Commedia di Noel Coward
Produzione DIANA OR.IS
———
Noel Coward scrive un testo ironico per sollevare lo spirito della gente martoriata dalla guerra. Siamo durante la seconda guerra mondiale e la commedia va in scena nel 1941 al Piccadilly Theatre di Londra.
Charles, un famoso scrittore inglese sposato in seconde nozze con Ruth, invita a casa sua una coppia di amici e la medium Madame Arcati, per fare una seduta spiritica al fine di conoscere il mondo dell’occulto, ma qualcosa va storto e compare lo spirito della prima moglie di Charles, Elvira, che non vuole più andarsene. E allora inizia il trambusto: scherzi, misteriosi accadimenti in casa, oggetti spostati o cambiati, incidenti alle persone, stato confusionale di lui che vede e parla col fantasma, incomprensione e malintesi tra i coniugi perché i discorsi s’intrecciano con quelli della moglie viva che non capisce certe risposte. Purtroppo le intenzioni di questo spirito sono malefiche per Charles, perché lei lo vuole con sé nell’aldilà, per cui manomette i freni della sua auto per farlo morire. Ma chi usa per prima l’auto è Ruth, la seconda moglie, che rimane vittima di un incidente mortale. A questo punto gli spiriti che vagano per casa sono due, in lotta tra loro, fino a costringere Charles ad andarsene.
Portare in palcoscenico un testo che contempla anche la presenza del soprannaturale non è cosa semplice, comunque ieri più di oggi, visti i progressi della tecnologia. Il regista Fabio Grossi ha messo in moto il suo spirito creativo rendendo tangibile anche ciò che non lo è, usando la tecnica del video mapping, proiezioni che si trasformano ai limiti della magia, facendo interagire dei contenuti video su uno sfondo non completamente costruito, per definire ambienti interni ed esterni, mostrare nel contempo ciò che succede fuori dalle finestre (pioggia, vento, sole) e dentro il salotto di casa, evidenziare dettagli, far comparire e scomparire figure ed oggetti. È una tecnica cinematografica applicata per la prima volta al teatro di prosa, per dare concretezza e credibilità, ma anche per creare meraviglia e
stupore. Ed è l’unico modo di portare in palcoscenico i fantasmi, che appaiono e scompaiono a loro piacimento, fluttuano leggeri per l’aere, si siedono ovunque, cambiano gli oggetti secondo i loro gusti, interagiscono non visti coi presenti e conversano con chi li vede.
In più in questa pièce spesso le immagini dei fantasmi prendono forme concrete, perché interpretati da due attrici che si muovono tra gli umani, camminando, sedendosi, usando oggetti, oppure trasportate da strutture mobili che le lasciano a mezz’aria e allora si creano situazioni visivamente stupefacenti e teatralmente esilaranti. Colpi di scena, equivoci e battibecchi, forte caratterizzazione dei personaggi, perfetto incastro di battute, magistrale tenuta del palcoscenico, ritmo, brillantezza della recitazione: ecco le peculiarità di questo spettacolo portato in scena dalla brava compagnia d’attori, capeggiata da un magistrale Leo Gullotta che con la sua vorticosa recitazione e abilità attoriale sprigiona verve comica nella veste seriosa e composta di Charles.
Permeati d’ironia caricaturale tutti gli attori: Rita Abela è Edith, una cameriera tondetta ed ipercinetica che arriva sempre di corsa e cammina al rallentatore in presenza del padrone, Federica Bern è Ruth, la logorroica seconda moglie, Betti Pedrazzi è Madame Arcati, una medium plateale ed imponente dalle discutibili ed improbabili arti magiche, Chiara Cavalieri è Mrs. Violet Bradman moglie ingenuotta e “nu poco cecata” del dottor George Bradman interpretato da Sergio Mascherpa, Valentina Gristina è la biondissima Elvira, ovvero il fantasma della prima moglie.
Azzeccati i costumi della Sartoria Tirelli, perfette riproduzioni vintage, belle e originali le scene di Ezio Antonelli, valorizzate da un ottimo disegno luci, appropriate le musiche di Germano Mazzocchetti.