produzione ELLEDIEFFE S.r.l.
di Eduardo De Filippo
In scena la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
con (in o.a.) Carolina Rosi, Viola Forestiero, Nicola Di Pinto, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Gianfelice Imparato, Massimo De Matteo, Carmen Annibale, Paola Fulciniti, Gianni Cannavacciuolo, Giovanni Allocca
scene Gianmaurizio Fercioni
costumi Silvia Polidori
musiche Nicola Piovani
luci Stefano Stacchini
aiuto regia Norma Martelli
aiuto scene Olivia Fercioni
aiuto costumi Pina Sorrentino
regia Luca De Filippo
Durata: 2h, intervallo compreso
————–
“Noi andiamo avanti sempre. In teatro c’è un motto: la morte chiama vita, perché sennò vincerebbe due volte”. Questo diceva, Luca De Filippo. Il suo ultimo spettacolo, Non ti pago del padre Eduardo, ha continuato ad andare in tournée anche quando lui ha dovuto fermarsi. Adesso arriva al Teatro della Pergola, da martedì 12 a domenica 17 gennaio, e vede in scena, nel ruolo di Ferdinando Quagliuolo che fu di De Filippo, Gianfelice Imparato. I due debuttarono insieme 35 anni fa, nel 1981, proprio alla Pergola con la prima Compagnia dell’attore e regista scomparso il 27 novembre scorso. Nel ruolo di Concetta, la moglie di Quagliuolo, Carolina Rosi, vedova di De Filippo. Massimo De Matteo è l’antagonista Mario Bertolini.
Non ti pago è commedia tra le più brillanti del repertorio eduardiano, che lo stesso drammaturgo napoletano definì “una commedia molto comica, che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto”. Esasperate contese, dispute surreali e grottesche maledizioni per una grande e drammaticamente divertente opera sui sogni, le vincite al lotto, le superstizioni e le credenze popolari.
Eduardo scrisse Non ti pago nel 1940 per sé nella parte di Ferdinando Quagliuolo e il fratello Peppino in quella dell’antagonista Mario Bertolini, con la sorella Titina nel ruolo della signora Quagliuolo. Inserita in un primo tempo nel volume Cantata dei giorni dispari, la raccolta dei testi più drammatici, soltanto in un secondo momento fu trasferita nella Cantata dei giorni pari, la parte ‘più leggera’ dei testi di Eduardo, se così si può dire. Con questa messinscena Luca De Filippo continuava il lavoro di approfondimento sulla drammaturgia del padre, tornandovi dopo averla già proposta 25 anni fa, nella Stagione 1989/1990. La sua Compagnia portava così avanti il percorso specificatamente tematico iniziato nella stagione 2013/2014 con l’allestimento di Sogno di una notte di mezza sbronza, che ne costituisce il prologo naturale. Secondo la tradizione del teatro e del mondo dello spettacolo e secondo quello che era il desiderio di Luca De Filippo, il suo ultimo spettacolo come attore e regista non si è fermato. Alla Pergola da martedì 12 a domenica 17 gennaio andrà in scena con Gianfelice Imparato nel ruolo che fu di De Filippo padre e figlio, Ferdinando Quagliuolo.
“Quando mi chiamò dalla clinica ancora si rideva e si scherzava”, racconta Imparato, “mi chiese di sostituirlo perché non voleva fermare la Compagnia a causa del suo malore. Feci la prima sostituzione il 22 novembre e poi purtroppo, come si sa, le cose sono precipitate… Noi abbiamo debuttato insieme proprio al Teatro della Pergola con la prima Compagnia di Luca De Filippo: lo spettacolo era La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta, con la regia di Eduardo De Filippo, agli inizi di gennaio dell’81. Lì finì la Compagnia di Eduardo e iniziò la Compagnia di Luca. È davvero emozionante ritornare oggi alla Pergola, da dove cominciammo questo nuovo percorso del teatro.”
Ferdinando Quagliuolo, personaggio ambiguo e surreale, una scheggia del carattere di Eduardo nei suoi aspetti più duri, descritti dall’autore senza pietà verso se stesso, vive tra sogno e realtà. Gestore di un botteghino del lotto a Napoli, è un accanito giocatore, eccezionalmente sfortunato. Al contrario, Mario Bertolini, interpretato da Massimo De Matteo, suo impiegato e futuro genero, decifrando i sogni, colleziona vincite su vincite. Al fianco di Quagliuolo, la moglie Concetta, interpretata da Carolina Rosi, vedova di Luca De Filippo.
“Ferdinando Quagliuolo è un visionario”, interviene Gianfelice Imparato, “la drammaticità è data proprio dalla visionarietà del personaggio: un uomo che non vuole accettare la realtà che gli sta di fronte. Non esiste forse niente di più drammatico di chi sogna, ma che si ritrova invece a sbattere duramente contro la realtà che lo riporta con i piedi per terra. Non ti pago è lo shock del sognatore che deve fare i conti con ciò che sogno non è”.
Un giorno, Mario Bertolini vince una ricca quaterna di quattro milioni delle vecchie lire datagli in sogno proprio dal defunto padre del suo datore di lavoro. Accecato da una feroce invidia, Don Ferdinando si rifiuta di pagargli la vincita e rivendica il diritto di incassare la somma per sé. Egli sostiene che lo spirito di suo padre avrebbe commesso un involontario scambio di persona, recandosi per errore nella vecchia abitazione della famiglia Quagliuolo dove ora risiede il giovane Bertolini.
“Napoli è ancora legata a questa scaramanzia”, commenta Imparato, “vissuta proprio nella quotidianità. Quando accade qualche evento singolare, subito ‘si danno i numeri’: si cerca una numerologia che corrisponda a quei fatti accaduti e da cui magari si possa trarre una vincita o un beneficio. Ancora i più anziani sono bravi a trarre dei numeri giusti, mentre prima questo compito era relegato all’impiegato della ricevitoria: andavano le persone, gli raccontavano cosa avevano sognato e lui desumeva i numeri. Però l’estrazione avveniva una volta alla settimana ed era un evento”.
Non ti pago si sviluppa quindi intorno ai vari tentativi di Don Ferdinando di appropriarsi del biglietto vincente. Una commedia della più pura produzione eduardiana, con l’intelligente ironia propria dei De Filippo, rappresentati oggi dal solo Luigi. “Ultimamente ci vedevamo più spesso”, ricorda a proposito del cugino Luca, “a legarci era l’affetto, la stima e l’impegno nel tramandare l’arte di famiglia, con il suo umorismo amaro. Con quella parte agra della comicità che non fa soltanto ridere, fa anche riflettere. Io e Luca con determinazione e coraggio l’abbiamo preservata, rinnovata, facendo diventare questo lavoro una missione”.
————–
Intervista a GIANFELICE IMPARATO
di Angela Consagra da Pergolainsala
Ferdinando Quagliuolo, il suo personaggio in Non ti pago, che tipo è?
“Ferdinando Quagliuolo è un visionario. Eduardo stesso scriveva che questa commedia era stata inserita in un primo tempo nel volume Cantata dei giorni dispari – la raccolta dei testi più drammatici – e soltanto in un secondo momento è stata trasferita nella Cantata dei giorni pari, la parte più leggera dei testi di Eduardo, se così si può dire. In Non ti pago la drammaticità è data proprio dalla visionarietà del personaggio: un uomo che non vuole accettare la realtà che gli sta di fronte. Non esiste forse niente di più drammatico di chi sogna, ma che si ritrova invece a sbattere duramente contro la realtà che lo riporta con i piedi per terra”.
Eduardo De Filippo descriveva infatti Non ti pago come “una commedia molto comica che secondo me è la più tragica che io abbia mai scritto”…
“Sì, il testo mantiene questa doppia anima: c’è una vena più triste – come in tutte le opere della Cantata dei giorni dispari – e una più comica, tipica delle commedie d’arte come quelle della Cantata dei giorni pari. È lo shock del sognatore che deve fare i conti con ciò che sogno non è”.
La tematica del gioco, il fatto di sopravvalutarne gli effetti, è una problematica che tocca ancora le nostre vite?
“Non direi che è tanto attuale, semplicemente per il fatto che il gioco all’epoca in cui Eduardo ha scritto questo testo, e anche per molti anni dopo, era qualcosa legato all’onirico e appunto al sogno. Con 100 lire si poteva sognare una settimana intera perché c’era il tempo dell’attesa di quella unica possibile vincita; oggi al contrario assistiamo ad estrazioni del lotto continue, nascono lotterie a ogni piè sospinto e i gratta e vinci proliferano a dismisura… C’è stato un imbarbarimento del senso del gioco, che attualmente è legato solo alla questione del denaro, in chiave quasi volgare e drammatica. Oggi il gioco è una tassa occulta sulla povera gente che spera di ribaltare la propria situazione, lo Stato lucra sul gioco. Lo spirito scaramantico, e anche molto semplice, della fortuna che può arrivare quando meno te lo aspetti forse si è un po’ perso…”
Però il sogno abbinato al gioco ancora a Napoli vince…
“Napoli è ancora legata a questa scaramanzia vissuta proprio nella quotidianità. Quando accade qualche evento singolare, subito ‘si danno i numeri’: si cerca una numerologia che corrisponda a quei fatti accaduti e da cui magari si possa trarre una vincita o un beneficio. Ancora i più anziani sono bravi a trarre dei numeri giusti, mentre prima questo compito era relegato all’impiegato della ricevitoria: andavano le persone, gli raccontavano cosa avevano sognato e lui desumeva i numeri. Però l’estrazione avveniva una volta alla settimana ed era un evento”.
È difficile riuscire a far ridere il pubblico?
“Non è tanto difficile, se si recita un’opera ben scritta. E questo testo lo è! La comicità ha i suoi tempi: una battuta comica se viene detta con il tempo sbagliato non sortisce nessun effetto. Si può dire che la comicità sia una sapiente miscela di scrittura e musicalità. E la ricezione della comicità cambia di città in città, a seconda del luogo in cui ci si trova: nella nostra Penisola paradossalmente i pezzi di Eduardo raccolgono risate meno plateali proprio nella provincia di Napoli perché quelle battute appartengono già alla memoria collettiva del luogo. È come per i film di Totò e Peppino: le battute le conosciamo a memoria e ci strappano ancora un sorriso. Invece fuori da Napoli certe battute mantengono un effetto clamoroso perché non sono state ancora metabolizzate e dunque appaiono come delle forti novità”.
Che emozione è stata, per Lei, raccogliere l’eredità di Luca De Filippo in scena?
“È un sentimento molto profondo e quasi violento. Quando mi chiamò dalla clinica ancora si rideva e si scherzava; mi chiese di sostituirlo perché non voleva fermare la Compagnia a causa del suo malore. Feci la prima sostituzione il 22 novembre e poi purtroppo, come si sa, le cose sono precipitate… Noi abbiamo debuttato insieme proprio al Teatro della Pergola con la prima Compagnia di Luca De Filippo: lo spettacolo era La donna è mobile di Vincenzo Scarpetta, con la regia di Eduardo De Filippo. Eravamo in scena al Teatro Quirino a Roma con la Compagnia di Eduardo e il pomeriggio provavamo proprio La donna è mobile, con cui debuttammo alla Pergola agli inizi di gennaio dell’81. Lì finì la Compagnia di Eduardo e iniziò la Compagnia di Luca. È davvero emozionante ritornare oggi alla Pergola, da dove cominciammo questo nuovo percorso del teatro”.
————–
Noi, maestri di umorismo amaro
di LUIGI DE FILIPPO
Era ammalato, lo sapevo, ma non immaginavo fosse così grave. Mio cugino Luca se n’è andato il 27 novembre scorso, e io sono rimasto l’unico dei De Filippo. Una grande responsabilità mi sento adesso sulle spalle, ma anche un senso di vuoto.
Ultimamente ci vedevamo più spesso. A legarci era l’affetto, la stima e l’impegno nel tramandare l’arte di famiglia, con il suo umorismo amaro. Con quella parte agra della comicità che non fa soltanto ridere, fa anche riflettere. Io e Luca con determinazione e coraggio l’abbiamo preservata, rinnovata, facendo diventare questo lavoro una missione.
Qualche anno fa fummo entrambi invitati al Quirinale per ricevere un’onorificenza dal Presidente della Repubblica, e nel vederlo gli chiesi: “Luca, avresti mai immaginato che un giorno saremmo stati convocati qui per ricevere un riconoscimento?”. Lui: “Sì, perché ce lo meritiamo”.
È vissuto di teatro con me. Quando ci incontravamo non si parlava che di questo e dei nostri progetti. Era da poco stato nominato direttore dell’Accademia d’arte drammatica del Teatro Nazionale di Napoli, e ne era assai contento perché avrebbe lavorato al San Ferdinando, il teatro di papà Eduardo, e avrebbe avuto un ulteriore modo di trasmettere alle nuove generazioni la tradizione e la lingua napoletana a cui teneva molto. “Abbiamo una memoria tanto estesa da non poterla trascurare”, diceva.
Qualche ora prima di morire, Luca ha raccomandato alla sua Compagnia di attori, in replica a Civitavecchia con Non ti pago, di non fermarsi, di continuare a recitare qualunque cosa fosse accaduta. E così è andata.
Ci ha lasciati un degno erede della cultura partenopea. Il lutto non è soltanto di Napoli, ma di tutto il teatro italiano. Quando sarò in scena con Miseria e nobiltà penserò a lui. Il pubblico alla fine applaudirà e io sentirà Luca vicino. Perché è parte di me.
————–
BIGLIETTI
Prezzi
INTERI
€ 32,00 PLATEA ● € 24,00 PALCHI ● € 16,00 GALLERIA
Ridotti (escluso domenica)
OVER 60
€ 28,00 PLATEA ● € 20,00 PALCO ● € 14,00 GALLERIA
UNDER 26
€ 20,00 PLATEA ● € 16,00 PALCO ● € 12,00 GALLERIA
SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e mercoledì)
€ 25,00 PLATEA ● € 18,00 PALCHI ● € 13,00 GALLERIA
————–
BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola, via della Pergola 30, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su http://www.boxol.it/TeatroDellaPergola/IT/?A=137703 e tramite la App del Teatro della Pergola.
Circuito regionale Boxoffice.