liberamente ispirato all’opera di Pier Paolo Pasolini
canzoni di Fabrizio De Andrè
drammaturgia e regia Giorgio Gallione
con Neri Marcorè
voci e chitarre Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini
arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
collaborazione alla drammaturgia Giulio Costa
produzione Teatro dell’Archinvolto
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Nelle ultime stagioni Neri Marcorè ha molto frequentato il teatro musicale, esplorando tra l’altro Gaber e i Beatles e costruendo spettacoli che guardano sia al teatro civile che alla bizzarra giocosità del surreale. Dopo Eretici e corsari, Un certo Signor Ge Beatles Submarines, dunque, Marcorè si prepara ad affrontare De Andrè, «anche se non è né uno spettacolo su De Andrè, né su Pasolini».
Con “Quello che non ho” siamo di fronte ad un anomalo, reinventato esempio di teatro canzone che, ispirandosi a due giganti del nostro recente passato prova a costruire una visione personale dell’oggi.
Nel 1963 Pier Paolo Pasolini con La rabbia , poema filmico che intreccia analisi politica a vibrante invettiva, costruisce una personale visione del mondo di quegli anni insieme lucida e beffarda, affettuosa e spietata. Tra il 1973 e il 1976 escono sulle colonne dei principali giornali italiani, alcuni scritti di Pasolini, che saranno poi raccolti in Scritti corsari, Si tratta di una raccolta di interventi il cui tema centrale è la società italiana, i suoi mali, le sue angosce. Nell’arco del decennio che va dal 1965 e 1975 esco i maggiori album di Fabrizio De Andrè da cui sono tratte le canzoni dello spettacolo. Marcorè trae ispirazione proprio da lavoro di Pasolini e da quello di De Andrè per dar vita ad un opera che, pur non avendo ricercatezza filologica, è senz’altro piena di gratitudine verso la profondità del lavoro dei due artisti.
Marcorè ricorda che mentre aspettava di entrare al concerto di De Andrè a Napoli ha letto, per la prima volta, le fulminanti pagini degli Scritti Corsari, il ricordo fa da cornice a un percorso in cerca di idee e ideali. Iniziando con Se ti tagliassero a pezzetti il marchigiano intesse una trama in cui le canzoni di Fabrizio De Andrè fanno da contrappunto a delle riflessioni sulle questioni cruciali del nostro tempo come il consumismo e lo sfruttamento dei bambini e delle risorse naturali. Lo spettacolo si conclude con Canzone per l’estate alla quale segue una riflessione sulle lucciole, che a differenza di come diceva Pasolini, non si sono estinte, e sono qui a ricordarci che la bellezza e la speranza non devono mai scomparire.