Andrea Rivera festeggia i 15 anni di attività artistica con The best(ia) of Andrea Rivera, il nuovo spettacolo in scena al Teatro Sala Uno di Roma dal 22 dicembre al 10 gennaio.
Un vero e proprio best of del poliedrico artista, attore e musicista romano che ha fatto della coerenza il suo stile di vita professionale: fra monologhi e canzoni, pezzi forti del suo repertorio e qualche novità, il cantastorie-stornellatore affiancato dal musicista Matteo D’Incà, chitarre e mandolino porta in scena il suo teatro-canzone. Per l’occasione Rivera sarà accompagnato sul palco da qualcuno di molto speciale, la sua deliziosa cagnetta Pigna, fedelissima compagna da oltre sette anni. Ecco che cosa ha raccontato Andrea Rivera del suo spettacolo.
Che cosa porterai sul palco in questa occasione?
Se Proietti porta i suoi cavalli di battaglia in scena, io porto i miei pony da difesa. Quindici anni di brani che mi hanno reso famoso e non famoso; porterò anche i brani che mi hanno portato maggiore soddisfazione, ma che forse sono ancora sconosciuti al pubblico come ad esempio la canzone sugli studenti universitari in cui racconto come l’unica facoltà a numero aperto sia la facoltà di non poter lavorare.
C’è un pezzo a te particolarmente caro?
Sono particolarmente legato a Pasolini che ricordo sempre anche in modo ironico anche attraverso i giochi di parole, come quello che ho fatto sui quartieri di Roma che mi ha fatto conoscere anche tra i pischelli che non mi conoscevano. Dopo 12 anni di televisione, fai qualcosa su YouTube e diventi famoso. Questo purtroppo è emblematico di come la televisione di oggi sia nulla rispetto agli anni in cui la facevo io.
Per che cosa ti piacerebbe essere ricordato e riconosciuto dal pubblico?
Mi piace essere ricordato e riconosciuto per l’onestà intellettiva. Non mi sono mai legato ad alcun partito politico, non ho mai avuto la tessera e questo è qualcosa che le persone mi riconoscono anche se non sono certamente un uomo di destra non sono nemmeno un uomo di questa pseudo sinistra per cui rimango un attore, un artista che fa il suo lavoro e picchia dove bisogna picchiare.
Io sono sempre stato coerente e spesso ne ho pagato le conseguenze. Sono sempre stato un uomo alla Lenny Bruce.
Quali sono i tuoi modelli artistici anche nel corso della tua evoluzione professionale?
A me interessa molto il lavoro di improvvisazione teatrale oltre che di scaletta fissa che non il testo scritto anche perché come dico sempre “mi annoio” e tendo a improvvisare con il pubblico. La parte migliore dell’artista di strada quale sono stato e quale mi sento sento esce quando riesco a interagire con il pubblico: l’interazione con il pubblico è la parte migliore dello spettacolo che fa divertire me e che fa divertire il pubblico. Ho sempre ammirato i giochi di parole, il teatro di Bergonzoni, il teatro sperimentale di Antonio Rezza, su come sorprendere lo spettatore con delle trovate sceniche oppure su come fare male con un pugno allo stomaco allo spettatore su come deve fare la satira.
E siamo davvero pochi che fanno satira come un pugno allo stomaco.
Tu nasci come artista di strada: come hai cominciato?
Forse ho cominciato per noia o per la volontà di comunicare con gli altri il mio disagio che è il disagio di tutti, sul lavoro o sull’amore prendendo in giro sé stessi. Di base io credo che un comico debba essere autoironico: se manca l’autoironia potrebbe anche entrare direttamente in banca. Nello spettacolo però non ci saranno riferimenti alla cronaca perché i miei brani sono sempre attuali e non ho necessità di attualizzarli: si parla della società sempre più appiattita e della mancanza di olfatto culturale in questo Paese.
Progetti per il futuro? Pensi al cinema ad esempio?
Mi piacerebbe fare cinema con chi sperimenta, ma in Italia non si vede nulla del genere. I giovani registi ci sono anche, ma le sceneggiature non sono all’altezza: mi sarebbe piaciuto interpretare il calciatore fallito di Un uomo in più di Paolo Sorrentino (ruolo andato al bravissimo Andrea Renzi), ma sono troppo bravo a giocare a calcio.
Potrei fare un film molto sperimentale con dialoghi surreali che nessuno mi produrrebbe: se la vera realtà viene rappresentata al cinema finisce per spaventare il pubblico. Forse in futuro potrò aprire un mio canale YouTube: se avrò voglia di farlo e avrò dei contenuti allora lo aprirò, ma senza costrizioni. Magari potrei tornare a fare il menestrello in strada e poi magari filmare tutto. Io credo in quello che faccio, mi piacerebbe ad esempio lavorare con Antonio Rezza, ma credo che ci sia sempre una seconda via d’uscita nella vita se non riesci a farlo e se non te lo fanno fare: io, male che vada andrò a giocare a pallone e fare l’allenatore dei bambini. È il mio sogno.
Appuntamento con Andrea Rivera al Teatro Sala Uno di Roma dal 22 dicembre al 10 gennaio.
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Orario spettacoli: ore 21- domenica ore 18
24 dicembre riposo, 1 gennaio riposo, 4-5-6-gennaio riposo
(calendario degli spettacoli: 22, 23, 25, 26, dicembre ore 21, 27 dicembre ore 18. 28, 29,30, dicembre ore 21, 2 gennaio ore 21, 3 gennaio ore 18 7, 8, 9 gennaio ore 21, 10 gennaio ore 18.)
Biglietto: intero euro 18, ridotto euro 13, tessera associativa 2 euro.
Speciale capodanno 31 dicembre ore 21
dopo lo spettacolo brindisi di mezzanotte con piccolo buffet
30 euro