Assente dai programmi dal 1998, Santa Cecilia ha finalmente riproposto al suo pubblico Oedipus Rex di Stravinskij, l’intensa l’opera-oratorio tratta dall’omonima tragedia di Sofocle (27, 29 febbraio, 1 marzo).
Scritta nel 1927, l’opera-oratorio in due atti tratta dall’Edipo Re, appartiene al periodo neoclassico del compositore, ma già l’idea di per sé appare tremendamente moderna: Stravinskij ha manipolato l’oratorio sulla tragedia di Sofocle scrivendo il testo a quattro mani con Jean Cocteau nella traduzione latina di Jean Daniélou.
Il risultato è un capolavoro audace e senza simili: 50 minuti di musica sacrale e inattesa, che ricalca la pietrificata ieraticità della tragedia greca e che spazia fra diversi generi. La tensione resta sempre sospesa, la musica si fa inquieta, ma continuamente venata di sottile e tremenda ironia tragica, quasi a precludere il precipitare degli eventi.
La stessa ironia viene continuamente ricalcata dalle parole del Narratore per l’occasione interpretato da un imperturbabile, ma a tratti sarcastico, Massimo De Francovich, storico volto del teatro italiano.
Potente protagonista della partitura è stato indubbiamente il Coro maschile, nel ruolo dei Tebani, diretto da Ciro Visco: grandioso in ogni sfumatura e colore, ha supportato i solisti, l’intensa Giocasta di Sonia Ganassi, l’Edipo di Mati Turi, il Tiresia di Marco Spotti, Alfred Muff nel doppio ruolo di Creonte e del Messaggero, il tenore Simone Ponziani nel ruolo del pastore.
Precisa e intensa l’esecuzione musicale dell’Orchestra diretta dal finlandese Sakari Oramo (che ha debuttato a Santa Cecilia nel 2012), Direttore principale della BBC Symphony Orchestra, della Royal Stockholm Philharmonic Orchestra, della West Coast Kokkola Opera e della Ostrobothnian Chamber Orchestra.
L’Oedipus Rex, pezzo forte della serata, è stato anticipato in apertura da tutta la leggerezza brillante della Sinfonia n. 22 in mi bemolle maggiore Il filosofo di Franz Joseph Haydn. Applausi del pubblico per un programma intenso e decisamente interessante.