Quattro attori dietro e davanti la scena. Funamboli sulla sottile linea che divide il cabaret dal teatro più aulico, un genere teatrale dall’altro, un periodo storico del teatro dal suo successivo, in un caleidoscopio vulcanico di emozioni, storie e gag, che non lascia fiato allo spettatore, per donargli quel respiro di secoli che soffia da ogni palcoscenico teatrale. La vicenda ha la sua genesi in un surreale teatro dell’Eden, si evolve nella tragedia greca, Edipo e gli altri simboli universali della storia umana vengono enunciati inscenati deformati da inusuali prospettive, su su fino alla sacra rappresentazione medievale e così via negli altri momenti che hanno contraddistinto un’epopea di bellezza e vita vissuta nella rappresentazione o meglio rappresentazione vissuta più intensamente della vita stessa dietro al purpureo sipario. La lente scherzosa, deformante, dissacrante del cabaret nel trattare la materia sacra del teatro in qualche modo personifica la natura scherzosa, imberbe di un figlio nel narrare le gesta di un antico ed illustre padre, da cui si emancipa conoscendolo, lo rende grottesco sfiorandone le altezze sublimi, non lo supera se non apprendendo e confrontandosi con esso, ironicamente e implacabilmente soprattutto verso di sé. Il figlio Edipo del cabaret non uccide il padre se non dimenticandolo, cosa che non avviene in questa divertente e pensata messinscena, che si struttura appunto sull’immenso debito di chi ama e non può non amare il teatro in tutte le sue forme e poliedriche possibilità.
Una performance spassosa, rocambolesca e creativa, accompagnata dalle musiche nostalgiche e circensi dell’attore Maurizio Dosi e della sua fisarmonica.
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con Roberto Aielli, Maurizio Dosi, Laura Rioda, Raffaele Spina
regia di Roberto Aielli e Raffaele Spina
musiche originali di Maurizio Dosi