Avveniristico e lirico. L’autore Filippo Gili immagina la vita oltre la morte, ma non apre spiragli su ipotetiche e fantasiose realtà ultraterrene. Affronta, invece, il tema in termini dirompenti, mettendoci di fronte al ritorno alla vita attraverso l’amore assoluto e impetuoso dei familiari.
Tutto inizia come un conviviale incontro tra fratelli, che chiacchierano in modo estemporaneo intorno a un tavolo. La disposizione delle poltrone su due lati opposti della sala inserisce il pubblico all’interno della scena.
Spontanei, naturalmente estroversi, due sorelle e un fratello esprimono punti di vista e si motteggiano reciprocamente usando un fraseggio moderno ma non banale, colorito ma denso di significati. Il quarto è taciturno, occhi a terra e aria pensosa. Interpellato, ammette di attraversare un momento di travaglio interiore, poiché l’evoluzione scientifica nel centro di ricerca dove lavora deve essere testata sull’essere umano, riportando in vita una persona defunta, ma solo per un’ora. Con un linguaggio scientifico che cerca di districarsi tra terminologia tecnica e concetti surreali, il giovane tenta di sintetizzare agli esterrefatti fratelli i traguardi raggiunti con i colleghi scienziati. Il soggetto designato dalla sorte sarà il loro padre, deceduto da 7 anni.
Sconcerto, paura, angoscia, incredulità. Buio in sala, un timer scandisce i minuti, una flebile luce illumina un uomo anziano su una sedia cibernetica, affiancato dal figlio scienziato, gli altri sul lato opposto si stringono alla madre.
Inizia un colloquio in sordina, che man mano veicola esternazioni d’amore e scariche di aggressività, nostalgia e rancori repressi. In un’ora affiora tutto ciò che non è stato detto in una vita. L’esperimento ha riappacificato gli animi dei congiunti o ha innescato nuovi conflitti? Forse la vita rimane un mistero insondabile, e un secondo addio è devastante.
Massimiliano Benvenuto, Silvia Benvenuto, Vincenzo De Michele, Vanessa Scalera esprimono con estrema verosimiglianza tutto il registro dei sentimenti che legano figli e genitori. Michela Martini è dolente e amorevole nel ruolo della madre, Ermanno De Biagi ha l’aria spaesata di chi davvero arriva da un altro mondo. Il pubblico partecipa empaticamente e fa propri gli interrogativi di fronte a un simile imprevedibile evento.
La scrittura di Filippo Gili è agile, e realistica, scandaglia l’animo umano nel profondo e fa esprimere tutta la gamma di emozioni. La regia di Francesco Frangipane asseconda il testo con delicatezza.
Lo spettacolo, che debutta in prima nazionale, è il terzo della Trilogia di Mezzanotte di Filippo Gili diretta da Francesco Frangiapne, che affronta le grandi tematiche esistenziali, cioè la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio, in ambito familiare.
A seguire andranno in scena a ritroso il secondo e poi il primo capitolo: Dall’alto di una fredda torre (16-21 febbraio) e Prima di andar via (23-28 febbraio) dal quale Michele Placido ha tratto la trasposizione cinematografica presentata al TFF – Torino Film Festival nel 2014.
Lo spettacolo è il risultato di una residenza creativa realizzata con Teatro dell’Orologio e Carrozzerie N.O.T., col quale si avvia la terza stagione di Dominio Pubblico, rassegna di teatro e danza contemporanea che offre una vetrina ad artisti non ancora conosciuti, da quest’anno aperta anche alla sperimentazione musicale, con un calendario che si protrarrà fino al 30 aprile.
Dominio Pubblico 2016, oltre alla consueta collaborazione con Argot Studio e Teatro dell’Orologio, è realizzato col contributo di 20chiavi Teatro e Spazio Mat di Viterbo, Jobel Teatro di Rieti e con la compagnia OperaPrima di Latina. Affianca la programmazione artistica nei vari spazi teatrali il progetto Dominio Pubblico-Under 25 realizzato in collaborazione con il Teatro di Roma, laboratorio attivo delle nuove generazioni.