Melodramma in due atti di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani
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Personaggi e interpreti:
Il Conte Rodolfo: Sergej Artamonov
Teresa, mugnaia: Elena Serra
Amina: Gilda Fiume
Elvino: Jesús León
Lisa: Madina Karbeli
Alessio: Seung Pil Choi
Un Notaro: Alex Magri
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Direttore d’orchestra: Francesco Ommassini
Regia, scene e costumi: Hugo de Ana
Maestro del Coro: Vito Lombardi
Orchestra, coro e tecnici dell’Arena di Verona
Allestimento della Fondazione Arena di Verona
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Il sipario di questa rappresentazione scaligera de La sonnambula, firmata da Hugo de Hana ma ripresa ad alcuni anni dalla prima da Filippo Tonon, si apre su di un prato verde che crea effetti prospettici collinari, sui quali le comparse formano un Tableau Vivant degno di certi famosi pittori francesi dell’800 ed un coro perfettamente composto nell’armonia e nella sontuosità di magnifici costumi.
Sullo sfondo, delle proiezioni video contribuiscono a creare l’atmosfera onirica così ben scritta da Felice Romani nel libretto musicato da Vincenzo Bellini, incastonando lo sviluppo del dramma in luci, colori ed immagini che contribuiscono all’espressività della trama, pur fornendo in diversi momenti una semplice illustrazione didascalica a completamento di un primo piano statico.
Una struttura mobile a scomparsa simula gli interni della locanda, in un gioco che contribuisce a mantenere l’essenzialità di questo impianto scenico, pur senza perdere aderenza con il libretto.
Nonostante questi momenti di estetismo pittorico, però, questa prima non ha trasmesso a pieno il lirismo di libretto e partitura, mancando purtroppo di centrare a pieno quell’intensità drammaturgica necessaria per godere fino in fondo di quest’opera, estremamente complessa nella sua semplicità.
Ascoltandola tra le poltrone di un Teatro Filarmonico gremito, la sensazione è che il direttore e i cantanti non abbiano reso piena giustizia alla partitura del maestro catanese, lasciandoci, al momento degli applausi finali, un senso di incompiuto e un leggero retrogusto amaro: la sensazione di averne sfiorato la bellezza senza poterla assaporare davvero.
Forse la pecca principale di questa prima è stata proprio la concertazione di Francesco Omassini, inadeguata nel rendere le infinite e delicate sfumature dello spartito, ha appiattito l’esecuzione in un susseguirsi di dinamiche incerte tra buca e palco, con diverse imprecisioni negli attacchi tra coro e orchestra e perfino qualche sbavatura nei rari assoli strumentali.
A seguire una stentata capacità empatica dei cantanti, che, pur offrendo complessivamente una performance buona dal punto di vista tecnico, non hanno saputo cogliere le sfumature più nascoste del libretto, risultando ingessati sulla scena, tralasciando così l’aspetto interpretativo, in favore di una tecnica sicuramente non semplice da applicare sul palco.
Così Gilda Fiume nel ruolo di Amina, ha una buona padronanza tecnica e un timbro limpido pur con qualche difficoltà nei fraseggi più complessi, ma manca purtroppo di espressività, tralasciando completamente la recitazione, tanto da lasciar solo intuire agli spettatori la differenza tra i momenti di veglia e quelli di sonnambulismo della protagonista.
Allo stesso modo Jesùs Leòn nel ruolo di Elvino, è impeccabile dal punto di vista tecnico e possiede un timbro piacevolmente limpido, che però manca completamente di espressività, restituendo un personaggio piatto, che non rende i moti interiori e gli struggimenti a cui è sottoposto il promesso sposo.
Sergej Artamonov ha qualche piccola difficoltà nei gorgheggi, ma nel complesso è un Conte Rodolfo credibile, che spicca rispetto al resto del cast assieme a Madina Karbeli, una Lisa coerente con il personaggio (l’ostessa apparentemente frivola ma in realtà fredda calcolatrice) pur con qualche difficoltà ad affrontare alcuni passaggi più complessi, dove perde morbidezza soprattutto nei registri più acuti.
Bene Seung Pil Choi, che ha una parte piccola – quella di Alessio, innamorato di Lisa – ma eseguita magnificamente, Elena Serra nel ruolo di Teresa e Alex Magri nel ruolo del notaro.
Il coro, preparato da Vito Lombardi ha offerto una performance nel complesso buona ma non sempre precisa.
A fine recita applausi sonori per tutti, anche se meno fragorosi di quanto ci abbia abituati il caloroso pubblico veronese.