Regia Massimo de Vita
Con Massimo de Vita, Tano Avanzato, Francesco Arioli, Lorenza Cervara, Maria Letizia Dorsi, Tiziana Fogli, Stefano Grignani, Anna Lisa Iodice, Sebastian Loque Herrera, Adriano Rizzo
Testi scelti da Maurizio Meschia
Video istallazioni Antonio Grazioli
Scenografia Alice Benazzi
Luci Beppe Sordi
Produzione Teatro Officina in collaborazione con Expo in città
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Lo spettacolo
Con Expo alle spalle e il Natale davanti Teatro Officina ripropone, come monito etico e lascito morale, il tema della mancanza di cibo per gran parte dell’umanità.
Autori della letteratura internazionale (tra cui Neruda, Prevert, Szymborka) sono intrecciati con la tradizione italiana di Manzoni, Gadda ed Eduardo, fino a quella popolare racchiusa nella Commedia dell’arte e nei grandi autori comici come Scarpetta, Campanile e Totò: tutti raccolti intorno al cibo o, spesso, alla mancanza di cibo. Video proiezioni mostrano l’icona de L’Ultima cena di Leonardo nei suoi molteplici significati e interpretazioni, per stringere poi sui miseri pasti degli ultimi del mondo.
Gli attori si muovono fra il pubblico in un clima di convivialità, in cui la riflessione profonda sgorga come frutto del lavoro silenzioso che ogni spettatore compie dentro di sé.
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Il Teatro Officina
Il TEATRO OFFICINA nasce come teatro di sperimentazione nel 1973, a Milano, in viale Monza 140. Negli anni ’70 è uno dei punti di riferimento per i quartieri della città, per le compagnie sperimentali che approdano a Milano (da Memè Perlini a Remondi e Caporossi), per le prime Cooperative Teatrali (dal Gruppo della Rocca al Teatro dell’Elfo a Nuova Scena), per i Canzonieri di cultura popolare (capitanati da Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, Gualtiero Bertelli e Ivan della Mea). Nel 1976, Massimo de Vita assume la Direzione Artistica del Teatro Officina e inaugura la produzione di spettacoli, di cui si ricordano in quegli anni Maccheronea e Il comico e il suo contrario. Nel 1984 la vecchia sala viene dichiarata inagibile e il Teatro Officina si sposta nell’attuale sede in via S. Erlembardo, in un cortile di case popolari. Qui il Teatro Officina ristruttura un vecchio padiglione al centro di questo storico insediamento abitativo e opera nella parte invisibile di Milano, quella delle periferie. Negli anni ’90 la vocazione al lavoro culturale sul territorio si ridefinisce ulteriormente: il Teatro Officina elabora un proprio metodo di raccolta delle narrazioni popolari e di restituzione sociale delle stesse. Nel 1997 produce in Lomellina M emoria di Terre contadine, coinvolgendo il paese di Olevano. Nel 1998 allestisce lo spettacolo Cuore di fabbrica sul mondo operaio di Sesto San Giovanni, ormai scomparso; tra il 2004 e il 2007 realizza diversi progetti con la Casa della carità per favorire l’ingresso della nuova struttura nel quartiere di Crescenzago, mettendo in comunione le narrazioni degli anziani del luogo con quelle degli stranieri Ospiti della Casa; nel 2011 con lo spettacolo Via Padova e oltre, allestito al Piccolo Teatro di Milano in collaborazione con l’Orchestra di Via Padova, restituisce le gioie e le fatiche della via più multietnica di Milano, via Padova appunto; nel 2012 rende omaggio alla figura di Padre David Maria Turoldo con lo spettacolo I volti della povertà. Negli ultimi anni radicalizza la sua vocazione al lavoro sul territorio, intercettando diversi contesti sociali – mondo della sanità, rifugiati politici, adolescenti – rispetto ai quali compie un’ importante operazione teatrale. Dopo un percorso di formazione teatrale porta questi semplici cittadini su un palco ove si assumono la responsabilità di dire. Ed ecco quindi il ciclo di M edicina narrativa, che ha portato eventi all’IEO – Istituto Europeo di Oncologia, all’Hospice Cascina Brandezzata, alla Comunità di recupero Alisei del CeAS, all’Università Bicocca; inoltre il Laboratorio annuale per rifugiati politici che ha prodotto Io, rifugiato politico nel 2014 e La voce dei rifugiati politici nel 2015, presentati al Teatro Officina e al chiostro del Piccolo Teatro; infine dà spazio agli adolescenti del quartiere che frequentano da anni il Laboratorio del Teatro Officina a loro dedicato, formandoli attorialmente fino a portarli all’inaugurazione della Casa della Memoria il 25 aprile 2015 con lo spettacolo Futuro aprile , all’interno di una collaborazione che da tre anni il Teatro Officina sviluppa con il Teatro ATIR-Ringhiera e il Teatro della Cooperativa (TTT – Tre Teatri di Territorio).
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La Casa dell’Accoglienza “Enzo Jannacci”
La Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci di viale Ortles 69 ha come primaria finalità istituzionale dare accoglienza temporanea a persone adulte in difficoltà.
Le persone ospitate vengono supportate mediante l’erogazione di servizi socio educativi e sanitari tesi a consentire l’acquisizione, a ciascun soggetto, della massima autonomia individuale.
Nella Casa vengono accolti 374 uomini e 100 donne e ogni anno, nel periodo dal 15 Novembre al 31 Marzo i posti vengono incrementati a 606. Gli ospiti della casa sono per il 25,01%, italiani e per il 74,09% stranieri.
La Casa Offre: mensa serale, docce, centro diurno, sale soggiorno con televisore, deposito bagagli e custodia valori, guardaroba, servizio lavanderia, biblioteca, servizio sociale e psicologico, servizio di assistenza sanitaria medica e infermieristica, servizio educativo. Offre inoltre attività di animazione culturale: cinema, musica, laboratorio di taglio e cucito, laboratorio di scultura, laboratorio per la realizzazione di arazzi, laboratorio per la realizzazione di gioielli. All’interno della Casa operano assistenti sociali, educatori, psicologo, psichiatra, medici, infermieri.
Dall’anno 2011 è in corso una profonda trasformazione della Struttura che l’ha portata ad abbandonare il precedente modello di Dormitorio pubblico per acquisire caratteristiche e contenuti propri di un centro polifunzionale per la popolazione adulta. Si è incrementato il numero degli operatori sociali (6 assistenti sociali, 6 educatori, 1 psicologo e 1 psichiatra) costituendo una equipe multidisciplinare che affronta in modo integrato i diversi aspetti della persona lavorando in “rete” con i Servizi pubblici e privati presenti sul territorio cittadino e con il volontariato singolo e associato. Su ogni persona che viene ospitata e che aderisca alla proposta, l’equipe sviluppa un progetto individualizzato che vede la persona, nelle sue diverse possibili aree, al CENTRO dell’intervento.
Se il clochard in senso classico è ormai stimabile solo nel 5% di tutti coloro che si rivolgono ai Centri di assistenza (ultimo rapporto dell’Osservatorio Regionale sull’Esclusione Sociale), anche alla Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci, che precedentemente si occupava quasi esclusivamente della grave emarginazione, sempre più si rivolgono ora persone escluse dal mercato del lavoro o che non vi sono mai entrate, che lavorano ma con una paga insufficiente o troppo saltuaria, persone indebitate, sfrattate, che rischiano di dormire in strada o che già hanno dovuto farlo. Sono persone con buone risorse individuali che possono, adeguatamente supportate dagli operatori sociali e dai servizi interni alla Casa, uscire dalla condizione di “povertà” nella quale molto spesso si trovano all’atto dell’ammissione. Negli ultimi quattro anni molti sono stati gli ospiti che hanno migliorato le loro condizioni, rispetto a quelle d’ingresso, nelle diverse aree che sono oggetto d’intervento da parte degli operatori sociali.
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CASA DELL’ACCOGLIENZA “ENZO JANNACCI”
Viale Ortles, 69 – Milano
20 dicembre 2015 ore 16.00
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INGRESSO LIBERO fino a esaurimento posti
Prenotazioni: info@teatroofficina.it – tel. 02.2553200