Smoking elegante, sguardo rassicurante e concentrato velato da una certa tenerezza: si presenta così al pubblico romano della IUC Manuel Barrueco, il grande chitarrista tornato dopo due anni sul palco dell’Aula Magna dell’Università La Sapienza. Pochi secondi dopo, imbracciata la chitarra classica, Barrueco ha mostrato tutta la sua maestria: Regalando a un pubblico sempre più attento, composto, ma estasiato un viaggio musicale lungo 300 anni: si parte dall’eleganza sofisticata del Settecento con la Suite n.7 in re minore di Weiss e la magnifica Ciaccona in re minore di Bach, un classico anche della chitarra, che rivivono di nuova luce si prosegue con la vivacità delle Variazioni su un tema di Mozart Op. 9 di Fernando Sor. La seconda parte del concerto spazia dall’ottocento al novecento mostrando non solo le possibilità espressive della chitarra trattata alla stregua di strumento classico, ma offrendo una variegata, divertente, toccante gamma di colori e ritmi spagnoli, dalla Suite Castellana di Torroba al Fandanguillo, l’eleganza della Soleares dall’intensità di Rafaga di Turino (siamo negli Anni Trenta) la cantabilità della Mallorca e i colori diversi della Suite Española di Albeniz. Fra un pezzo e l’altro, ascoltato e assaporato in religioso silenzio, una cosa è certa: che siano trascrizioni (di Barrueco) di composizioni scritte in origine per liuto e violino o trascrizioni dei celeberrimi temi mozartiani o che siano composizioni spagnole di Torroba, Turina e Albéniz, che attraversano l’ottocento e il novecento, lo stile di Barrueco è sempre ineccepibile, il suono dolcissimo e seducente, la delicatezza palpabile, il gesto sempre tecnico, ma naturale, l’interpretazione coinvolgente e attenta. Barrueco, erede di Segovia, sensibilissimo e virtuoso, regala due bis al pubblico e conferma alla platea appassionata di musica classica come anche la chitarra possa diventare uno strumento sensibilissimo, degno delle sale da concerto.