Ci sono degli impresari teatrali che possiamo definire ”buoni samaritani” perché riescono a distrarre la gente dalle quotidiane preoccupazioni e dai tanti problemi di cui è intessuta la vita e riesce a regalargli un paio d’ore di distrazione, di divertimento, di sorrisi, di risate (che spesso hanno carattere liberatorio). Questi imprenditori hanno capito che avrebbero riempito la sala in tempi anche per loro così magri offrendo, come fa il cinema (con il cinema panettone), quel che la gente richiede: il teatro-panettone. Prendono allora una commedia di sicura presa come “Toccata e fuga” dell’inglese Derek Benfield e il successo è assicurato.
L’autore ha scritto questa commedia attingendo agli stilemi del vaudeville, della farsa, della commedia dell’arte giù fino a Plauto tenuti insieme dall’autoironia tipica dell’humour inglese. “Toccata e fuga” è la classica commedia degli equivoci in cui le situazioni comiche si sprecano. Si gioca sulla falsariga dell’alternarsi di intrighi amorosi, scambi di coppie attraverso situazioni paradossali. I dialoghi esilaranti, la gestualità volutamente eccessiva, l’azione frammentata, il ritmo recitativo accelerato e la mimica farsesca contribuiscono a spingere al massimo dei giri il meccanismo comico. Non mancano i colpi di scena e l’alternarsi repentino di stati d’animo che tengono sulla corda lo spettatore. Commedia brillante, dicevamo, anche se dopo la prima mezz’ora il senso del dejà vu riesce a condizionare lo spettatore più smagato che si trova d’un tratto oltre i confini del divertimento. Se vogliamo cercare un messaggio è quello dell’ambivalenza, del gioco della maschera che tutti noi mettiamo e togliamo secondo le circostanze ed è così frequente il gioco che alla fine non sappiamo più quale è la maschera, quale il volto. Pirandello, con altro stile, ce l’ha insegnato.
“Toccata e fuga” è una commedia piena di sorprese. Non vi raccontiamo dunque la trama, altrimenti che sorpresa è.
Belle, semplici e funzionali le scene composte di cinque quinte (quanti sono i personaggi) che si aprono e si chiudono come gigantesche porte a seconda dei personaggi e delle imbarazzanti situazioni in cui si trovano coinvolti. E in scena solo un divano rosso a forma di labbra (che già la dice lunga…) collocato al centro.
Questo genere teatrale funziona solo se gli attori riescono a rendere credibili le storie rappresentate. Nel caso di specie gli attori sono bravissimi sia nel ritmo, nei toni, nella gestualità, nelle posture. Sono Cinzia Spanò, Vera Castagna, Gloria Anselmi, Gigi Sammarchi e, nella duplice veste di attore e regista Marco Vaccari.