È difficile riadattare per il teatro un’opera cinematografica pluripremiata, famosa e ben voluta dal pubblico di tutto il pianeta; la sfida aumenta se l’adattamento è, oltre che teatrale, anche musicale. L’impegno di Riccardo Giannini alla regia, Gregory Eve ai testi, Gianni Calosi e Sebastiano Di Falco viene premiato dal tempo che scorre piacevolmente e leggero per il suo pubblico.
“La sposa Cadavere” è un’opera andata in scena con la compagnia Magnoprog al Teatro Puccini di Firenze il 28 e il 29 aprile.
Si tratta dell’originale adattamento teatral-musicale ispirato ad una antica fiaba ebreo-russa del XIX secolo e resa famosa dal celebre film d’animazione “The Corpse Bride” di Tim Burton, e proprio a causa del gigante d’oltreoceano che si va ad interpellare, la sfida è coraggiosa. Arduo davvero riuscire a riproporre sul palco gli effetti scenici della tecnica di animazione stop-motion cui ricorre Tim Burton, ma l’importante è che il pubblico si diverta, e in effetti le due ore della durata dello spettacolo scorrono piacevolmente.
Notevoli le musiche di Claudio Corona Belgrave, e i cori dal vivo (peccato però che, sebbene posizionati in galleria, dalla platea siano risultati poco visibili).
A quanto pare anche la musica è stata suonata dal vivo, ma, vista la magnificenza del dettaglio, vi avrei riposto maggiore attenzione.
I personaggi della pièce sono completi, alternano le loro capacità di attori, ballerini e cantanti, e alcuni in particolare sono davvero notevoli.
Protagonista della scena è Victor, il promesso sposo, interpretato da Lorenzo Baglioni, giovane promessa artistica fiorentina, noto maggiormente al pubblico dei social per divertenti video musicali.
“La sposa cadavere” è uno spettacolo che attira un pubblico eterogeneo e dall’età varia, diverte e coinvolge. È una storia malinconica, triste e romanticissima.
Difficile distaccarsi mentalmente dagli ormai celeberrimi personaggi burtoniani, la sua iconografia solca le menti degli spettatori, ma la scenografia è vincente, come adatti e ben pensati sono le ambientazioni, i costumi di Niccolò Gabbrielli, e le coreografie di Luigi Ceragioli.
Divertenti e sorprendenti alcuni dettagli originali, personaggi incontrati per caso dal protagonista in un aldilà/limbo, come la nota tragica Giulietta che dichiara di non essersi uccisa per amore, ma di esser inciampata trafiggendosi con un coltello mentre si dirigeva affamata in cucina per prepararsi un panino col salame, e un defunto Casanova che troverà la pace eterna solo dopo avere dichiarato la sua omosessualità.