In questi giorni in scena all’Arena del Sole di Bologna tre atti unici del drammaturgo britannico premio Nobel per la letteratura Harold Pinter. La regia è firmata da Nanni Garella per uno spettacolo prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione e dall’Associazione Arte e Salute Onlus in collaborazione con Regione Emilia Romagna progetto “Teatro e Salute Mentale” Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda USL di Bologna.
Gli attori che interpretano i complessi personaggi pinteriani fanno parte di Arte e Salute, una realtà artistica nata nell’ambito dell’esclusione sociale.
I tre atti unici sono il frutto di un precedente allestimento avvenuto nella stagione 2003-2004 e molti degli attori sono gli stessi della precedente edizione, in cui fu attribuito a Nanni Garella il Premio Speciale UBU “per il suo lavoro con i disabili mentali sui grandi testi”, il Premio Hystrio e il Premio della critica.
Lo spettacolo ha inizio già all’ingresso del pubblico in sala: gli attori sono sullo spazio scenico, di spalle, pronti a trasportare lo spettatore nel fantastico mondo pinteriano.
Apre la pièce Una specie d’Alaska, opera datata 1982: una giovane donna si risveglia in un letto d’ospedale. Al suo capezzale un uomo in camice bianco prova a farle ricordare cosa le è accaduto anni prima e una donna dice di essere sua sorella Pauline: attraverso ricordi e dimenticanze improvvise, Debby cerca a fatica di ricostruire la sua identità di persona e la sua intera vita che sente ormai svanita irrimediabilmente nel dimenticatoio.
Una stanza, opera di esordio assoluto di Pinter del 1957, ci porta nella calda e accogliente casa dei coniugi Bert e Rose Hudd durante un pomeriggio nevoso in cui il proprietario dell’appartamento irrompe improvvisamente nella tranquillità del rito del tè chiedendo con molta insistenza al signor Bert se ha intenzione di uscire: nel seminterrato c’è un misterioso sconosciuto che vuole parlare a tutti i costi con la signora Rose e dice di conoscerla molto bene…
Chiude lo spettacolo l’esilarante Una serata fuori, testo del 1959. Albert Stockes, uomo di mezza età che vive con la madre vedova e possessiva, è invitato ad un ricevimento a casa del suo capo con altri colleghi di lavoro ma preferirebbe restare nella tranquillità della sua casa a giocare a carte con la madre. Spinto dai colleghi decide di andare anche se sarebbe meglio che non lo facesse perché alla festa diventa la vittima di un brutto scherzo che si concluderà con il suo ritorno a casa con la coda fra le gambe dalla mamma.
Questi tre atti unici rappresentano l’emblema dei classici temi pinteriani: l’indefinitezza della dimensione spazio-temporale e dei rapporti interpersonali, l’assurdo e lo straniamento dell’individuo nella società.
Un lungo e sentito plauso a tutti gli attori (Luca Formica, Pamela Giannasi, Maria Rosa Iattoni, Iole Mazzetti, Fabio Molinari, Mirco Ianni, Lucio Polazzi, Deborah Quintavalle, Moreno Rimondi e Roberto Risi), straordinariamente “veri” nel dar vita alla pièce perché il vissuto della sofferenza psichiatrica si incastra nei personaggi pinteriani in modo sorprendentemente efficace e, come dice lo stesso regista, “promette una nuova possibilità di interpretare questo autore in tutta la sua dirompente forza espressiva”.