di Giuseppe Verdi
melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei dall’omonima tragedia di William Shakespeare.
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Emerge Anna Pirozzi, soprano drammatico dalla gola d’acciaio e di velluto.
Composta da Verdi nel 1847 e ampiamente riadattata diciott’anni dopo per il Théâtre Lyrique di Parigi, l’opera cadde a poco a poco nell’oblio e venne riproposta al pubblico solo nel 1952 in una memorabile interpretazione scaligera di Maria Callas.
In questa nuova produzione del Teatro Municipale di Piacenza l’allestimento di Macbeth è classico ed essenziale, talora captante talora deludente, alcuni quadri sono originali e resi belli dal gioco di luci e colori su disegno di Michele Cremona, ma gli ambienti e le situazioni non sono sempre comprensibili, inoltre manca la tinta velenosa dei protagonisti. Il regista Riccardo Canessa e lo scenografo Alfredo Troisi sintetizzano il bosco della Scozia, popolato di streghe nere, informi e contorsioniste, con un grande tronco nero biforcuto contro un cielo rosso fuoco e blu, l’atrio del castello di Macbeth con un pesante fondale metallico decorato, squarciano verticalmente il fondale per lasciare intravedere i vari cadaveri e le anime dei trapassati, fanno uscire le figure spettrali delle tre apparizioni da un cratere fumoso nel pavimento, è il calderone delle streghe con le streghe che girano la materia in ebollizione con lunghi pali, la scena del sonnambulismo passa così, e per la foresta che si muove…dov’è la foresta che si muove? Non c’è, scena saltata. E bravo il regista! Proprio qui l’aspettavo. C’è una certa staticità generale anche delle masse corali. I costumi di foggia classica sono opera di Artemio Cabassi. Silvia Rastelli performer.
Leo Nucci è un baritono di riferimento nel ruolo di Macbeth per resa scenica e padronanza tecnica; non eccede mai nel gesto teatrale, ma dalla mia posizione abbastanza lontana non riuscivo a vedere le espressioni del viso. La voce è ancora solida e vigorosa, anche se non sempre gradevole in zona centrale per suoni gutturali e carenza di armonici, buono il canto di forza per estesione e volume considerevoli con suoni ampi e ben tenuti nelle tessiture alte.
Anna Pirozzi, soprano drammatico di coloratura, presta una voce robusta e nel contempo carezzevole a Lady Macbeth; affronta il canto di forza con squillo sicuro, acuti taglienti, sovracuti sopra il coro e le arcate melodiche di ampio respiro con messa di voce, filati meravigliosi e dolcezza infinita, il colore screziato e la densità dei suoni medi e gravi ci ricordano Maria Callas. Vibrante ne “La luce langue“, percorre tutti i registri e tutte le dinamiche con mille sfaccettature, trilli puliti, agilità non eccelse, sostegno del fiato sia nelle violenze che nelle delicatezze.
Scenicamente la coppia dovrebbe essere più cattiva e la lady avere più fiele.
Il basso Giovan Battista Parodi sostituisce Carlo Colombara malato nel ruolo di Banco, canta accuratamente ma la voce è poco robusta e poco voluminosa.
Gli altri interpreti: Federica Gatta Dama, Ivan Defabiani Macduff, Marco Ciaponi Malcolm, Mariano Buccino Medico/Domestico, Juliusz Loranzi Sicario/Araldo/prima apparizione, Anna Perotti seconda apparizione, Gloria Campioni terza apparizione, Agata Passerini Fleanzio.
Belle ed incisive le voci delle coriste, sonorità compatte e robuste della massa al completo per pagine corali bellissime, penetrante l’interpretazione di “Patria oppressa“; il Coro del Teatro Municipale di Piacenza, istruito da Corrado Casati, è magnifico.
Sensibilissima, possente, delicatissima, struggente l’Orchestra regionale dell’Emilia Romagna, diretta con gesto sicuro e attento da Francesco Ivan Ciampa.