La magia delle marionette di Podrecca ha incantato per mezzo secolo il pubblico di cinque continenti e ammaliato i romani, adulti e bambini, che gremivano il Teatro di Roma fino all’ultimo ordine di palchi.
Il racconto dell’avventurosa famiglia nella quale “nessuno aveva il senso della realtà e tutti erano fantasiosi”, si alterna a filmati dell’Istituto Luce e alla riproposizione di numeri strepitosi con le marionette originali restaurate. Sul grande ponte di legno si opera a vista, muovendo agili i fili che imprimono ai pupi di legno movimenti armonici e sincronizzati con la musica.
Vittorio Podrecca, trasferitosi da Cividale del Friuli a Roma per studiare giurisprudenza, coltivava la passione per la musica, ereditata dal padre, l’“avvocato fantasma” che trascurava le aule del Tribunale per suonare in giro, e dallo zio Vittorio che dilapidò metà delle sostanze per assistere alla prima dell’Aida al Cairo nel 1870. Affascinato dai burattini di Leningrado, il giovane Vittorio si dedicò a questa forma espressiva cui conferì dignità artistica, rielaborandola in chiave innovativa e moderna, fondando nel 1914 il “Teatrino dei Piccoli” nell’ex scuderia di Palazzo Odescalchi a Roma.
È l’inizio di un’epopea affascinante, alimentata dallo spirito imprenditoriale e dall’afflato sperimentale di Vittorio, il cui genio creativo era orientato a dare dignità teatrale agli spettacoli dei suoi piccoli attori “dalle teste di legno”, capaci tuttavia di esprimersi con le storie, i gesti, la voce, la musica. Elegante e distinto, con i suoi tondi occhialini guarda lontano e precorre i tempi, intuendo nuove forme di spettacolo quali il musical e il varietà, in cui le marionette si esibiscono accompagnate da musiche e cantanti dal vivo: la marionetta musicale nel teatro di figura è stata universalmente riconosciuta come un prodotto italiano. Per le rappresentazioni, permeate dalla personalità creativamente fantasiosa e maniacalmente accurata di Podrecca, venivano reclutati decine di artisti dalle più quotate famiglie di marionettisti italiani.
Nelle leggendarie tournée in tutti i continenti si muovevano centinaia di persone tra marionettisti, musicisti, cantanti, tecnici e centinaia di casse contenenti marionette e materiale scenico, stivate in treni e bastimenti per esibirsi ovunque, nei piccoli centri e nelle corti reali.
Artisti che hanno caratterizzato il Novecento sono stati conquistati dalla Compagnai dei Piccoli: Charlie Chaplin li definì “geniali”, per Fortunato Depero erano “l’incarnazione della poetica futurista”, di Greta Garbo un manichino assunse le sembianze, e poi D’Annunzio, la Duse, Maurice Ravel, Paul Valery e Arturo Toscanini che li riteneva “un fenomeno unico nella storia dell’arte teatrale, piacciono a tutti”. Nel 1940, la guerra li sorprese a New York, da dove raggiunsero l’Argentina con il sostegno di Toscanini, restandovi fino al 1951, lontani dalle famiglie ma travolti da un entusiasmo incontenibile.
Perfezione artigianale, ingegno e creatività produssero un patrimonio artistico di immenso valore, costituito da oltre 1240 marionette, centinaia di riduzioni liriche e in prosa, opere liriche create appositamente, favole, caricature, bozzetti folcloristici, registrazioni audio e video, costumi, arredi di scena, fondali, elementi tecnici. Quando nel ’64 la Compagnia si sciolse dopo la morte di Vittorio nel ’59 e la crisi finanziaria, tutto ciò imboccò la strada del magazzino, affidato nel 1979 al Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia per intervento della Regione. Nel 2015, Barbara Della Polla ed Ennio Guerrato di Cassiopea Teatro hanno effettuato un intervento di restauro con un finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha consentito di riportare in scena numeri celeberrimi del repertorio classico: i Divisionisti, Bill Boll Bull, gli Struzzi, la Rumba, il soprano Sinforosa Strangolini che emette acuti che le fanno allungare vertiginosamente il collo e il pianista Piccolowsky che esegue una virtuosistica sinfonia che gli fa vibrare la zazzera bianca.
Sono voci di bambini a gridare “bravi” a scena aperta, per un’emozione senza tempo.