Nella fanciullezza nascono tutti i sogni. E tutti i sogni di Leo sono ben conservati in un armadio enorme che domina la scena. Sportelli, tiretti e ante segrete custodiscono gli studi e le ali per volare, le “diverse machine et altre cose”, i giochi e i progetti avveniristici, perfino i desideri inconfessati (come quello di una madre mai conosciuta). Un armadio insieme ordinato e stravagante, plastica rappresentazione dell’ingegno di Leonardo da Vinci. “Leo”, in scena fino al 20 febbraio al Teatro Argentina di Roma, racconta la singolare regressione del genio rinascimentale: ormai vecchio e malato, ospite del re Francesco I al castello di Clos-Lucé, Leonardo si è “rinfacciullito”, è tornato bambino. E questo succede proprio quando Leonardo sta per rivelare al monarca il “segreto dei segreti”. Per farlo “rinsavire” il re francese chiama a corte i suoi compagni d’infanzia, Tommaso e Lisa (che il mondo conoscerà come la Gioconda), ma le cose non andranno come sperato né saranno come sembrano.
Una parete d’armadio e un letto a baldacchino, null’altro in scena. Eppure sul palco si sprigiona una sorprendente varietà di immagini (grazie alla potenza creativa della regia di Francesco Frangipane, delle scene di Lorenzo Terranera e delle luci di Giuseppe Filipponio): appaiono casette sugli alberi e funivie, barche e cascate di foglie secche, una magia continua che materializza esperimenti e ricordi personali, citando e realizzando le invenzioni di Leonardo. Un estro visuale che non rimane astratto dal racconto, ma che invece è al servizio di una drammaturgia (di Luisa Mattia e Alberto Nucci Angeli) solida e multiforme, e di una squadra d’attori (i bravissimi Vincenzo De Michele, Beatrice Fedi, Arcangelo Iannace e Silvia Salvatori) che sa modulare con straordinaria fluidità ogni registro, tenendo lo spettacolo su una linea di galleggiamento perfetta, in cui s’intersecano aperture poetiche, raffinato divertimento e leggerezza pedagogica.
Lo spettacolo, la cui bellezza sa parlare ad adulti e bambini, come hanno dimostrato i battimani a scena aperta e il lungo applauso finale, è una produzione del Teatro di Roma (da un’idea di Alberto Nucci Angeli e Lorenzo Terranera) e fa parte della rassegna “Il teatro fa grande!”, un articolato programma di spettacoli e progetti per “spettatori da 0 a 99 anni”. Il cartellone prevede quattro nuove produzioni, sei ospitalità, ben 119 tra recite e numerosi laboratori gratuiti per insegnanti e studenti. Tra i numerosi eventi segnaliamo al Teatro Argentina “Dieci storie così” (21-23 marzo), opera-dibattito sulla legalità da un’idea di Giulia Minoli per la regia di Emanuela Giordano; “La Cenerentola” di Gioachino Rossini (dal 26 aprile al 29 maggio), una favola riversata in musica eseguita dall’Associazione Musicale Europa InCanto; il “Carosello Italiano” (2-5 giugno) del Laboratorio Integrato Piero Gabrielli, che fa incontrare attori professionisti e interpreti diversamente abili per raccontare l’identità nazionale attraverso storie, canzoni e pantomime. Tra le rappresentazioni al Teatro India, invece, segnaliamo il vincitore del Premio Scenario Infanzia 2014 “Fa’afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” (2-3 aprile), per la regia di Giuliano Scarpinato, cui si affianca “Astronave51” (16-17 aprile), altro spettacolo finalista della medesima edizione e liberamente ispirato a un romanzo di Philip Dick, scritto e diretto da Caterina Carpio e Alice Palazzi.