Se dovessi esprimere con poche parole un giudizio sullo spettacolo “Degni di Nota” in scena al Teatro Menotti direi: intenso, divertente, affascinante, coinvolgente e mi chiederei se i degni di nota siano solo Giorgio Gaber e Georges Brassens o anche Andrea Mirò e Alberto Patrucco. Questi due artisti hanno dimostrato, nella doppia veste di cantanti e musicisti, una straordinaria capacità di interpretare le canzoni di GG e GB e nella veste di attori hanno saputo fondere musica a gag e monologhi in una sorta di Teatro-canzone. Un teatro musicale scritto da Alberto Patrucco con la collaborazione di Antonio Voceri.
Alberto Patrucco, attore conosciuto e riconosciuto dalla critica, è un artista a tutto tondo, attore, musicista (la sua prima passione), cantante e raffinato traduttore dei testi delle canzoni di Brassens chansonnier, poeta-contro, musicista. Ma nello spettacolo c’è anche una Lei, è Andrea Mirò polistrumentista, autrice, cantante, attrice dalla voce dalle mille sfumature, simpatica, bella. Cosa si vuole di più! Fare incontrare Gaber e Brassens direi che è stato un atto dovuto. Li accomuna l’amore per la satira sociale e politica. Più sferzante e corrosivo da vero anarchico il francese, più polemico, disilluso, raffinato, divertente il nostro. Le loro canzoni, veri capolavori della storia della canzone francese e italiana, viaggiano sullo stesso metro musicale, sullo stesso filo emozionale dove la musica è al servizio della parola, della poesia, dell’impegno etico e sociale al punto che noi, non addetti ai lavori, indoviniamo che una canzone è di Brassens per esclusione (conoscendo tutte quelle del Giorgio nazionale).
Insomma lo spettacolo fonde mirabilmente musica e monologo alla costante ricerca della risata liberatoria e, come dicevamo, Andrea Mirò, oltre al mattatore Patrucco ci mette del suo con grinta e grande capacità interpretativa (ricordiamo Penelope). Lui Alberto è un affabulatore che veicola messaggi seri con innata comicità: Fa un’incursione ironica nella sfera politica, tocca la religione e l’amore nelle varie declinazioni, parla di banche e truffe legali e si chiede provocatoriamente dove stia andando l’uomo “Già, perché se Cristoforo Colombo scoprì l’America convinto di essere in India, cercare forme di vita su Marte quando già ci sta sullo stomaco il vicino di casa non sembra molto più sensato”. Anche se è difficile ricordare le sue gag o i lunghi monologhi, non possiamo non ricordare (forse perché è alla fine dello spettacolo) quella serie di intelligenti e divertenti epitaffi sulle lapidi di personaggi famosi dello spettacolo e della politica. Una specie di spoon river in chiave comica e dissacrante. Determinante l’apporto dei bravissimi musicisti Daniele Caldarini, Francesco Gaffuri e Beppe Gagliardi. I costumi sono di Pamela Aicardi.
Merito del regista Emilio Russo se il meccanismo teatrale gira alla perfezione.
Gli applausi lunghi e insistenti sono meritatissimi.