Baciamo le mani (The Gagfather) – scene tragicomiche di malavita disorganizzata è uno spettacolo geniale. Luis Cao, Juanfran Dorado, Jony Elías e Fidel Fernàndez sono allo stesso tempo quattro mafiosi da film dell’orrore e quattro inconsueti poliziotti che danno loro la caccia, in un’ambiguità mai svelata che è già promessa di risate. Un’impresa teatrale resa possibile dall’incredibile capacità degli attori di cambiare costumi e scenografia, movenze e tono di voce, in tempi impercettibili dal pubblico. La compagnia spagnola degli Yllana porta ancora una volta a Rifredi, e per le prime e uniche date in Italia, una proposta innovativa, che trasforma il teatro mantenendone alta la qualità e con le orecchie tese ad ascoltare le nuove esigenze della platea. Le parole, di cui siamo quotidianamente sommersi, sono ridotte al minimo, per esaltare la gestualità e i giochi scenici di luci e colori; nel silenzio, ogni suono, ogni immagine acquistano un’evidenza unica, che basta a costruire una trama esilarante. Una pistola, una lampadina, un muretto e lo spettatore è già dentro la storia: il tentativo senza fine della legge di rincorrere la malavita, con tutti gli inciampi, i calcoli sbagliati e l’immoralità imperante a mettere i bastoni tra le ruote.
L’espressività quasi caricaturale, i cambi di costume velocissimi, quelli scenografici in tempo reale, il semplice, ineguagliabile umorismo da film muto rendono Baciamo le mani uno spettacolo unico, curato nei minimi dettagli e nei più brevi momenti scenici, in cui la confidenza dell’attore con ciò che lo circonda è più che mai fondamentale e anche il coinvolgimento del pubblico, discreto e piacevole, non cade mai nella banalità. Anche le finzioni più iperboliche, i giochi di prestigio più facilmente sbugiardabili sono accesi dalla luminosa disinvoltura degli attori spagnoli, che, come capita agli artisti di mestiere, si sentono a casa ovunque siano.
La messa in ridicolo dell’ambiente mafioso – e non solo di questo – è sapientemente congegnata, in perfetto equilibrio tra comicità pura e parodia sferzante. Gli Yllana creano un teatro universale, che attira pubblico di tutte le età e ad ognuna regala qualcosa di diverso: dietro le gag c’è una critica intelligente al sistema corrotto, una leggera citazione della cinematografia americana e una dose ben razionata di black humor. Baciamo le mani fonde l’originalità tecnologica con la natura eterna della finzione, rintracciando gli elementi originari dell’arte scenica, dalle maschere all’eccesso sapiente di gestualità, e l’artificio è libero di lasciarsi alle spalle ogni superstizione esuberante, ogni caratterizzazione ottusa. In un progetto teatrale di questo genere, il mafioso non parla siculo né italo-americano e il poliziotto non è imbranato per antonomasia, quanto per esigenza scenica. Scrollatosi di dosso orpelli convenzionali, lo spettacolo può lanciarsi in una caricatura sfrenata delle debolezze dell’uomo, della sua natura intimamente pigra e corrotta. Ma il gusto amaro lo si percepisce dopo, a sipario chiuso, accorgendosi che nessuna maschera sarà più surreale e agghiacciante di un malavitoso in carne e ossa. Un pugno nello stomaco dopo una grassa mangiata.