Non è certo la Napoli dei bassi d’oggi quella che viene rappresentata nella commedia di Eduardo, ma se leggiamo Saviano o osserviamo la realtà, quella d’oggi ne è stretta parente, o secondo alcuni figlia degenere. Ma veniamo alla commedia.
Eduardo, nel “Sindaco del rione Sanità” ci presenta Antonio Barracano – riconosciuto, rispettato e temuto boss del rione che vuole riappacificare, evitare spargimenti di sangue e il ricorso ai tribunali. Uomo rigoroso, scontroso e a suo modo giusto amministra la giustizia secondo la “propria equità”, fa da giudice conciliatore, dà consigli e aiuti ai poveri cristi del quartiere pur sapendo che vivono nell’illegalità. L’estrema sfiducia nelle Istituzioni lo spinge a questa forma di autocrazia filantropica, di illegalità umanitaria. Opera nelle vesti di supplente dello Stato avendo lui stesso, in gioventù provato l’inconsistenza delle strutture legali.
Eduardo, in questo suo capolavoro, crea un personaggio dal fascino dolente e malinconica saggezza. Un monumento di solitudine ma carico di simpatia umana. Non c’è ombra di cinismo né di arroganza nel suo bagaglio umano. Ma quando – dopo aver tentato di portare pace tra un figlio e il padre cinico e malvagio – viene da quest’ultimo accoltellato, capisce che assieme alla vita, anche la sua missione è giunta al termine. La scena finale vede il braccio destro del boss (il medico che ha sempre curato clandestinamente le vittime dei fatti di sangue) venir meno alla promessa fatta di continuare la sua opera di mediazione. Il medico, unico personaggio positivo della commedia, si ribella ad una prassi che autorigenera la delinquenza. Basta continuare a proteggere chi delinque e mettere tutto a tacere per evitare vendette. Vale la pena continuare ad aiutare questa gente, si chiede? “Noi possiamo rivalutare le nostre azioni ma solo dicendo la verità. Non si può costruire la giustizia se non con il rispetto della legge “Non è ancora giunto – dice – il tempo per un mondo che sia meno rotondo ma un poco più quadrato”.
Accurata nelle varie articolazioni la regia di Marco Sciaccaluga. Molto belle le scene di Guido Fiorato, i costumi di Zaira de Vincentis e assolutamente funzionali le musiche di Andrea Nicolini e il disegno luci di Sandro Sussi.
Impeccabili gli attori tutti meritevoli di essere menzionati ed applauditi. In particolare ricordiamo l’intensa interpretazione di Federico Vanni nel ruolo del Dottore, e poi Maria Basile Scarpetta, Gennaro Apicella, Massimo Cagnina, Angela Ciaburri, Orlando Cinque, Gino De Luca, Federica Granata, Cecilia Lupoli, Rosario Giglio, Luca Iervolino, Marco Montecatino, Gennaro Piccirillo, Pietro Tammaro.
Ma veniamo alla grande prova di attore di Eros Pagni. La sua interpretazione è indimenticabile, forse la più importante della sua carriera. È padrone della scena, perfetto nelle intonazioni, dà il giusto ritmo alla rappresentazione. Ascoltatelo nel monologo del secondo atto in cui racconta della remota vendetta contro Gioacchino il guardiano carogna, un delitto giovanile che condizionerà don Antonio per il resto della vita. E nel finale questo mostro di bravura riesce ancora una volta ad emozionare gli spettatori che gli tributano una vera ovazione.
Spettacolo assolutamente da non perdere.