Racconto di scena ideato e interpretato da Sonia Bergamasco
liberamente ispirato a Il ballo di Irène Némirovsky
disegno luci Cesare Accetta
scena Barbara Petrecca
costume Giovanna Buzzi
Produzione Teatro Franco Parenti/Sonia Bergamasco
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Un’atmosfera quasi onirica pervade lo spettacolo: la sala tre del teatro Parenti è piccola e raccolta e non avendo posti assegnati regala subito una sensazione di intimità e raccoglimento. Intorno allo spettatore specchi di qualunque dimensione e fattura,alcuni nuovi e alcuni antichi, sono sparsi per la scena, scoperti o coperti dal cellophane. Luci soffuse, un ticchettio di orologio, un valzer, la figura di Sonia Bergamasco che si aggira e balla vestita di bianco: la sensazione è quella di essere stati trasportati in un mondo onirico. Proprio come nei sogni, dove un personaggio può sdoppiarsi o rappresentare un’altra persona, l’attrice è sola in scena ma interpreta tutti i cinque personaggi della storia. Con un piccolo e quasi impercettibile cambiamento della mimica facciale e della tonalità della voce l’attrice diventa prima la quattordicenne Antoinette, poi la madre crudele e ambiziosa,in seguito il padre avido e menefreghista, poi di nuovo la signorina inglese che cura l’educazione di Antoinette e la cugina invidiosa e pettegola: questi personaggi si rincorrono e seguono uno dopo l’altro sulla scena senza mai confondersi, apparendo con in modo repentino e chiaro, come dei fantasmi che arrivano dal passato. Sembra infatti quasi di assistere a un ricordo, con alcuni episodi e sensazioni più sfumate e altri nitidissimi e violenti: è di grande pathos il momento in cui Antoinette, frustata dalla crudeltà e dalla fredda indifferenza della madre, che non si cura delle sue esigenze, decide che avrà la sua vendetta. Paradossalmente sarà proprio grazie a questa vendetta, terribile e forse più crudele di quanto la madre stessa sia mai stata, che Antoinette e la madre si ritroveranno ad avere pietà l’una dell’altra, in un abbraccio che nasconde un sorriso quantomai ambiguo.
Lo spettacolo è liberamente ispirato dall’opera “Il Ballo” di Irene Némirovsky della quale conserva la centralità del tema rapporto madre-figlia: vi si rappresenta la figura di una madre prepotente e gelosa della figlia che sta sbocciando e di una figlia che non riesce a riconoscere se stessa nello specchio deformato che i comportamenti della madre le riportano, tematica fondamentale anche in un’altra opera dell’autrice: Jezabel.
Sonia Bergamasco, vincitrice premio Eleonora Duse 2014, musicista e poetessa oltre che attrice rielabora la storia e la fa sua. L’atmosfera onirica, i dialoghi tra personaggi che appaiono e sfumano davanti ai nostri occhi, i veli di cellophane che celano e allo stesso tempo mostrano, trasportano lo spettatore in una dimensione di grande delicatezza ed emozione, tanto che sarà difficile non commuoversi o rimanere turbati da questo spettacolo di grande raffinatezza e pregio.
Quasi inutili le lodi a Sonia Bergamasco che con naturalezza interpreta cinque personaggi che sembrano essere vivi e presenti davanti allo spettatore. Uno speciale merito va alle luci di Cesare Accetta, alla scena di Barbara Petrecca e al costume di Giovanna Buzzi, che contribuiscono in modo fondamentale e armoniosamente all’ottima performance.