Gli scrittori, è risaputo, esercitano un fascino indiscutibile sul pubblico e Daniel Pennac, autore di culto dell’impagabile tragicomica saga del Signor Malaussène (professione, capro espiatorio del quartiere parigino di Belleville) non fa certo eccezione tanto che al Teatro Argentina di Roma ha fatto praticamente il tutto esaurito per i tre giorni di repliche del suo spettacolo Journal d’un corps, Storia di un corpo.
Journal d’un corps è la trasposizione teatrale (realizzata insieme a Clara Bauer) dell’omonimo romanzo dello scrittore francese pubblicato nel 2012 (da Feltrinelli) e diventato un piccolo caso per i cultori dello scrittore francese è in sostanza il diario che un uomo tiene di tutti gli stati successivi del suo corpo dai 12 agli 87 anni.
Un diario decisamente inedito che viene raccontato in poco più di un’ora e venti minuti in un monologo dello scrittore diretto da Clara Bauer che, solo sul palco, lascia trapelare i metodi acquisiti dei molti anni di insegnamento scolastico e che si dimostra un argomento molto universale che finisce per toccare indistintamente tutte le fasce della platea. Se si tratta di “un regalo imbarazzante” e postumo recapitato dal padre (scomparso) alla figlia Lison, presto ci si rende conto di come la sua lettura possa essere illuminante, i cambiamenti proposti profondamente democratici finendo per emozionare, intenerire, ma anche divertire con sottile ironia e commuovere la platea pagina dopo pagina diventando una sorta di testamento universale.
L’idea portante del libro e dunque dello spettacolo (in francese con i sovratitoli in italiano) è il lento, inesorabile processo di osmosi che passa dal narratore al pubblico di uomini, donne e ragazzi che affollano la platea e che seguono pagina dopo pagina le evoluzioni di un corpo, dall’energia del corpo di un bambino alla prime pulsioni sessuali dell’adolescenza, dalla scoperta del corpo femminile alla maturità, dal calo del desiderio alla malattia, alla morte, avvolta in un gesto d’amore silenzioso e rapido nei confronti della figlia.
La narrazione è sempre molto diretta, estremamente esplicita, ma mai volgare assecondando la naturalezza delle evoluzioni naturali di un corpo maschile, sdoganando pulsioni e mal celate verità. Ripercorrendo attraverso i cambiamenti del suo (e del nostro corpo) Pennac racconta con naturalezza e senza censura la biografia di un uomo nel mondo toccando emozioni profonde con assoluta e sconcertante semplicità senza riuscire a lasciare indifferente la platea.