Trionfa in senso “letterario”, l’allestimento di lunga descrizione “Frankenstein”, in prima mondiale con il Corpo di Ballo del Royal Ballet nell’inedita creazione di Liam Scarlett, sottolineata dalla struggente musica di Lowell Liebermann, diretta con mano sicura dal maestro Koen Kessels nell’esecuzione vibrante dell’Orchestra della Royal Opera House. Una produzione sobriamente fastosa, dal Covent Garden di Londra, in cui la geometria coreografica esibisce una classe d’insieme, la quale riporta agli antichi fasti porgendo un’elegante e minuziosa cornice agli smaglianti principals, il maestoso Federico Bonelli (Victor), la leggiadra Laura Morera (Elizabeth) e il portentoso Steven McRae (la creatura). Si percepiscono attimi di squisita danza accademica, come nei pax de deux e nei divertissement, donando colore e smalto al designer dell’opera scenica. Uno spettacolo moderno, di finissima qualità, sia nell’interpretazione che nella tecnica. Il balletto si ispira alla storia originale, tratta dal libro di Mary Shelley, con un’educazione culturale estetica, che distingue le immagini, sovrapponendo attimi di tonalità “chiare e scure” al fine di perlustrare le possibilità umane. Il Royal Ballet si lascia trasportare dall’ispirazione, con tratto distintivo, accomunando i performer e la loro danza alla tecnica propria di Scarlett: un linguaggio nitido che avvolge morbide linee a netti slanci per porre in risalto grazia e fisicità. Una ricerca nei meandri dell’anima, dotata di pathos e di espressività teatrale. Liam Scarlett rende onore al lavoro e al nome del Royal Ballet, lasciando troneggiare il concetto del “mai scontato” per ricercare, attraverso l’arte della danza, l’insieme delle acquisizioni intellettuali.