Annamaria Grossi, diplomata alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala e perfezionatasi al Teatro Bolshoi, entra a far parte del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala divenendo in breve tempo Prima Ballerina. Realizza una brillante e intensa carriera, danzando da protagonista innumerevoli ruoli classici e moderni. Lavora con i più grandi coreografi di fama internazionale come Nureyev, Bortoluzzi, Balanchine, Cranko, Amodio, Spoerli, Fascilla e Pistoni. Vincitrice del premio “Positano per la danza”, lavora in compagnia anche con Carla Fracci in “Le Perì”, “Giselle” e “Cenerentola”. Docente e membro giurato in numerosi stage e concorsi internazionali, dal 2014 è anche insegnante di danza classica nelle Residenze di Perfezionamento Coreutico MAB e presso la Scuola di danza Principessa di Milano.
Cara Annamaria, per iniziare parliamo della tua passione per l’arte coreutica, quando è scattata la scintilla?
È successo da bambina, mi ha sempre affascinato la “ballerina sulle punte”! È stato ad un saggio di ginnastica che un’insegnante ha consigliato ai miei di farmi fare danza classica… ed eccomi qui! Ancora alla sbarra!.
Qual è stato il tuo percorso formativo? Hai iniziato subito con la Scuola di Ballo scaligera?
Sì ho subito iniziato alla Scala a nove anni e sono rimasta per tutta la durata degli otto anni, esclusa la parentesi alla Scuola di Ballo del Bolshoi per due anni e poi sono entrata a fare parte del Corpo di ballo del Teatro alla Scala.
Un ricordo dei tuoi maestri?
Un caro ricordo alla mia prima insegnante Elda Gariboldi che mi ha dato le basi e le prime nozioni della danza, molto solide, importanti per il proseguimento della mia carriera.
Quali sono stati i loro insegnamenti più preziosi?
Sicuramente la disciplina e la forza di volontà per dare il massimo delle nostre possibilità, indispensabili se si vuole riuscire in questo lavoro.
Di tutti gli anni trascorsi presso la Scuola di Ballo del teatro alla Scala, a quali momenti sei maggiormente legata?
A tutti in generale, ma soprattutto il primo giorno che ho iniziato la Scuola di ballo, mi sembrava tutto così irreale! E poi quando sono stata scelta dalla direttrice della Scuola del Bolshoi per andare due anni a Mosca per proseguire gli studi là.
Secondo te quali sono le qualità e le doti fisiche indispensabili per studiare danza e ambire a diventarne in seguito dei veri professionisti?
Sicuramente belle gambe e bei piedi, indispensabili per una ballerina e, ovvio, un fisico adatto alla danza, plastico ed elastico per facilitarne i movimenti. E poi assolutamente la musicalità.
Quali sono stati i momenti più emblematici e a tuo avviso più emozionanti della tua carriera?
L’emozione più grande è stata la nomina a Prima Ballerina.
Che ricordi hai della tua prestigiosa nomina a prima ballerina del Teatro alla Scala?
Come ho detto una grande emozione e un “regalo” inaspettato!
Tra tutti gli incontri importanti che hai avuto nel mondo tersicoreo a chi vanno i tuoi primi pensieri?
Certamente a Rudolf Nureyev, ma anche l’incontro con Violetta Verdy che ha tenuto lezioni al Corpo di ballo e ci ha seguito nel corso maitre, una donna ed un’insegnante eccezionale.
Hai avuto la fortuna di lavorare con tanti grandi artisti ma anche con il “ballerino dei ballerini” Rudolf Nureyev… mi vuoi narrare il Vostro incontro e cosa lo rendeva così speciale e unico?
La prima volta che ho visto Nureyev avevo 15 anni! Ero nella Scuola di ballo e siamo stati presi per prendere parte alle prove di “La bella addormentata” che Rudolf aveva coreografato appositamente per noi. Produzione purtroppo lasciata in disparte in questi anni per altre, a mio parere, non altrettanto interessante e quest’anno ricorrerà il 50° della prima esecuzione di quest’opera! Peccato… Tornando a Rudolf era un personaggio eccezionale, un genio della danza e io come tanti altri abbiamo imparato tantissimo da lui e dobbiamo solo ringraziarlo.
E con Carla Fracci?
È sempre stata il mio mito, il punto d’arrivo a cui mi ispiravo. Ho lavorato spesso con lei e non mi stancavo di guardarla per apprendere ogni cosa che mi potesse aiutare a migliorare.
Un ricordo per Paolo Bortoluzzi, grande danzatore e splendido artista forse oggi un po’ dimenticato?
Sì è vero, è stato un grande e purtroppo l’hanno dimenticato. È stato sempre una persona gentile anche sul lavoro e grazie anche alla sua proposta che sono diventata Prima Ballerina, lo ricordo con molto affetto.
Hai vinto anche il prestigioso premio Positano. Cosa rammenti di quella importante serata a suggello della tua arte?
È stata una bellissima serata, ho ballato il “Passo a due dei contadini” con il mio partner di sempre Bruno Vescovo, e proprio lì ho ricevuto i complimenti di Paolo Bortoluzzi.
Tra i tantissimi balletti del grande repertorio dei quali sei stata interprete, qual è quello che hai maggiormente adorato?
Sicuramente “Romeo e Giulietta” è il balletto che ho amato di più, che mi ha dato tanto anche interiormente. È stato veramente splendido interpretare il ruolo di Giulietta!
Mentre in veste di spettatrice?
Bè… un bel “Lago di Cigni” fatto bene con tutti i crismi è sempre uno spettacolo favoloso!
Il tuo ideale artistico di partner e di coreografo chi è stato durante la carriera?
Torno sempre a Nureyev, ma come coreografo non posso dimenticare Béjart e poi il genio di Balanchine.
Oggi sei un’affermata docente. Secondo te quali sono le doti per risultare sempre all’altezza dell’insegnamento coreutico?
Io penso sempre di trasmettere quello che io ho appreso negli anni della mia carriera agli allievi e cercare di infondere loro la fermezza e la disciplina che mi hanno accompagnato, senza quelle doti non si va molto lontano!
I tempi sono molto cambiati nel mondo della danza da quando studiavi e danzavi tu?
Assolutamente sì, anche i ballerini hanno un altro fisico, molto prestanti ed atletici. Tecnicamente sono bravissimi anche se per me l’unico neo è a discapito della parte artistica. Oggi si preferisce molto di più la bravura tecnica alla parte artistica.
Sei molto legata professionalmente al maestro Roberto Fascilla, étoile scaligero di grande prestigio; con lui insegni presso le residenze del MAB e alla Scuola milanese Principessa da lui diretta. Cosa rappresenta nel mondo tersicoreo il Premio MAB?
È vero, grazie al M° Fascilla ho l’opportunità di insegnare per il premo MAB ed alla scuola Principessa e proprio grazie a questo premio si dà l’opportunità a giovani ballerini e nuove compagnie di emergere e farsi conoscere nel mondo della danza.
Concludo sempre le mie interviste chiedendo una definizione personale dell’arte danza?
La danza è l’insieme di tutte le arti e per me la danza è amore e vita!