La voce calda e profonda immersa tra sonorità soul e funky di Mario Biondi fa breccia nei cuori di chi è venuto ad ascoltarlo al teatro Politeama di Catanzaro nell’unica data prevista nel capoluogo di regione del suo: “Beyond tour” organizzato dalla Essemmemusica del catanzarese Maurizio Senese. Tappa calabrese unica dunque che ha visto la presenza di aficionados della città dei Tre colli ma pure di estimatori del cantautore catanese provenienti da ogni angolo della Calabria e che molto probabilmente lo vorranno sentire pure questa sera al teatro Vittorio Emanuele di Messina. Perché, è bene dirlo, le performance di questo cantante attraggono indissolubilmente, specie poi quando scherza col pubblico e la sua band nell’inzuffarci dentro un po’ del suo dialetto nei brevi intervalli tra un brano e l’altro da fargli dire, ad un certo punto, scherzando: “Beh, finiamola qui perché non sono mica venuto a fare cabaret, ma per cantare”. Si presenta all’inizio sul palcoscenico per ultimo – come si conviene ad una star – tra gli applausi dei suoi fans e una band che ha iniziato già a suonare dandogli il la per “Open up your eyes”. Subito dopo è la volta di “Night shift” nella reinterpretazione della canzone portata al successo dai Commodores. Prosegue poi senza soluzione di continuità con “Serenity”, “Rio” e “Fly away”. Ricorda, in un passaggio, il mito di un personaggio del calibro dell’argentino Gato Barbieri, sax dell’“Ultimo tango a Parigi” di cui si ha notizia della scomparsa proprio nello stesso giorno del concerto catanzarese. Poi è la volta di “There’s no one like you” e del singolo “Love in a temple”. È un crescendo di applausi per Mario. All’incirca a metà concerto per qualche minuto lascia spazio ai virtuosismi della sua band con Alessandro Lugli alla batteria, Federico Malaman al basso, Massimo Greco alle tastiere, David Florio alle chitarre, Marco Scipione al sax e Fabio Buonarota alla tromba. Giusto il tempo di cambiar abito e riprendere con la gettonatissima “My girl” e soprattutto qui richiedere la collaborazione del pubblico nell’intonarne il ritornello. Un modo ulteriore per giocare ancora sul titolo della canzone e tramutarlo ridendo in “Micheal”. Si prosegue così con “Never stop” e “Allo f my life” e “Be lonely” tra un crescendo di consensi che gli applausi fragorosi stanno a testimoniare e tra la gente che si dimena al ritmo del suono sulle poltrone. È la volta di “I can’t read your mind e “What have you done to me” prima della grande conclusione lasciata dopo la richiesta del bis di “This is what you are” di fronte ad un pubblico in piedi in una bella standing ovation da ricordare e far ricordare.