Franz Schubert | Symphony No. 6 in C major, D. 589
Anton Bruckner | Symphony No. 2 in c minor, Wab 102
Orchestra della Fenice
Direzione – Jeffrey Tate
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Fervida l’attesa per l’inizio di questo anno musicale, sia per l’alto livello dei nomi proposti, Chung.Temirkanov e Webb fra gli altri, sia per l’audace programma scelto, ovvero il ciclo completo delle Sinfonie di Anton Bruckner.
Nel centoventesimo anniversario della morte del compositore, la Fenice decide di avvicinare il proprio pubblico ad un repertorio quanto mai lontano dagli scaffali o dalle librerie musicali degli appassionati fruitori del teatro.
La paura dell’ignoto non ha spaventato il pubblico che, incuriosito, è accorso alla nuova prova di sapienza musicale del maestro inglese Jeffrey Tate, dopo il godibile Idomeneo delle scorse settimane.
Fin dai primi passi del direttore, sul palcoscenico, si è sentito tutto il calore dei presenti, che gli ha tributato un lungo applauso, di stima e gratitudine.
L’ampio repertorio (circa due ore) replicato a poche ore di distanza (prima il 4 dicembre sera, poi la pomeridiana del 5), non ha agevolato l’orchestra, che l’ha comunque affrontato, al di là di piccoli inciampi dinamici e di concentrazione, con estrema professionalità.
L’interpretazione di Tate è apparsa tradizionalista e molto caratterizzata da precise intenzioni musicali. Come ad esempio la velocità dell’ultimo movimento Allegro Moderato che da una parte ha reso il finale della sinfonia più irrequieto e pirotecnico, dall’altra l’ha proposto un poco più confuso, quasi sbrigativo.
Diverso discorso per la Seconda di Bruckner, dove Tate, anche in virtù di tempi staccati più lentamente, ha avuto modo di esibire chiaramente ogni elemento compositivo, quasi a voler spiegare ai presenti, quali possano essere considerati i punti di forza nella scrittura sinfonica del compositore austriaco.
Ciò ha comportato un allungamento del minutaggio con alcuni momenti di staticità e di limitata tensione, sottolineati da numerosi rumori di sala durante le “grandi pause” previste in partitura.
L’impressione, a livello compositivo ed esecutivo, è quella di una architettura, ampia e rigorosa, sapientemente eretta, con alcune pregevoli decorazioni ma anche con alcune stanze spoglie, poco originali, congegnate più per esigenze portanti che per necessità artistiche.
Assolutamente di alto livello la precisione ritmica dell’orchestra che ha assecondato il volere del direttore, seguendo questa volta, anche le intenzioni espressive.
Lunghi applausi e ovazioni hanno concluso il pomeriggio e il periodo di residenza di Tate, il quale tornerà in Laguna, ad aprile, per condurre la quinta sinfonia di Bruckner.