Marco Paolini torna al Teatro Puccini di Firenze con uno spettacolo dedicato a Jack London. Vestendo i panni dello scrittore americano, Paolini racconta la corsa all’Oro di fine ‘800 e il Grande Nord americano attraverso appassionanti storie di uomini e cani.
“Ballata di uomini e cani” non è solo un viaggio nella natura selvaggia ed estrema del Grande Nord. Questo spettacolo è un vero e proprio viaggio nella natura umana. Rapporto uomo- natura, sopravvivenza, riscatto sociale ed economico, sono infatti solo alcuni dei temi presenti nei racconti che Marco Paolini porta in scena. Il drammaturgo da l’ennesima dimostrazione delle sue eccezionali doti narrative, trascinando il pubblico sulle montagne aurifere, in riva ai grandi fiumi e nelle foreste, alla scoperta di storie che mettono a nudo l’essenza dell’essere umano. I cani sono protagonisti dei racconti, ma il loro rapportarsi al padrone è il filtro che ci permette d’indagare la natura umana con le sue tensioni, ambizioni e debolezze.
Macchia è un cane da slitta dai grandi occhi neri, tenero e buffo. È con ironia e vivacità che Paolini descrive come questo cane, del tutto inadatto al ruolo che la natura gli ha riservato, riesca sempre a ritrovare la strada di casa, anche quando il padrone prova a sbarazzarsene. Bastardo, invece, è il protagonista del secondo racconto. London lo definisce “un demonio” ed in effetti la sua è un’esistenza mossa dall’odio verso il suo padrone. Un odio ricambiato, che da origine ad una lotta all’ultimo sangue, durante la quale il pubblico è tenuto col fiato sospeso. Ma la vita sa prendersi gioco di chi la vive e così sarà l’amore, per loro, a rivelarsi la vera minaccia. L’ultimo racconto ad andare in scena è Preparare un fuoco. Qui a farla da padrona è l’istinto di sopravvivenza. Un uomo si aggira nel gelido Klondike, in compagnia del suo husky. E’ lì in cerca di un futuro migliore, ma ad attenderlo troverà l’indifferenza della natura.
La restituzione sul palco di queste storie è estremamente brillante. Paolini è coinvolgente, ironico, pungente e può contare sull’accompagnamento musicale di Lorenzo Monguzzi (chitarra e voce), Angelo Baselli (clarinetto) e Gianluca Casadei (fisarmonica). Quello che va in scena è un vero e proprio viaggio musicale. I tre, infatti, non solo accompagnano la narrazione con ballate, ma completano il racconto attraverso effetti sonori, che lo rendono ancor più vivace ed accattivante.
La scenografia ha le tonalità delle taverne frequentate dai cercatori d’oro. Sa di polvere e di vita. Sa di sogni in attesa. Paolini è circondato da barili d’acciaio e fusti di plastica, tanti da contenere il quantitativo di alcol che London si è scolato nella sua vita. Anche le luci spingono l’attenzione verso il narratore, così come la macchina da scrivere che sovrasta la scena.
Avventura, libertà, speranze, vita e morte. Nei suoi racconti Jack London traccia i contorni di una natura spietata e indifferente. Storie affascinanti, che parlano di uomini d’altri tempi. Ma Paolini non rinuncia ai richiami all’attualità e al termine dello spettacolo ricorda i tanti viandanti che ancora oggi si muovono in cerca di un futuro migliore mettendo a rischio la propria vita. Così, dopo aver catalizzato per ben due ore l’attenzione del pubblico, facendolo divertire ed emozionare, Paolini chiude con un invito alla riflessione, dimostrando ancora una volta il suo impegno nel teatro civile.