Era il 1981 quando, per la prima volta Andrew Lloyd Webber mise in scena l’allestimento di Cats presso il New London Theatre, ispirandosi al libro di poemetti di T. Stearn Eliot intitolato “The Old Possum’s Book of Practical Cats”. Nel 2014 il musical più amato della storia, che ha battuto ogni record di longevità, spettatori e incassi, è stato nuovamente presentato a Londra, dal suo autore, in una straordinaria versione rinnovata e ha subito riconquistato il pubblico. Ed è proprio questa edizione che è approdata in Italia, in prima europea e che toccherà le città più importanti della nostra Penisola, partendo da Bologna.
Fino al 20 marzo, infatti, il Teatro EuropAuditorium di Bologna si sposta nella più ampia dimensione dell’Unipol Arena per ospitare Cats. Let the Memory Live Again – tour 2016, di Andrew Lloyd Webber, nella sua versione originale con l’orchestra diretta dal vivo. Un evento che non si può assolutamente perdere non solo per la portata storica di uno dei musical più noti e amati al mondo, rappresentato nel tempo in oltre venti Paesi e in circa trecento città, ma anche per la bellezza che lo contraddistingue in ogni suo aspetto: Scenografie spettacolari, splendidi costumi e coreografie mozzafiato fanno di Cats non un semplice musical, ma un connubio di bellezza, un vero capolavoro in cui l’arte viene sublimata in ogni sua forma.
La storia racconta il ritrovo, in una notte di luna piena, dei gatti del quartiere di Jellicle. Tanti felini misteriosi, ineffabili, effabili, scaltri, scattanti, sinuosi, si riuniscono per il grande ballo annuale, dove viene festeggiato il più vecchio, il gatto Old Deuteronomy. Sotto il chiarore lunare i gatti ballano e cantano Jellicle Songs for Jellicle Cats, canzone ispirata, anche questa, a un testo inedito di T.S. Eliot, nella quale emerge la varietà del mondo felino (“Gatti pratici, gatti drammatici/Gatti pragmatici, gatti fanatici/Gatti oratori/gatti Delfi-oracoli/Gatti scettici, gatti dispettosi/Gatti romantici, gatti pedanti/Gatti critici, gatti parassiti/Gatti allegorici, gatti metaforici/Gatti statistici, gatti mistici/Gatti politici, gatti ipocriti/Gatti canori, gatti isterici/Gatti cinici, gatti rabbinici”). Un elenco che tanto ricorda anche la varietà umana. I gatti, come gli uomini, vivono nella propria peculiarità, nel loro essere unici e irripetibili.
Tale unicità è data, soprattutto e specialmente dal nome. E un gatto, di nomi, ci dice Eliot, ne ha almeno tre: il primo è quello usato quotidianamente dagli umani, il secondo è un nome più particolare e peculiare, più dignitoso e può appartenere solo ad un gatto, il terzo è quello che solo il gatto stesso conosce e nessun uomo può indovinare.
In una fatiscente discarica di rifiuti gli umani sono autorizzati ad assistere a un cerimoniale da gatti, ricco di fascino e mistero. Tutti i gatti, dopo essersi presentati, raccontano le loro storie. Arriva Rum Tum Tugger, un gatto viziato e ribelle che vuole sedurre tutte le gattine; Old Deuteronomy, il più anziano che, alla fine della notte, sceglierà quale gatto rinascerà a nuova vita; Macavity the Mystery Cat malvagio e misterioso; Gus, il gatto del teatro che vive ricordando la sua grande carriera di attore rievocando “Fauci di Fuoco”, il capolavoro con cui esordì.
Questi e tanti altri personaggi felini, danzatori con costumi stupendi si avvicendano sul palcoscenico, anch’esso adornato da una spettacolare scenografia, mettendo in scena momenti di danza e canto indimenticabili, avvolti dalla musica dal vivo che abbraccia tutto il teatro con il suo suono. Infine, in uno dei momenti più memorabili, entra in scena Grisabella, la star decaduta che sul suo viale del tramonto vaga triste e claudicante, immersa nella sua solitudine e nei ricordi di una vita meravigliosa che si può riaccendere, oramai, solo con la memoria (la canzone “Memory”, che accompagna questo momento lirico e struggente, è tra le più famose del musical).
Una società, quella dei gatti raccontataci da T.S. Eliot e riproposta da Lloyd Webber, nella quale ognuno cerca di trovare il proprio angolo di vita, ognuno, a modo suo, proprio come noi umani, vive per avere dei piccoli momenti di felicità, come canta il vecchio e saggio gatto Old Deuteronomy: “Non il senso di benessere,/La fruizione, l’appagamento, la sicurezza o l’affetto,/O anche un pranzo eccellente, ma l’illuminazione improvvisa/Ne abbiamo avuto l’esperienza, ma ci è sfuggito il significato,/E avvicinarsi al significato restituisce l’esperienza/In una forma diversa, al di là di ogni significato/Che possiamo assegnare alla felicità. Ho già detto/Che l’esperienza passata rivissuta nel significato/Non è l’esperienza di una vita sola/Ma di molte generazioni, senza dimenticare/Qualcosa che probabilmente è del tutto ineffabile.”
Se potete, non perdetevi questo spettacolo.