di William Shakespeare
Scene Jonathan Fensom
Musiche Laura Forrest-Hay
Regia Dominic Dromgoole e Bill Buckhurst
Produzione Shakespeare’s Globe, Londra
Interpreti: Ladi Emeruwa / Naeem Hayat, Keith Bartlett, John Dougall, Miranda Foster, Phoebe Fildes, Beruce Khan, Tom Lawrence, Jennifer Leong, Rawiri Paratene, Matthew Romain, Amanda Wilkin
2 Repliche: pomeridiana alle ore 15,30 e serale alle ore 20,30
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Il teatro è gremito di giovani di ogni età. L’attesa e l’eccitazione sono pari alla gioia di essere qui, in questo preciso momento.
La sensazione di essere nella storia, di partecipare ad un evento unico ed irripetibile, di godere della presenza dello Spirito del Teatro è un privilegio di cui essere grati. Trieste è l’unica tappa italiana del tour mondiale del prestigioso Globe Theatre di Londra che mette in scena l’Amleto di William Shakespeare, in lingua originale.
«Rappresentare l’Amleto in lingua originale in tutto il mondo è un progetto coraggioso e dinamico»: sono queste le parole con le quali Peter Brook (direttore della British School) ha voluto commentare questo ambizioso progetto del Globe, per la cui realizzazione sono stati messi insieme due cast di otto straordinari e versatili attori – verrebbe da dire “viaggiattori” – che si sono alternati nei due anni di tour intorno al mondo».
Una tournèe mai realizzata prima. Globe to Globe: così il Globe celebra il 400° anniversario della morte di Shakespeare.
«Il tour è cominciato il 23 aprile 2014 dal ricostruito teatro shakespeariano di Londra, in occasione del 450° anniversario dalla nascita del Bardo, e si concluderà il 23 aprile 2016 con un’ultima rappresentazione di nuovo al Globe in occasione del 400° anniversario della morte, dopo aver toccato i 205 Paesi sovrani riconosciuti dalle Nazioni Unite. La compagnia è formata da attori inglesi di origini multietniche, a sottolineare che Shakespeare vive oltre il tempo e i confini».
Perché scegliere l’Amleto fra le tante opere shakespeariane?
A questa domanda rispondono gli attori che sono generosamente intervenuti all’incontro con la stampa ed il pubblico nella mattina di sabato all’Antico Caffè San Marco di Trieste.
«Ci siamo interrogati a lungo e consultati fra noi per scegliere quale fra tutte potesse essere rappresentata ed abbiamo pensato a Romeo e Giulietta o anche ad altre. Ma abbiamo scelto l’Amleto perché la monarchia, i rapporti familiari, l’amore, l’usurpatore, la pazzia, l’omicidio politico, tutti aspetti di una stessa storia ed ogni paese poteva trovare rispondenza ed interesse ad ognuno in particolare».
Sappiamo tutti che Shakespeare è morto da quattrocento anni, ma non è mai stato così vivo come oggi. Sul palco gli attori si preparano e sistemano gli oggetti di scena. Suonano e danzano tra le assi di legno che delimitano la scena. La corda tesa tra i pali fa da binario ad una tenda rossa fluida ed impalpabile come il tempo che scorre a ricordarci che i Grandi Spiriti sono sempre fra noi, pronti a parlare a chi è in grado di ascoltare.
Questo allestimento dell’Amleto, diretto da Dominic Dromgoole, direttore artistico del Globe e da Bill Buckhurst, è stato infatti pensato e costruito in modo da potersi adattare ai luoghi più disparati.
«Nei due anni di viaggio intorno al mondo è andato in scena in teatri tradizionali da Amsterdam a Sarajevo, da Tromsø oltre il Circolo Polare Artico a Danzica, ma anche in sedi prestigiose come quella dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York o della Folger Shakespeare Library a Washington, sede della più grande raccolta al mondo di testi shakespeariani. Ma è stato rappresentato anche in prestigiosi spazi all’aperto, come il Castello di Praga, il teatro dell’Isola Margherita sul Danubio a Budapest, la Cattedrale di Yucatàn, e le rovine Maya di Copàn in Honduras».
Oggi nella recita pomeridiana Hamlet è Ladi Emeruwa e Ofelia è Jennifer Loang.
C’è un signore che cammina fra le poltrone e saluta tutti molto cordialmente, si ferma a parlare con voce allegra. Qualcuno gli chiede: “Ma Lei chi è?”. “Polonio” risponde e correndo e saltellando (nonostante non sia giovanissimo, come d’altronde richiede il ruolo) sale sul palco felice come un ragazzino che cominci a giocare. Ed è un gioco il Teatro, ma un gioco che richiede molta dedizione.
Siamo subito travolti dall’energia che trasuda dai costumi (semplicissimi, simbolici, essenziali eppur carismatici), dal ritmo veloce, dai controscena divertenti. Appare lo spettro. Non c’è nessun lenzuolo bianco da fantasma, ma l’atmosfera cambia. E l’attore avanza con la sua armatura. I soldati riconoscono le sembianze del vecchio re Amleto e decidono di raccontare la strana apparizione al giovane Amleto. E così entra in scena con tutta l’irruenza della sua giovinezza colui che dà il nome al dramma. Noi eravamo abituati al pallido principe di Danimarca, che da sempre ha visitato la nostra immaginazione, ma ora a vestire i panni di Amleto c’è un aitante e bellissimo attore di colore.
È uno spettacolo stupendo che si fa amare nonostante la difficoltà della lingua. Gli attori sono bravissimi, coinvolgenti e convincenti. Ofelia ricorda una geisha e Orazio, l’amico fedele di Amleto è una giovane attrice con i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo. Possono sembrare stranezze ma dopo qualche minuto ci si abitua e si segue la vicenda accompagnando i personaggi nelle continue trasformazioni. Ciascuno ricopre più di un ruolo e quindi Polonio e Gertrude diventano gli esilaranti scavatori della fossa, da cui salta fuori il famoso teschio, Ofelia e Laerte diventano soldati e così via…
È una grande emozione vivere i versi di Shakespeare così vicini, vibranti ed attuali.
Ed anche se muoiono tutti, non è una tragedia, ma una grande festa popolare a cui si partecipa per carpire i messaggi profondi di un’arte antica eppur modernissima. Un grazie al Globe per aver portato nel mondo ed anche a Trieste non solo uno spettacolo come Amleto, ma l’atmosfera del Globe e averci regalato la sensazione di aver vissuto per tre ore nella Londra di quattrocento anni fa, con un giovane William che forse non sapeva che avrebbe avuto gloria e fama attraverso i secoli, ma ha regalato alla storia e a tutti noi versi e carattere eterni.
Un’ovazione ha fatto tremare l’intero teatro alla fine del primo atto, e ancora più convinti e lunghissimi gli applausi alla fine della rappresentazione.