Richard Wagner
Götterdämmerung: Siegfrieds Trauermarsch
Anton Bruckner
Sinfonia n. 7 in mi maggiore, WAB 107
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore | Michel Tabachnik
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Ci sono alcune somiglianze fra i maestri di scuola e i direttori d’orchestra.
Al di là del comune titolo di Maestro, per entrambi ci si alza in piedi (si fa ancora?), si segue ciò che disegnano, che sia con gessetto o con bacchetta, e infine, ma non ultimo, si impara quando li si guarda.
Didatta anche nella vita, il M° Tabachnik è salito in cattedra al Teatro Malibran, ha spiegato e dispensato musica.
La conduzione del programma proposto è apparsa nitida e chiara, prediligendo l’armonia alla melodia e in questo senso sono apparse quasi più evidenti le differenze rispetto alle somiglianze fra i due brani.
Il primo, la Marcia Funebre di Sigfrido, interludio fra la seconda e la terza scena del terzo atto del Götterdämmerung (1876), è un brano inusuale in una stagione sinfonica ma l’accostamento al lavoro di Bruckner è quanto mai azzeccato in linea teorica.
Il compositore austriaco stimava e apprezzava particolarmente Wagner e, l’ascolto del Parsifal nel 1882 e la successiva morte del compositore tedesco l’anno successivo, diedero una grande impronta ad una fra le sue più famose sinfonie.
La vicinanza, in questo caso, ha però quasi snaturato i due brani, producendo un wagner più bruckneriano della sinfonia stessa e una sinfonia dai movimenti più distesi e allentati del solito.
Settima sinfonia che, nonostante i molti parallelismi con Wagner, vive di una spiritualità completamente differente, risultato della profonda fede cattolica dell’autore, ben evidenziato dal crescendo finale del quarto movimento e dalla fine quasi precipitosa, più ottimistica che di smarrimento.
Degna di nota anche l’esecuzione del secondo movimento, ben scandito dai rintocchi mortali dei timpani e che, più idealmente di altro, si ricollegava alla marcia funebre di Sigfrido.
Questo movimento solenne, composto a ridosso della morte di Wagner, è la massima espressione dell’apprezzamento che Bruckner aveva per il compositore tedesco e il suo lavoro, tanto da omaggiarlo con l’utilizzo delle tube wagneriane.
Una esecuzione che si colloca perfettamente fra quelle già eseguite per il 120° anniversario dalla morte di Bruckner e che bene introduce il prossimo mese di appuntamenti, con maestri del calibro di Temirkanov e Tate.
Come in matematica, quindi, l’equazione finale è tornata, ciò che si richiede ad un maestro, pur se alcuni fattori non apparissero al posto giusto.
Ma la regola commutativa recita che cambiando l’ordine dei fattori, il risultato rimarrà invariato.
Un risultato di grande valore.