Secondo spettacolo della Rassegna Teatrale TEATRO ABITATO nel bello e capiente spazio del Teatro Fassino, gestito per il secondo anno consecutivo da una gruppo molto conosciuto: la Piccola Compagnia della Magnolia. È un luogo molto attivo e non solo teatralmente, nel centro di Avigliana, conosciuta cittadina poco distante da Torino, famosa per i suoi laghi e in quanto situata all’inizio della Val Susa, purtroppo nota perché fonte di lunghe e accese polemiche in questi ultimi anni.
Il titolo parla di due protagonisti di un famoso mito che, come ci viene raccontato all’inizio da un fantastico Caronte sicilianizzato nell’aspetto e nel linguaggio, vede in Orfeo l’unico vivente capace di viaggiare sulla sua barca dove possono trovare posto solo i morti. E quando si trova di fronte il Signore dell’Ade, invece di gettarsi ai suoi piedi per chiedere perdono, pretende di avere indietro la sua Euridice, e si mette a cantare una canzone di Battiato. Ma invece di incenerirlo, come tutti si aspettano, questi acconsente alla richiesta con un’unica raccomandazione: Orfeo non si deve mai girare indietro, pena la perdita definitiva dell’amata. Come va a finire tutti lo sanno: quasi arrivati all’uscita Orfeo si volta per guardare Euridice ma lei, come voleva la profezia, viene portata via per sempre.
Questo aspetto del mito è utilizzato da Cesar Brie, famoso teatrante argentino ed esponente di spicco di un certo tipo di ricerca teatrale, per creare una analogia con un tema che è stato di grossa attualità negli anni passati: quello dell’eutanasia, e cioè il diritto di dare a chi soffre senza speranze di ripresa la possibilità di sospendere una vita fatta di sofferenza. Tema complesso, come viene dibattuto anche al termine dello spettacolo nel confronto con gli attori in “Quattro chiacchiere con”, un’iniziativa molto interessante che mette i protagonisti dell’evento appena visto ed il pubblico dialogare su ciò che è emerso durante lo spettacolo. Ed è appunto qui che gli attori hanno dichiarato che era loro intenzione, e del regista stesso, non prendere posizione su un tema davvero molto personale e di cui non è possibile dare risposte certe.
Personalmente ritengo che la capacità degli attori e delle scelte registiche sia stata così alta che, forse, limitarlo ad una sola spiegazione sia riduttivo. Ho visto sul palco una bellissima storia d’amore, divertente e toccante, che si è scontrata con una variante della vita come può essere un grave incidente stradale. Questo modifica e condiziona la vita di entrambi e ciò che sarebbe potuto essere non sarà. Certo, Orfeo ed Euridice si giurano prima dell’incidente, di non permettere che uno dei due diventi cosa nelle mani della giustizia, che deve costringere la vita ad andare avanti. Come se un presentimento si fosse già affacciato nella loro vita di tutti i giorni. Ed Orfeo riuscirà ad avere vinta la sua battaglia dopo 17 lunghi anni, come nella analoga storia degli Englaro. Ma qui ciò che davvero si vede è l’amore che porta una persona ad accudire l’altra senza pietas, è la disperazione della perdita, la volontà di aiutare, il rispetto verso chi soffre, il giudizio sospeso anche verso chi fa il suo lavoro e non la pensa come te. Lavoro molto fisico, che costringe gli attori a movimenti ad incastro precisi e plastici, che denotano grande sintonia e grande capacità di ascolto.
Questo spettacolo a mio avviso dovrebbe essere portato negli ospedali, nelle scuole, nelle chiese ed in tutti quei luoghi dove è possibile parlare alle coscienze, non per dare risposte ma per creare dubbi. Il pubblico, non numerosissimo ma folto, ha risposto con un lungo applauso al termine dello spettacolo. Giacomo Ferraù e Giulia Viana sono due giovani attori, diplomati all’Accademia dei Filodrammatici di Milano.
“E se lei ritornasse?
E se lei si svegliasse un giorno?
E se un mattino aprisse gli occhi?
Lasciarla andare significa ucciderla? O è lasciar andare la tua di speranza?
Lasciarla andare significa ucciderla? O è il canto di amore più straziante?
Il gesto più puro, l’amore che si afferma nella perdita?
Orfeo è rauco. Euridice è sorda.”
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SELEZIONE PREMIO INBOX 2014
Testo e regia César Brie
Con Giacomo Ferraù e Giulia Viana
Produzione Teatro Presente / Eco di fondo
Costumi Anna Cavaliere / Musiche Pietro Traldi
Disegno luci Sergio Taddei / Tecnici Manuela De Meo e Adalgisa Vavassori