuosi del Carso accompagnano l’azione in maniera divertita e sorniona con le canzoni di Gianmaria Testa, autore di Il torto è morto e Psicopatici. Non mancano rielaborazioni originali, come Anarchy in the UK dei Sex Pistol, cantata in francese all’inizio dello spettacolo, e I love Bozen, arrangiamento di I love Paris di Cole Porter creato da Emanuele Dell’Aquila.
Teatro pieno e numerose chiamate alla ribalta da parte del pubblico. Si replica nel mese di novembre, il 12 a Merano, il 14 a Vipiteno, il 15 a Brunico e il 17 a Bressanone, per proseguire nei più importanti teatri italiani.