L’omaggio a Giorgio Gaber prende forma attraverso le parole di Maria Laura Baccarini e la musica di Régis Huby che al Piccolo Eliseo di Roma hanno portato in scena Gaber, io e le cose.
Spettacolo – concerto (un concerto vero e proprio in realtà) nato da un’idea di Maria Laura Baccarini e Elena Torre, Gaber, io e le cose ripercorre un percorso intimo e personale ricavato dalla ricchissima produzione di Gaber privilegia la vena più intellettuale e romantica dell’autore-intellettuale gettando uno sguardo sull’uomo, sulle relazioni con l’altro sesso e con l’amore, senza tralasciare il rapporto con lo stato e la società.
La Baccarini, una carriera nel teatro musicale prima di arrivare una dimensione più intima con sperimentazioni musicali e letterari, si dimostra artista sensibile e duttile, offre il meglio di sé nell’interpretazione toccante e introspettiva delle canzoni in un concerto che si addice agli spazi raccolti del Piccolo Eliseo.
Impressionante l’accompagnamento del violinista francese Régis Huby, improvvisatore, compositore e produttore che passa con nonchalance dal repertorio classico alle improvvisazioni del jazz contemporaneo francese alle prese con un esaltante pizzicato in scena. La dimensione intima del racconto si alterna alle interpretazioni delle canzoni più teatrali proponendo una serie di perle della produzione Gaber-Luporini: si va da Io e le cose a Verso il terzo millennio, da L’impotenza a Polli d’allevamento, La massa, L’illogica allegria, L’uomo muore, Guardatemi bene, ma anche Il luogo del pensiero o Cerco un gesto naturale che si alternano ad alcuni estratti del Gaber in prosa fino all’immancabile Non insegnate ai bambini.
“È rischioso usare la poesia? Definire un linguaggio ‘poetico’, oggi, è come nascondersi dietro qualcosa che il mondo moderno tende a definire con un’altra parola: ‘incomprensibile’ – ha spiegato l’attrice parlando della costruzione del suo spettacolo – Gaber e Luporini, per fortuna, dimostrano esattamente il contrario. Il titolo di questo concerto, Gaber, io e le cose, oltre a citare la mia canzone preferita, dice in sintesi quello che Gaber rappresenta per me: attraverso le parole scritte da lui insieme all’inseparabile Sandro Luporini, metto a nudo l’essere umano dei nostri tempi, il suo cuore, la sua identità persa e ritrovata, analizzando in modo un po’ spietato le sue responsabilità. C’è la mia vita, la mia coscienza, la mia speranza, la fede nell’UOMO nonostante tutto” ha concluso la cantante raccogliendo un bel successo personale.