In scena al Teatro India di Roma fino al 24 gennaio, Valter Malosti affronta per la prima volta Pirandello e sceglie Il berretto a sonagli, uno dei testi più convincenti e celebri del drammaturgo di Girgenti.
“…forse la più perfetta commedia di Pirandello” secondo Leonardo Sciascia, Il berretto a sonagli rivisto da Malosti, che ne firma allestimento e regia e che riserva il ruolo di Ciampa, non è un allestimento qualsiasi: Malosti parte innanzitutto dalla prima redazione di A birritta ccu ‘i ciancianeddi, testo dialettale scritto per l’attore Angelo Musco e mai dato alle stampe, ma ritrovata solo nel 1965 per liberare la commedia dagli stereotipi a volte consunti e fin troppo noti.
Al centro della vicenda la gelosissima Beatrice (bravissima e nevrotica Roberta Caronia) e di Ciampa, entrambi traditi dai rispettivi consorti: ma se Ciampa accetta la relazione della procace e giovane moglie e del cavalier Fiorìca, a patto che nessuno nel paese possa affermare che lui sia a conoscenza della tresca conservando la sua rispettabilità, Beatrice sceglie di smascherare i due. “È facile simulare la pazzia, basta gridare in faccia a tutti la verità” argomenta Ciampa costringendo la donna a fingersi pazza per salvare le apparenze.
La struttura è identica al testo, già ben noto, ma l’adattamento di Malosti è a tratti più duro, quasi feroce e antimaschilista, accentuando differenze piuttosto incisive che consentono al regista non solo di approfondire la tematica pirandelliana, ma anche di ridefinire i caratteri fino a cogliere in Beatrice Fiorìca la coprotagonista della commedia insieme a Ciampa.
Cinico e molto divertente, questo Berretto non si limita certo a parlare solo di “corna”, ma svela la dicotomia forma-vita della poetica di Pirandello anche attraverso la celebre dissertazione di Ciampa sul destino e sui pupi e sull’uso delle tre corde di cui disponiamo, la civile, la pazza, la seria.
La scena (di Carmelo Giammello) essenziale, ma quasi visionaria con un pavimento inclinato a scacchi, un divanetto e uno specchio deformante, ospita una serie di corpi in rivolta intrappolati nella società e nei suoi intrinsechi schemi.
L’approccio a Pirandello approfondisce il recupero dei classici da parte di Malosti che era cominciato con La scuola delle mogli di Molière (in scena anche a Roma al Valle prima dell’occupazione) e in un certo senso l’autore-regista torinese coglie in Ciampa una sorta di tragica continuità con altri personaggi classici: fondatore della compagnia Teatro di Dioniso, Malosti è sempre volto a un percorso in bilico fra tradizione e ricerca che si concentra sull’emozione e sugli attori.
Coadiuvato da un’ottima compagnia, che include Paola Pace (la Saracena e Donna Assunta), Vito Di Bella (Fifi), Paolo Giangrasso (il delegato Spanò), Cristina Arnone (Fana), Roberta Crivelli (la moglie di Ciampa), Malosti riserva per sé con convinzione la maschera tragica e farsesca di Ciampa lo scrivano.
“Colgo nella pièce un carattere visionario, e un andamento da farsa nera come in Molière. Ciampa è per me un buffone tragico, come il Nietsche di Ecce homo e l’Arnolphe de La scuola delle mogli” spiega Malosti che imprime ritmo e dinamismo farsesco ed eversivo al classico pirandelliano confrontandosi con un altro classico dopo il successo de La scuola delle mogli in scena al Valle prima dell’occupazione.
La nuova rivisitazione d’autore di Malosti, che s’inserisce nel segmento Stagione Classici? Mai così moderni (insieme a O di Uno O di Nessuno di Gianluigi Fogacci e ai Giganti della montagna secondo Roberto Latini (16/28 febbraio) prosegue la sua tournée 2016 a Lecco (teatro della Società il 30 gennaio), a Torino (teatro Gobetti, 2 – 7 febbraio), Lugano (sala Teatro LAC di Lugano, il 23 e 24 febbraio), a Savigliano (Teatro Milanollo il 26 febbraio), a Cremona (Teatro Ponchielli, 8 e 9 marzo), a Gualdo Tadino (Teatro Don Bosco il 10 marzo).