“Mi voleva Strehler” è il titolo della pièce che Maurizio Micheli presenta al Teatro Franco Parenti rinnovando un successo che, dal suo debutto nel 1978, lo ha gratificato (con più di mille repliche), di unanimi riconoscimenti. Strehler, nella rappresentazione è un deus ex machina sui generis, un dio invocato che non si materializza mai. È il ritratto ironico di un guitto che vive con disagio e frustrazione la condizione di attore di cabaret di terz’ordine fino al giorno in cui viene chiamato a sostenere un provino davanti a Strehler. E nell’attesa, la frustrazione lascia il posto alla “nevrosi da incontro”. L’attore, alla ricerca del giusto approccio col maestro, si esibisce in una divertente cavalcata di personaggi famosi presi dalla variegata realtà teatrale di quegli anni e dal mondo delle canzoni a cavallo fra il ‘60 e ‘70. Un affresco che tocca con magistrale abilità le corde del sentimento e dell’intelligenza con gli strumenti dell’affabulazione, della comicità, della satira graffiante.
“Quello che emerge, dice Maurizio Micheli, è lo scontro, l’incontro, il confronto di un piccolo uomo che si misura con il potere teatrale e spera di essere ammesso a corte”. Il monologo – perché di questo si tratta – è divertente, impegnato, dissacrante. Una grande prova d’attore quella di Maurizio Micheli ottimamente diretto dal regista Luca Sandri.
Un’occasione da non perdere per sorridere, ridere, riflettere.