di Eschilo
traduzione Monica Centanni
con Elisabetta Pozzi (Clitemnestra), Angela Pagano (Prima Corifea), Gaia Aprea (Atena), Giacinto Palmarini (Oreste), Anna Teresa Rossini (Pizia), Paolo Serra (Egisto)
e con Fabio Cocifoglia (Secondo Corifeo), Paolo Cresta (Quarto Corifeo, Servo), Francesca De Nicolais (Seconda Corifea), Patrizia Di Martino (Cilissa, Nutrice), Gianluca Musiu (Terzo Corifeo, Pilade, Hermes), Federica Sandrini (Elettra), Dalal Suleiman (Terza Corifea), Enzo Turrin (Sentinella, Primo Corifeo)
e con le danzatrici della compagnia Körper Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Elena Cocci, Sara Lupoli, Marianna Moccia, Rossella Fusco
scene Maurizio Balò
costumi Zaira de Vincentiis
coreografie Noa Wertheim
musiche Ran Bagno
luci Gigi Saccomandi
suono Hubert Westkemper
adattamento vocale Paolo Coletta
video Alessandro Papa
regia Luca De Fusco
produzione Teatro Stabile di Napoli / Teatro Stabile di Catania
Durata: 1h e 50’ (intervallo compreso)
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Al Teatro della Pergola prosegue l’allestimento di grande impegno di Luca De Fusco per uno dei massimi capolavori di tutti i tempi, l’Orestea di Eschilo. Dopo l’Agamennone, l’unica trilogia del teatro greco a essere sopravvissuta fino ai giorni nostri viene messa in scena integralmente con le ultime due tragedie Coefore ed Eumenidi, presentate in un unico spettacolo dal 2 al 7 febbraio. Nel ricchissimo cast Elisabetta Pozzi interpreta Clitemnestra, Angela Pagano è la Prima Corifea, Gaia Aprea è Atena, Giacinto Palmarini è Oreste. Con loro in scena anche sei danzatrici della compagnia Körper.
Un’opera d’arte totale, uno spettacolo di parole, musica, danza e tecnologia per tracciare il passaggio dalla società arcaica, intrisa di crudeltà e sottomessa al volere imperscrutabile delle divinità, a una società moderna dove le Eumenidi garantiscono la giustizia, esercitata dal tribunale dell’Areopago.
L’Orestea di Eschilo diretta da Luca De Fusco è uno spettacolo dal forte impatto che restituisce alla scena la grande opera del teatro greco sull’istituzione della legge contro la vendetta, della legalità contro l’arbitrio della violenza, tematiche e conflitti che attraversano anche il nostro presente. Un’opera che affonda le radici nella tradizione mitica dell’antica Grecia suddivisa in tre episodi: dall’assassinio del re Agamennone da parte della moglie Clitemnestra, alla vendetta, dieci anni dopo, del loro figlio Oreste che uccide la madre e il suo amante Egisto, fino alla persecuzione del matricida da parte delle Erinni e alla sua assoluzione da parte del tribunale dell’Areopago. Dopo l’Agamennone, l’unica trilogia del teatro greco a essere sopravvissuta fino ai giorni nostri viene qui messa in scena integralmente con le ultime due tragedie Coefore ed Eumenidi, presentate in un unico spettacolo dal 2 al 7 febbraio. Nel ricchissimo cast Elisabetta Pozzi interpreta Clitemnestra, Angela Pagano è la Prima Corifea, Gaia Aprea è Atena, Giacinto Palmarini è Oreste. Con loro in scena anche sei danzatrici della compagnia Körper. Una tragedia classica che si avvale, come nel teatro greco, della parola, del canto, della danza, a definire un linguaggio di teatro totale. La partitura è curata dal compositore israeliano Ran Bagno e mescola modernità e melodia, oriente e occidente. Su questo tappeto sonoro preciso e avvolgente si muovono le sensuali e misteriose coreografie di Noa Wertheim, direttrice della Vertigo Dance Company: alle danzatrici della compagnia Körper è affidata una parte del Coro. La recitazione è anti retorica, asciutta, con un accorto uso dell’amplificazione diretta Hubert Westkemper.
“Questa avventura dell’Orestea era già iniziata nel 2014”, spiega Elisabetta Pozzi, “con l’Agamennone per la regia di Luca De Fusco messo in scena al Teatro Greco di Siracusa, così come Eumenidi che invece erano firmate dal regista Daniele Salvo. Io interpretavo sempre Clitemnestra, un personaggio che vale la pena di affrontare in maniera totale. Anche in questa versione che adesso stiamo proponendo continuo ancora ad accorgermi quanto questa figura femminile sia talmente grande e talmente piena, proprio dal punto di vista della scrittura. Le opere che appartengono all’età classica greca hanno la capacità di presentare i personaggi come se fossero dei monoliti, degli individui che non si spostano più di tanto dalle loro convinzioni e senza nessuna psicologia. Diventa allora estremamente interessante riuscire a capirlo fino in fondo”.
Uno spettacolo classico e contemporaneo che rinnova lo stile di teatro/video già realizzato dal regista Luca De Fusco in Vestire gli ignudi (2010), Antigone (2012) e Antonio e Cleopatra (2013). Un’Orestea tecnologica che parte dall’archeologia per arrivare a un tempo avveniristico, e ha la sua forza visiva nella scenografia di Maurizio Balò: una grande porta metallica che si apre e chiude sul fondo nero della reggia di Argo, che diventa anche schermo per proiezioni in diretta, con campi e controcampi, di luoghi, ingrandimenti di volti e apparizioni fantasmatiche; il palcoscenico in pendio è ricoperto di sabbia lavica che, spazzata, oltre a rivelare resti di colonne, oggetti, e mostra al centro un lungo schermo di volta in volta tappeto, striscia di sangue, tomba. Ed è sempre dalla rena arcaica che affiorano, da dei tombini, alcuni personaggi, tra bagliori di fiamme e luci colorate. Gli attori sono vestiti da Zaira de Vincentiis con costumi tra classicità e fantascienza.
“Tutta la trilogia dell’Orestea ruota intorno al discorso della giustizia”, prosegue l’attrice, “il termine nike, non a caso, viene usato sia dal Coro che da Clitemnestra. Nell’ultima scena delle Euminidi, dove Atena costituisce il grande tribunale, si affronta questo tema in relazione agli uomini e si afferma di come sia necessario mettere in mano agli uomini il proprio destino. Clitemnestra è dentro a tutto questo discorso: nelle Euminidi appare perfino come un fantasma… Si tratta di un personaggio immenso, uno dei più grandi mai scritti in una trilogia”.
Le Coefore che danno il titolo alla seconda tragedia dell’Orestea, sono le portatrici di libagioni per i morti, che si recano sulla tomba di Agamennone, ucciso da Clitemnestra e da Egisto, cugino del marito e suo amante. Oreste, dieci anni dopo l’omicidio del padre Agamennone, torna ad Argo e, su ordine di Apollo, porta a compimento la propria vendetta, dando la morte alla madre Clitemnestra e al suo amante Egisto.
Le Erinni, invece, sono le dee che impersonano la vendetta, chiamate anche Eumenidi (ossia “le benevole”) quando erano in atteggiamento positivo. In quest’ultima parte della trilogia viene narrata la persecuzione delle Erinni nei confronti di Oreste, che culmina nella celebrazione di un processo presso il tribunale dell’Areopago. Tale giudizio, che vede le Erinni stesse come accusatrici, Apollo come difensore e Atena a presiedere la giuria, termina con l’assoluzione di Oreste, grazie al voto di Atena.
“Tutti i personaggi classici stanno fuori dalla quotidianità”, conclude Elisabetta Pozzi, “anche se alla fine si arriva a capire quanto invece il nostro vivere quotidiano si innesti proprio su questi grandi problemi dell’essere umano. In particolare, il problema del potere per una donna è più attuale che mai: alla fine oggi quante Clitemnestra in giro ci sono che reagiscono? L’aspetto veramente grande e affascinante è il modo in cui tutta questa materia viene gestita: è poesia lirica, una poetica in cui tutto viene sublimato. Possiamo rivedere la Storia come dentro un film e così facendo la allontaniamo da noi e la esorcizziamo”.
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Intervista a ELISABETTA POZZI
di Angela Consagra da Pergolainsala
Che cosa l’ha convinta a scegliere di essere in questo spettacolo?
“Questa avventura dell’Orestea era già iniziata nel 2014 con l’Agamennone per la regia di Luca De Fusco messo in scena al Teatro Greco di Siracusa, così come Eumenidi che invece erano firmate dal regista Daniele Salvo. Io interpretavo sempre Clitemnestra, un personaggio che vale la pena di affrontare in maniera totale. Anche in questa versione che adesso stiamo proponendo continuo ancora ad accorgermi quanto questa figura femminile sia talmente grande e talmente piena, proprio dal punto di vista della scrittura. Le opere che appartengono all’età classica greca hanno la capacità di presentare i personaggi come se fossero dei monoliti, degli individui che non si spostano più di tanto dalle loro convinzioni e senza nessuna psicologia. Anche nelle messinscene più schizofreniche o particolari, alla fine il personaggio è sempre quello, non occorre aggiungere altro. Diventa allora estremamente interessante riuscire a capirlo fino in fondo”.
Clitemnestra è una figura femminile decisamente forte…
“È una donna ferocissima, perfino magnifica nella sua vena di follia che è legata alla follia della stirpe. L’aspetto forse più affascinante di Clitemnestra è la sua lucidità; Eschilo le ha dato in mano la spada: prima in tutte le rappresentazioni classiche che raffiguravano Agamennone, Clitemnestra ed Egisto c’era sempre Egisto armato che andava ad uccidere Agamennone, sia pur con la complicità di Clitemnestra. Eschilo invece ha fatto proprio di lei un’assassina, la donna che ha infilato la spada nel corpo del marito e di Cassandra, la sua amante. Tutta la trilogia dell’Orestea ruota intorno al discorso della giustizia: il termine nike, non a caso, viene usato sia dal Coro che da Clitemnestra. Nell’ultima scena delle Euminidi, dove Atena costituisce il grande tribunale, si affronta questo tema in relazione agli uomini e si afferma di come sia necessario mettere in mano agli uomini il proprio destino. Clitemnestra è dentro a tutto questo discorso: nelle Euminidi appare perfino come un fantasma… Si tratta di un personaggio immenso, uno dei più grandi mai scritti in una trilogia”.
Il viaggio che un’attrice compie nella storia che racconta il personaggio è un viaggio interiore?
“Sì, indubbiamente. Si trascorre un pezzo di vita insieme al personaggio che ti suggerisce delle indicazioni e ti dà degli impulsi: pensi, per esempio, a come sarebbe potuta essere la tua reazione nella realtà rispetto a quello che un personaggio compie. Clitemnestra ne combina di tutti i colori, quindi devi trovare il giusto modo per rapportarti con un personaggio così feroce ed estremo, quasi una ‘terrorista’ si potrebbe dire… È vero che lei ha alle spalle gli dei che pretendono quel sangue, però Clitemnestra è anche una donna che vuole il potere. Questo aspetto mi incuriosisce molto: in fondo perché soltanto i maschi devono lottare? Clitemnestra di se stessa dice: “Io non mi piego; io lo dico davanti a tutti e non lo nego: quello sono stata proprio io a farlo…” Sono pensieri interessanti, che inducono alla riflessione; ogni personaggio, se viene letto in questa direzione, costituisce un viaggio”.
Che sfida è interpretare una figura femminile che è fuori dalla quotidianità?
“Tutti i personaggi classici stanno fuori dalla quotidianità, anche se alla fine si arriva a capire quanto invece il nostro vivere quotidiano si innesti proprio su questi grandi problemi dell’essere umano. In particolare, il problema del potere per una donna è più attuale che mai: alla fine oggi quante Clitemnestra in giro ci sono che reagiscono? L’aspetto veramente grande e affascinante è il modo in cui tutta questa materia viene gestita: è poesia lirica, una poetica in cui tutto viene sublimato. Possiamo rivedere la Storia come dentro un film e così facendo la allontaniamo da noi e la esorcizziamo. In uno spettacolo di Luca Ronconi in cui io interpretavo Elettra, si affermava l’impossibilità di rappresentare il tragico ai giorni nostri perché ci si impelaga nella quotidianità: la capacità di compiere certi gesti assoluti, in grado di diventare mito, si affievolisce”.
Siamo abituati a vederla interpretare comunque dei personaggi carismatici; che cosa deve avere un personaggio per incuriosirla?
“È da un po’ di tempo che non stavo all’interno di una grande compagnia di un teatro stabile, con un progetto classico dal punto di vista progettuale. In genere più che al personaggio guardo al testo e all’idea nel suo complesso. Come attrice hai bisogno di affrontare continuamente nuove sfide e l’idea generale che ruota attorno ad un progetto diventa fondamentale per aiutarti a decidere se imbarcarti in un nuovo spettacolo. Nel corso di questi anni ho interpretato così tanti personaggi: in passato sono stata perfino Amleto…”
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BIGLIETTI
Prezzi
INTERI
€ 32,00 PLATEA ● € 24,00 PALCHI ● € 16,00 GALLERIA
Ridotti (escluso domenica)
OVER 60
€ 28,00 PLATEA ● € 20,00 PALCO ● € 14,00 GALLERIA
UNDER 26
€ 20,00 PLATEA ● € 16,00 PALCO ● € 12,00 GALLERIA
SOCI UNICOOP FIRENZE (martedì e mercoledì)
€ 25,00 PLATEA ● € 18,00 PALCHI ● € 13,00 GALLERIA
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BIGLIETTERIA
Teatro della Pergola, via della Pergola 30, 055.0763333 biglietteria@teatrodellapergola.com.
Orario: dal lunedì al sabato dalle 9.30 alle 18.30.
Online su www.teatrodellapergola.com e tramite la App del Teatro della Pergola.
Circuito regionale Boxoffice.