Un musical italiano, che è diventato un successo travolgente in una sola stagione e affronta temi d’attualità: l’ossessione della bellezza, lo scontro generazionale, il rapporto con la madre.
È la favola musicale di Rapunzel, che fa estasiare i bambini e divertire gli adulti.
La sfida produttiva e creativa di Alessandro Longobardi, direttore artistico del Brancaccio, si avvale del supporto del regista Maurizio Colombi, che ha ideato il musical ispirandosi alla fiaba Raperonzolo dei fratelli Grimm e attingendo al film Rapunzel di Walt Disney.
Un menestrello inizia a raccontare la storia ad alcuni bambini. La regina Gretel non riesce ad avere un erede, il re chiede aiuto a Gothel, che a causa della salute delicata è stata estromessa dal trono, e si è dedicata alla stregoneria e allo studio delle erbe officinali che le hanno fatto scoprire gli straordinari poteri del fiore del raperonzolo che assicura vitalità e bellezza. Per esaudire il desiderio della sorella prepara un filtro, in cambio della promessa che il nascituro le dovrà essere affidato. Rapunzel porta la gioia nel regno, ma Gothel la rapisce segregandola in una torre, in compagnia dei fiori parlanti Rosa e Spina (Alessandra Ruina e Martina Gabbrielli), dove solo lei può raggiungerla arrampicandosi lungo la bionda treccia della giovinetta, che rappresenta per lei un elisir di giovinezza.
Il giorno del diciottesimo compleanno, lungo la treccia si arrampica Phil, un ladro maldestro che tenta di fuggire. Rapunzel, desiderosa di libertà, fugge dalla torre insieme al giovane. La guardia reale Segugio (Mattia Inverni) col suo variopinto grammelot di italiano, latino e vari dialetti, si prodigherà per placare l’ira di Madre Gothel e convincerla a liberare la ragazza dalla sua tirannide, senza temere di invecchiare. D’obbligo il lieto fine che rende tutti felici.
La scenografia progettata da Alessandro Chiti è di forte impatto, costituita da 16 quadri che scorrono e si compongono creando luoghi fantastici. La torre-prigione è un luogo onirico con fiori umani che sbocciano nei vasi, lo specchio Spiegel che esprime i desideri più intimi di Rapunzel, la lunga treccia bionda che si illumina e sprigiona poteri magici.
Le musiche originali composte da Davide Magnabosco, Alex Procacci e Paolo Barillari rappresentano un mix dei loro stili: classico e sinfonico, melodico, pop-folk-rock.
Le canzoni, scritte da Maurizio Colombi, Giulio Nannini e Federico Del Vecchio, raccontano la lotta tra il bene e il male, l’armonia della semplicità della solare Rapunzel e la fatuità dell’apparire dell’infida Gothel: Rapunzel dance, Dove sarai, Una suite a 5 stelle, La mia vita è lei, Immagina tu puoi e tante altre. Potenti le voci di Alessandra Ferrari che dà una grande carica a Rapunzel e di Giulio Corso che interpreta Phil, autentico personaggio dei fumetti. Qualche incursione nell’attualità e accenni musicali agli anni Sessanta: Casetta in Canadà, Papaveri e papere, Mettete dei fiori nei vostri cannoni, Rose rosse.
Contribuiscono al sontuoso spettacolo le performance di 20 ballerini, acrobati, cantanti e attori nelle coreografie di Rita Pivano, i costumi di Francesca Grossi e gli effetti speciali di Erix Logan e Max Martinelli.
Il ricorso a filmati con particolari effetti grafici fa apparire gli attori come animazioni, mentre dalle animazioni scaturiscono i personaggi reali. L’effetto cinematografico e lo stile cartoon della recitazione sono accentuati dai rumori riprodotti dal vivo da Magnabosco, come lo schiocco dei pugni.
E, infine, Lorella Cuccarini in un ruolo lontano dallo stereotipo di ragazza amata da tutti. È la malvagia antagonista Gothel dai capelli corvini e dalla maliarda carica sensuale, la cattiva della favola, fisicamente e vocalmente in grado di sostenere il ritmo incalzante della messinscena.