Una musicista straordinaria: talento, virtuosismo, tenacia, determinazione, in una parola, anzi due: Evelyn Glennie. Un’artista che il pubblico della Accademia Filarmonica Romana già conosce, grazie a un memorabile recital del 2011 al Teatro Olimpico di Roma, e che ritorna sullo stesso palcoscenico giovedì 5 maggio (ore 21) per un nuovo concerto, ancora una volta ospite della stagione dell’istituzione romana.
Percussionista e compositrice scozzese che nel 2015 ha festeggiato i suoi primi cinquant’anni e che nello stesso anno è stata insignita del prestigioso Polar Music Prize (il Nobel della musica per intenderci), minata nella sua possibilità di ascolto fin da bambina da un danno all’udito, dame Evelyn Glennie ha saputo superare questo handicap e diventare un’eccezionale musicista. Sul palcoscenico si presenta scalza, per sentire meglio le vibrazioni che provengono dal terreno: le percussioni, con lei, diventano un’orchestra e ogni suo concerto si trasforma in un percorso alla ricerca della nostra musicalità. Come sarà l’appuntamento del prossimo 5 maggio, che accoglierà anche la prima assoluta di Venus, composizione a lei dedicata di Francesco Antonioni, commissione della Filarmonica Romana, che si affianca alle percussioni dei nostri giorni di Piece for Dance del compositore irlandese James Kean, Orologeria Aureola scritta insieme a Philip Sheppard, Sandman’s Castle del canadese Vincent Ho, Fluctus e Ilijas del compositore e percussionista tedesco Nebosja Zivkovic, fino al suggestivo Having never written a note for percussion dell’americano James Tenney, partitura del 1971 per gong che consiste in un unico suono da eseguire in crescendo (da un pianissimo a un fortissimo) per poi decrescere, sino ai limiti del silenzio. La durata è indefinita. “Si tratta di un brano – dice la percussionista – tutto basato sull’isolamento di un elemento musicale, crescendo e diminuendo, esclusivo protagonista per un lungo periodo di tempo nel quale l’ascoltatore è stimolato a chiedersi cosa sia il suono e cosa la musica”. Una meditazione zen sulla stasi, la simmetria e la loro relazione con il cambiamento.
“Tutti noi – racconta Evelyn Glennie – abbiamo una musica interna che vibra nella nostra testa, ed ogni vita in sé è una composizione musicale unica e irripetibile. Cerco di insegnare ad ascoltare, mettendoci in ascolto di tutto quanto ci circonda. L’arte di ascoltare sta nel concentrarsi ed aprire il nostro corpo in modo che divenga esso stesso un “grande orecchio”, rilassandolo anziché sovraccaricarlo, come siamo ormai soliti fare”.Eccellenti qualità tecniche e straordinaria musicalità sono le caratteristiche che hanno segnato la carriera di Evelyn, cui sono stati dedicati oltre cento brani per percussioni dai più importanti compositori viventi e che vanta collaborazioni da Georg Solti e Seiji Ozawa a Björk, Elton John e Sting. In occasione del suo atteso ritorno a Roma, Francesco Antonioni ha composto per lei Venus, un pezzo che vedrà impegnata dame Glennie nella marimba, vibrafono, waterphone, tam-tam e crotali. “L’origine degli strumenti a percussione sembra venire dall’atto di percuotere – spiega lo stesso Antonioni –. Si pensa, non senza qualche ragione, a tamburi, batterie, legno, lastre di metallo percosse con bacchette, mazzuole, o qualsiasi altro oggetto potenzialmente contundente. Poi capita di vedere e ascoltare Evelyn Glennie suonare i suoi strumenti, e si capisce che l’idea di produrre suoni percuotendo oggetti è limitata solo all’apparenza più immediata, poiché attraverso la percussione è possibile porre in dolce movimento le membrane, le risonanze, far vibrare l’aria per produrre onde sonore capaci di irradiarsi a lungo, nella loro dimensione eterea e rarefatta, e pur sempre plastica e concreta. Ecco dunque scaturire l’immagine di Venere che emerge dagli abissi del mare, dialoga con le creature acquatiche, tocca e infonde vita ad ogni cosa con grazia, e mette in moto le risonanze dei corpi”.
Il concerto è preceduto alle ore 19.30 dalla presentazione a ingresso libero del prof. Raffaele Pozzi nell’ambito della rassegna di concerti e cultura musicale “MusicaInFormazione” dell’Università degli Studi Roma Tre.
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Biglietti: 20, 25, 30 euro + diritto di prevendita. Riduzioni per ragazzi e gruppi
INFO: Accademia Filarmonica Romana Tel 06 320 17 52 – www.filarmonicaromana.org
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TEATRO OLIMPICO
giovedì 5 maggio ore 21
EVELYN GLENNIE percussioni
Nebojša Jovan Živković (1962)
Fluctus op. 16 (1988) per marimba sola
Evelyn Glennie (1965) & Philip Sheppard (1952)
Orologeria aureola (2011) per Halo e supporto registrato
Vincent Ho (1975)
Sandman’s Castle (2014) per tam tam
Francesco Antonioni (1971)
Venus (2016) per marimba bassa, vibrafono, waterphone, tam tam, crotali ad libitum
prima esecuzione assoluta commissione dell’Accademia Filarmonica Romana
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Nebojša Jovan Živković
Ilijas (1996) per marimba sola
James Tenney (1934-2006)
Never Having Written a Note for Percussion (1971) per tam tam
James Keane
Piece for Dance (2002) per percussioni