È quasi commovente vedere Ninetto Davoli interpretare lo scaltro servo Palestrione ne Il vantone di Pier Paolo Pasolini, straordinaria traduzione in dialetto romanesco del Miles Gloriosus, la celeberrima commedia di Plauto, archetipo della comicità moderna andato in scena al Teatro India di Roma.
Commissionato, o meglio suggerito a Pasolini da Vittorio Gassman, nel 1961 e andato in scena per la prima volta nel 1963, lo spettacolo approda a Roma ad arricchire la lunga lista delle celebrazioni e spettacoli del programma Il teatro di Roma per Pasolini organizzati dal Teatro Argentina di Roma in occasione del quarantennale della violenta scomparsa del grande intellettuale corsaro, il 2 novembre 1975.
Oltre al meccanismo perfetto del testo, commedia plautina per eccellenza, è chiaro che la grandezza dello spettacolo consiste soprattutto nella mirabile e acutissima traduzione pasoliniana in romanesco, in versi settenari in rima baciata e vivacizzata da incursioni gergali e pure volgari senza tradire mai il frizzante spirito di Plauto. Semplicemente geniale. La drammaturgia della commedia plautina è efficace e quasi atemporale mescolando l’intrigo amoroso e le beffe del servo ai danni del padrone: siamo ad Efeso, ma il regista Federico Vigorito attualizza la trama e in fin dei conti i personaggi con abiti contemporanei in apertura e in chiusura dello spettacolo come a ribadire che nonostante il trascorrere dei secoli, il mondo e tutta la sua variegata umanità, dolente, sbruffona, meschina e scaltra, non siano poi tanto cambiati. Insomma tutto il mondo è paese e borgata (per Pasolini) e per Vigorito che ha accentuato i tratti del testo realizzando una vera e propria commedia sociale dai toni amari e graffianti.
Quid in più dello spettacolo, che ha debuttato al Festival dei 2 Mondi di Spoleto nel 2015 per girare l’Italia in tour, è la presenza di Ninetto Davoli nei panni dello scaltro servo Palestrione che architetta la beffa ai danni del vanaglorioso soldato Pirgopolinice per riacquistare la propria libertà.
Memoria storica di Pasolini, amico e attore feticcio del grande intellettuale friulano, mai troppo celebrato e ricordato, Ninetto Davoli non recita, ma è semplicemente sé stesso, come lo è sempre stato nelle pellicole di Pasolini, connaturato dall’inconfondibile sorriso un po’ sornione, un po’ sarcastico che lascia intuire la scaltrezza e la bontà.
Ben assortito il cast che rappresenta un’umanità al stesso pietosa e rivoluzionaria e che vede spiccare sul palco soprattutto Edoardo Siravo nel ruolo del Vantone, sbruffone, pomposo e vanaglorioso ben sostenuto dagli altri interpreti, Gaetano Aronica, Paolo Gattini, Marco Paoli, Silvia Siravo, Enrica Costantini, Valerio Camelin.
Fra gli applausi del pubblico, Davoli ha riabbracciato commosso alla fine dello spettacolo Dacia Maraini, testimone e protagonista culturale della straordinaria esperienza artistica e intellettuale di Pasolini, seduta in prima fila ad applaudire l’amico fra una platea di giovanissimi studenti che hanno avuto il privilegio di assistere al Miles gloriosus di Plauto nell’eccelsa traduzione di uno dei più grandi intellettuali italiani.