Spettacolo liberamente tratto da Tingeltangel di Karl Valentin
Interpreti: Marco Ferraro, Lucia Messina, Gerardo Polito
Regia, musiche e luci: Paola Brolati
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Karl Valentin, alias di Valentin Ludwig Fey, fu personaggio assai noto nella fumosa Monaco della Weimarer Republik. Al Frankfurter Hof, dove nel 1908 ottenne un ingaggio quando iniziò a comporre i primi monologhi, conobbe Liesl Karlstadt, spalla fedele che avrebbe duettato con lui per molti anni anche in parti maschili e d’infante. Attore d’innovazione che si dedicò anche al cinema, venne incoronato da Brecht cantore dell’“inadeguatezza di tutte le cose, compresi noi stessi”. I suoi pezzi, brevi o lunghi, sono giocati su un humour volto a creare cortocircuiti esistenziali di spiazzante comicità e connesso a giochi di parole, reiterazioni linguistiche, nonsense, procrastinazioni e azioni interrotte d’esilarante effetto.
Come ci ricorda Paola Brolati, regista e attrice mestrina, Valentin (pronunciato alla bavarese, Falentin) fu esponente principale del cabaret tedesco, “quello con la k e la doppia t finale”, apparentemente privo di senso, ma celante in realtà mirate satire sociali. Facciamo fatica a comprenderne la portata, assuefatti come siamo da un’idea televisiva di spettacolo grossolana rispetto all’originale, nato in teatro o in luoghi dove si poteva farlo, alla presenza di intellettuali, artisti e liberi pensatori. Ecco allora che, per cercare di assaporarne le atmosfere vintage del kabarett, il Teatro Fuoriposto propone tre giovani interpreti rimasti così tanto affascinati dai testi valentiniani da rielaborarli in un collage narrativo. Marco Ferraro, Lucia Messina e Gerardo Polito danno vita al classico triangolo amoroso attraverso alcuni dei pezzi più famosi. Lui, lei e l’altro, con in mezzo un mare di sentimenti surreali, come i caratteri descritti. Di lancinante attualità il Teatro dell’obbligo, riflessione sulle sale vuote – nulla di nuovo sul fronte occidentale; tutta giocata sul “mi scrive, non mi scrive”, patologia che affligge tanti innamorati al tempo dei social, Lettera d’amore; precursore di interminabili attese ai customer service Il rilegatore Wanninger; pura stupidità L’acquario e Il pompiere trombettiere. Marco Ferraro è abile nell’immedesimarsi nella parte del tontolone, mentre Gerardo Polito si distingue per l’eccellente mimica facciale. Entrambi però, vuoi la tensione della prima, vuoi la difficoltà intrinseca dei lazzi verbali, si lasciano sfuggire alcune imprecisioni nel recitato, facendo magari intendere una parola che non doveva essere quella. Lucia Messina primeggia invece per versatilità e inventiva perché, se imposta Lettera d’amore su toni altalenanti, espressione dello scarto tra lo scritto e il pensato, è ne Il finimondo che riesce a ritagliarsi un successo personale di tutto rispetto, dimostrando di sapersi immergere con intensità particolare nella partitura dei movimenti accostati con sapienza al testo, su cui peraltro non inciampa mai. Paola Brolati cura la parte tecnica, fatta di musiche atemporali e di luci per lo più fisse, e partecipa a un iniziale siparietto ben costruito con gli attori. L’invito che mi sento di rivolgere loro è quello di arricchire lo spettacolo, approfondendo lo studio dei personaggi e sviluppandone ulteriormente le potenzialità comiche.
Passate le rappresentazioni del 13 dicembre al Teatro Fuoriposto, Tingeltangel. Kabarettiamo Valentin si potrà rivedere al ristorante Il Palco a Mestre il 15 dicembre alle 21.30 e all’Officina gastronomica Taulà dei Bos a Cibiana di Cadore il 19 dicembre, luoghi non di teatro, ma che si prestano appieno, grazie ai loro semplici interni lignei, ad ospitare tale progetto.