Spellbound Contemporary Ballet
Direzione artistica di Mauro Astolfi
Direzione generale di Valentina Marini
Coreografia e regia di Mauro Astolfi
Musiche di Carl Orff, Antonio Vivaldi I, Ecce Torbit Probitas
Disegno luci di Marco Policastro
Scene di Stefano Mazzola
Con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali
e le Attività Culturali Dipartimento dello Spettacolo
e dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Maiori
nell’ambito dei Grandi Eventi della Regione Campania
Nuovo allestimento per Prisma Festival de danza Contemporanea, Panama 2014
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“Spellbound Contemporary Ballet” ha estratto il proprio biglietto da visita, vergato su una preziosa pergamena, nella cantata scenica danzata “Carmina Burana” in cui l’idea primordiale di Carl Orff, (composta tra il 1935 e il 1936, basata su 24 poemi) viene sviluppata, definita, riletta e formata magistralmente (quasi a compimento dell’opera stessa) dalle coreografie di Mauro Astolfi in cui si rivelano appieno le analogie del pensiero in “movimento” aleggiando ciò che trascende il mondo fisico; le dinamiche e le funzionalità di ogni spostamento corporeo rispecchiano una realtà sperimentale, la quale culmina in qualcosa di universale, a tratti di astratto ma velatamente assoluto e cerebrale. Il coreografo, aiutato da sostanziali incursioni eufoniche su proporzionate ed enigmatiche partiture musicali, con l’attraente disegno luci di Marco Policastro ad incastonare l’essenzialità che infonde una precisa connotazione alle scene di Stefano Mazzola e ai maneggevoli costumi di Sandro Ferrone, ha marcato un genere di danza, fiorita a produrre sensuali suggestioni. La presenza apparentemente inspiegabile di elementi, come “tavolo/armadio/panca”, a delimitare lo “spazio danza”, geometricamente prospettico e in ampia quadratura d’ispirazione religiosa e sacra, pone l’accento sull’attimo dell’ideazione dell’opera stessa e sull’analisi del mezzo comunicativo. La ricerca coreografica di Astolfi è labirintica, sembra prendere forma dalla leggendaria costruzione architettonica di Dedalo congiunta al mitico Minosse, in cui la nozione di reperimento del movimento è caratterizzata (simbolicamente) da una pianta, assai contorta, da rendere difficile allo spettatore l’orientamento iniziale e quindi l’uscita, ma “passo dopo passo” il teatro “astolfiano” si spoglia di ogni orpello tanto da divenirne l’elemento determinante per sbloccare gli enigmi celati da un arguto concettismo e da una laboriosa quanto felice ingegnosità.
Lo spettacolo, germogliato nel lontano 2006, diede vita a un nuovo “corso”, nell’unione di mezzi espressivi e stilistici diversi dalla parola, racchiusi nella “tradizionale” danza contemporanea nazionale. Attualmente il nuovo riallestimento, promuove novelle metodologie culturali e interattive, ispirate ad antichi testi scritti in un affascinante idioma intrecciato di latino, francese e tedesco racchiuso nel “Codex Latinus Monacensis” al cui interno si esaminano plurimi temi. Sia nel testo originario sia nel koreos di Astolfi sono presenti notori riti che inneggiano al vino, all’amore erotico, al buon cibo pur essendo legati all’inesorabile scorrere del tempo in cui si erge fautrice una denuncia della liturgia, della ricchezza, del potere e del perbenismo.
Lo spettacolo “Carmina Burana”, nella concertazione registica e coreografica, risulta la summa di un lavoro potente in cui gli eminenti danzatori (Violeta Wulff Mena, Maria Cossu, Claudia Mezzolla, Giuliana Mele, Jayson Syrette, Fabio Cavallo, Mario Laterza, Giovanni La Rocca, Erika Zilli) si fondono dando vita ad un’unica entità scenica: la purezza della “danza contemporanea” in cui ogni corpo, ogni viso, ogni mano, ogni braccio si plasma e si fonde in un inno all’amore e alla celebrazione dando vitale impulso all’esecuzione, complessa e impegnativa nell’incessante ritmo scenico ed artistico.
La compagnia Spellbound, ancora una volta, si è distinta per la qualità dell’esecuzione e per l’imprimatur del maestro Mauro Astolfi che con travolgente e procelloso vigore ha cagionato un’armonia tra i preziosi velluti, gli ori, gli stucchi e gli affreschi di storica memoria in un rimando tra antico e moderno, tra passato e futuro, tra luci ed ombre affidando il cerimonioso finale alla “Dea Fortuna”, foriera di liberazione dalla sottomissione formale e materiale.