Il sogno americano va in frantumi e nessuno si salva al Teatro Argentina di Roma dove è in scena (fino al 20 dicembre) Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller nell’acclamato allestimento diretto e interpretato da Elio De Capitani che sbarca nella Capitale dopo due anni di tournée in tutta Italia.
De Capitani interpreta il testo di Miller spiegando il fallimento del sogno americano e di un’intera nazione attraverso la parabola di Willy Loman, commesso viaggiatore pronto a tutto per vendere e per vendersi, in una storia personale che diventa collettiva e risuona prepotentemente attuale in questi anni fra sogni falliti e licenziamenti.
“Noi siamo quello che facciamo finta di essere” scriveva Kurt Vonnegat citato da Elio De Capitani che individua come tema centrale della Morte di un commesso non la menzogna, ma l’apparenza, “quel far finta” che non è altro che la perenne costruzione di noi stessi per come vogliamo apparire. “Ecco il prodigio, il prodigio di questo paese… che un ragazzo possa finire coperto di diamanti anche solo grazie alla sua popolarità, al suo sorriso!” sogna Willy cercando il suo riscatto dell’avvenente e fallito figlio Biff (il suo preferito) e finendo per proiettare prima nella famiglia e poi nella sua mente la sua illusoria e fallimentare rappresentazione.
Elio De Capitani regala anima e corpo al patetico Willy e al suo fallimento simbolo del crollo del sogno americano e dell’individuo incarnando la dicotomia fra l’essere e l’apparire nel tentativo mostrarsi migliore a sé stesso e agli altri, dissimulando la verità a sé stesso e agli altri.
Ma d’altra parte il fingere di essere qualcun altro è comune a tutti personaggi della famiglia Loman: anche i figli di Willy sono realmente diversi da quello che vogliono apparire: Biff (Angelo Di Genio) ex promettente stella del football americano è un fallito incapace di realizzarsi ed Happy (Marco Bonadei) è un incallito e squallido donnaiolo che persegue il sogno del padre.
Incapace di accettare e di trovarsi nella realtà, Loman, alle prese con l’ultimo giorno della sua vita, non distingue fra il presente e il passato, fra sogni e i ricordi che si materializzano nella sua mente e che De Capitani presenta attraverso alterazioni della voce, personaggi quasi spettrali e luci diverse in bilico fra realtà e sogno.
E se è in tutta l’ambivalenza umorale dei personaggi che Miller mostra impietosamente le debolezze umane, le loro insicurezze e le loro fragilità per cogliere con spietata attualità la consapevolezza di essere sé stessi e la volontà di apparire migliori e se lavoro è fallimentare, la famiglia è allo sfascio, solo la madre, Linda tenta di essere custode di un equilibrio ormai perduto preferendo il marito ai figli.
Morte di un commesso viaggiatore è uno spettacolo sublime e in cui la regia asciutta di De Capitani, sulle scene girevoli di Carlo Sala, mostra impietosamente l’attualità della parabola discendente nel dramma personale e universale di Willy Loman, pronto a tutto pur di vendere e vendersi. Impagabile, commovente e umanissimo Elio De Capitani nel ruolo di Willy Loman, dolente e tenera la Linda di Cristina Crippa, compagna d’arte e di vita di De Capitani), molto convincenti i due ex History boys nel ruolo di due falliti, volti diversi della stessa medaglia, Angelo Di Genio e Marco Bonadei, ma anche il resto della compagnia tra cui spicca Federico Vanni (Charlie).
Cast e spettacolo acclamati dal pubblico per il secondo degli spettacoli della serie Sconquassi americani al Teatro Argentina di Roma dopo Il prezzo di Miller con la regia di Massimo Popolizio che ha inaugurato la stagione e prima de Lo zoo di vetro di Williams in scena a maggio.